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Oggi viene pubblicato il contributo di Assoambiente
Rifiuti come problema o risorsa? Luci ed ombre delle norme europee per l’export proposte dalla Commissione
Con la pubblicazione da parte della Commissione europea, lo scorso 17 novembre 2021, della proposta di revisione del Regolamento n. 1013 sulle spedizioni dei rifiuti (WSR), hanno preso ufficialmente il via i lavori per la riscrittura di questa importante normativa. L’intento principale della Commissione è quello di contrastare il traffico illegale dei rifiuti, in particolar modo dei rifiuti pericolosi e di quelli destinati allo smaltimento, nonché di ridurre gli impatti dell’export dei nostri rifiuti verso i Paesi terzi. Seppur condivisibile in linea di principio, l’approccio della Commissione è tuttavia rivolto in maniera trasversale verso tutti i rifiuti, sia quelli destinati allo smaltimento che al recupero. La Commissione sembra dimenticare il fatto che, per avere una vera economia circolare e garantire il riciclo di quantitativi sempre maggiori di rifiuti (intesi come risorse e non solo come un problema da risolvere), è necessario ricorrere ad un mercato globale. Solo così infatti si ottiene la chiusura del ciclo per molte filiere industriali che superano i confini nazionali per mancanza di impianti finali o di domanda da parte dell’industria locale.
La nuova proposta di Regolamento cerca, in parte, di superare alcune delle criticità determinate dalla precedente normativa ma, al tempo stesso, ne determina delle altre. Per quanto riguarda gli aspetti positivi, rispetto alle spedizioni di rifiuti intra-europee si segnala l’introduzione di un sistema elettronico per la trasmissione delle informazioni sulla spedizione, che semplifica notevolmente l’operatività delle imprese, così come la possibilità, per la Commissione, di definire una metodologia comune per il calcolo delle garanzie finanziarie che invece oggi sono stabilite in modo autonomo dai vari Stati membri (con i conseguenti svantaggi per le imprese che operano in Paesi dove queste sono più complesse e pesanti). Sempre in questa direzione va l’allungamento del riconoscimento dello status di “pre-consented” a quegli impianti esteri di destino che, sottoponendosi a controlli preventivi, possono ricevere rifiuti in modo semplificato creando dei “corridoi” agevolati.
Differente invece il discorso rispetto alle misure adottate per l’esportazione dei rifiuti al di fuori del territorio dell’Unione europea, sia verso Paesi OCSE che non OCSE. La proposta, infatti, introduce una serie di condizioni che i Paesi e gli impianti di destino devono rispettare per dimostrare che i rifiuti vengono trattati con condizioni in larga parte equivalenti a quelle europee. Tra queste: comunicazione alla Commissione (per i Paesi non OCSE) del proprio piano di gestione dei rifiuti, elenco delle imprese autorizzate, esistenza di una legislazione ambientale nonché, per gli impianti, una certificazione condotta da un ente terzo indipendente. L’applicazione di queste misure, considerata la loro complessità, si traduce di fatto in una barriera all’esportazione. Tutto ciò prescinde dalla distinzione tra rifiuti misti non trattati (es. plastiche miste, RAEE non trattati), per i quali le norme proposte sarebbero condivisibili considerati gli impatti sull’ambiente e sulla salute, e rifiuti adeguatamente selezionati, trattati e destinati a recupero come materie prime, assimilabili in tutto e per tutto alle altre commodities. Una tale differenziazione permetterebbe la piena attuazione dei principi dell’economia circolare riconoscendo la dimensione globale di questo settore e considerando soprattutto che in molti casi il mercato europeo non riesce ad assorbire tutti i rifiuti recuperabili raccolti.
Tra gli aspetti di cui la Commissione dovrà tenere conto c’è poi la necessità di un chiarimento sui criteri armonizzati a livello europeo per la cessazione della qualifica di rifiuto e l’esigenza di minimizzare gli effetti negativi e la concorrenza sleale delle importazioni dall’estero di materie prime internalizzando nel loro prezzo i costi ambientali e sociali collegati alla produzione delle stesse. Infine, per rendere il Regolamento più aderente ai principi ed agli obiettivi del Piano Europeo sull’Economia Circolare, è fondamentale stimolare la domanda di prodotti riciclati attraverso la fissazione di un contenuto minimo di materiale riciclato vincolante per una ampia gamma di prodotti.
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