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Nei #SustainableTalks di oggi parleremo di moda sostenibile con Niccolò Cipriani, fondatore di Rifò
Da dove nasce la necessità della vostra azienda di intraprendere un percorso di sostenibilità economica, ambientale e sociale?
Rifò nasce per creare un’alternativa al fast fashion, per valorizzare un distretto tessile (quello di Prato) che negli ultimi anni ha subito una crisi finanziaria notevole e, infine, per dare un messaggio di speranza che un mondo migliore, etico e sostenibile sia possibile.
L’adozione di questo percorso che effetti ha generato in termini di comunicazione interna ed esterna?
Sicuramente ha attirato tante attenzione, soprattutto all’inizio perché quando abbiamo iniziato nel novembre 2017 le tematiche riguardanti la sostenibilità e l’economia circolare in Italia erano ancora agli albori e noi eravamo tra i primi a parlarne e a crederci. Internamente invece abbiamo lavorato con gli artigiani e la nostra filiera per raccogliere le loro storie così da poterle raccontare all’esterno, far emergere le esperienze e le tradizioni che questo territorio ha soprattutto quando si parla di rigenerare i vecchi vestiti.
Come misurate oggi i vostri risultati in termini di sostenibilità? Disponete di un sistema di reportistica interno? Vi affidate a consulenti esterni?
Ogni anno pubblichiamo un report di sostenibilità interno dove mostriamo i nostri risultati in termini di tonnellate di materiale rigenerato, donazioni fatte al territorio e dati sulla filiera coinvolta nella nostra produzione. Ci piace essere trasparenti su questo e dare la possibilità alle persone di immergersi nella nostra produzione e nelle decisioni che prendiamo ogni giorno.
Con stretto riferimento al settore merceologico in cui opera l’azienda, la sostenibilità viene identificata come driver di crescita o competizione?
Penso che nel nostro settore non possa che essere di crescita perché la nicchia della moda sostenibile è un mercato a sé rispetto a quello della moda tradizionale, un mercato che sta nascendo adesso e dove noi brand di moda sostenibile siamo facilitatori di mercato e non competitors.
In che misura l’aderire e l’adottare un protocollo di sostenibilità in questo periodo potrà permettere alle imprese di proiettarsi meglio verso la ripresa post Covid-19?
Ritengo adottare un protocollo di sostenibilità sia una scelta consapevole soprattutto alla luce dei problemi mostrati durante il COVID-19, c’è bisogno di tornare a valorizzare le nostre risorse ambientale e la nostra società a scapito del profitto monetario che negli ultimi anni è stato il principale driver di business in questo settore.
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