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Il contributo di oggi è stato fornito da Confindustria Cisambiente
In uno scenario così grave ed incerto sia per gli sviluppi che per la durata della guerra in atto, è chiaro che tutto ciò che può contribuire per l’Italia alla riduzione della dipendenza energetica in generale e di quella dalla Russia in particolare va preso in seria considerazione. L’Italia può mettere in campo, da subito, un grande patrimonio di altre risorse energetiche, ovvero i combustibili solidi secondari da rifiuti (CSS), costituiti anche da una quota crescente di CSS-C “End of Waste” di altissima qualità, che possono essere utilizzati in alternativa sia al gas che al carbone sia in cementifici che in centrali termoelettriche.
Giuseppe Dalena (Presidente AIREC) chiarisce la tematica: “La crisi che stiamo vivendo da circa due mesi ha acceso i fari sulla rilevante potenzialità derivante dall’utilizzo dei combustibili solidi secondari (CSS) in impianti produttivi energivori come i cementifici e in centrali termoelettriche. Il processo produttivo del CSS utilizza le frazioni plastiche non riciclabili e si colloca a valle del recupero di materia, intercettando rifiuti ad elevato potere calorifico altrimenti destinati ad essere smaltiti in discarica. Riciclo e recupero energetico, dunque, viaggiano parallelamente nel comune obiettivo di ridurre sempre più il ricorso allo smaltimento. Oggi in Italia i soli impianti associati ad AIREC, l’associazione che raggruppa i maggiori produttori privati di CSS e che è associata a Confindustria Cisambiente, hanno una capacità produttiva complessiva che supera le 750.000 t, per cui si può stimare che la capacità totale presente in Italia superi abbondantemente 1 milione di tonnellate. Un potenziale enorme e disponibile pronto per sostituire una pari quantità di carbone”.
Sulla stessa linea di pensiero Fabrizio D’Epiro (Vice Presidente Finanza e Fiscalità Confindustria Cisambiente): “Produrre CSS significa trattare opportunamente plastiche miste, tessuti, carta, gomma ed altre frazioni non ulteriormente riciclabili, sia di natura urbana che industriale, per avviarle a recupero energetico nei processi industriali, in primis per fornire energia nei forni che producono cemento o per produrre energia elettrica negli impianti di generazione. Le centrali a carbone, che in questo periodo sono in fase di riattivazione per fare fronte alla crisi energetica, potrebbero essere facilmente riconvertite all’utilizzo del CSS. I vantaggi della sostituzione del carbone con il CSS sono tangibili: è una fonte rinnovabile; ha un costo di 25 €/tonnellata contro i 400 € del carbone; è disponibile sul territorio nazionale (in Confindustria Cisambiente sono associati i maggiori produttori italiani); le emissioni in atmosfera degli impianti industriali che sostituiscono il carbone con il CSS hanno emissioni ridotte ad un quarto; si evita che il rifiuto non riciclabile finisca in discarica. Vantiamo in Italia una grossa tradizione di produzione di CSS, con impianti dislocati su tutto il territorio nazionale, una rete di aziende che ha investito in tecnologie complesse per arrivare a produrre un combustibile di alta qualità, certificato in base alle norme UNI di riferimento, peccato che questo materiale così prezioso (benché originato dai rifiuti) vada a beneficio soprattutto di impianti industriali esteri che ne hanno meglio compreso la potenzialità, con i produttori italiani che sono invece costretti a sopportare i costi di logistica necessari alla sua esportazione”.
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