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Il PNNR ha potenzialmente già cambiato il volto dell’Italia: il Paese sarà contributore netto per la prima volta nella storia. Con l’Accordo di Partenariato per la Programmazione 2021-2027 è atteso un nuovo saldo positivo grazie a fondi Europei.
43 miliardi sono già stati assegnati e divisi tra FESR, FSE Plus e Just Transition Fund
L’Italia è il quarto paese dell’Unione Europea per numero di fondi ricevuti, un dato che coincide nell’anno 2020 con il tasso più alto di utilizzo dei fondi stessi sul territorio nazionale. Il primato è sancito all’interno della “Relazione annuale sui rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione Europea e l’utilizzazione dei fondi europei”.
Nel 2020 l’Europa ha concesso ancora più fondi al nostro paese
Sul fronte degli accrediti sono arrivati 11,661 miliardi per un aumento di circa il 4,4% rispetto al precedente anno di esercizio, nel quale l’importo delle assegnazioni era stato di circa 10,175 miliardi di euro. Alcune “rubriche” contano ritocchi verso l’alto. Tra queste la sezione “Coesione economica, sociale e territoriale” ha registrato un aumento dell’8,2% rispetto al 2019; gli accrediti sono stati di 3,73 miliardi. L’incidenza sul totale è del 32% (era il 30,9% nel 2019). Questo incremento - secondo la Relazione annuale della Corte dei Conti - è stato determinato dai rimborsi previsti per le chiusure delle certificazioni del periodo di programmazione 2007-2013 e dalle cosiddette “anticipazioni” e pagamenti intermedi per il periodo di programmazione 2014-2020. La rubrica “Competitività per la crescita e l’occupazione” ha segnato un incremento del 13,9% tra il 2019 ed il 2020. Il totale della voce nel 2020 è di 1,89 miliardi.
Il 2021 è già in agenda come l’anno della svolta
Alla luce delle stime elaborate dalla Corte dei Conti, è già osservabile un fenomeno di inversione della posizione di “contributore” dell’Italia (sebbene i dati siano ancora incompleti). Il PNRR ha potenzialmente già cambiato il ruolo dell'Italia in Europa: grazie ad un saldo di 3,2 miliardi di euro a favore, il nostro paese diventerà contributore netto. La crescita reale non solo passerà dal pieno utilizzo delle misure del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, ma anche da tutti i quadri della Programmazione 2021-2027.
Prima dell’arrivo della pandemia da Covid-19, il quadro finanziario del prossimo settennato prevedeva lo stanziamento di 373 miliardi di euro, una somma equivalente all’1,114% del prodotto interno lordo della Comunità Europea. Nel post-pandemia, o meglio nell’attuale periodo di convivenza con il Covid-19, il quadro 2021-2027 conterà 750 miliardi di euro, distinto in sovvenzioni (390 miliardi) e prestiti (360 miliardi) destinati al Next generation Eu, mentre il programma “REACT-EU”, che rientra nella categoria delle sovvenzioni d’impatto per le politiche di coesione, prevede l’erogazione di un totale di 55 miliardi aggiuntivi a favore dei Fondi FESR (Fondo europeo sviluppo regionale), FSE (Fondo sociale europeo) e FEAD (Fondo di aiuto europeo agli indigenti). Il Quadro finanziario pluriennale è stato oggetto di approvazione del Parlamento Europeo il 16 dicembre 2020 e dal Consiglio dell’UE il 17 dicembre, per essere inserito nel regolamento UE dallo stesso Consiglio del 17 dicembre. Coesione sociale e territoriale, che resta in ogni caso la politica di investimento più rilevante in termini di risorse dell’Unione, comprende anche gli interventi per attivare la transizione verso un’economia verde e lo sviluppo digitale.
L’accordo di Partenariato per la Programmazione 2021-2027 garantirà altri 43 miliardi all’Italia
Seguendo sempre il criterio di assegnazione RNL/ pro capite (Reddito Nazionale Lordo/ PIL pro capite), insieme alla classificazione delle regioni nelle tre note categorie “più sviluppate”, “in transizione” e “meno sviluppate”, si attende la conclusione delle negoziazioni a livello centrale per stabilire i dettami delle cinque priorità indicate a livello UE (Un’Europa più intelligente, Un’Europa più verde, Un’Europa più connessa, Un’Europa più sociale, Un’Europa più vicina ai cittadini). E’ certa - invece - la somma a beneficio dell’Italia, 43 miliardi di euro circa così distribuiti: 41,15 miliardi per i Fondi FESR (Fondo europeo sviluppo regionale) e FSE Plus (Fondo sociale europeo Plus), 1,03 miliardi di euro relativi al Fondo per una transizione giusta (JTF, Just transition found), 0,52 miliardi di euro al FEAMPA (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi, la Pesca e l'Acquacoltura), 0,95 miliardi di euro per l’Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea.
L’Italia aspetta un nuovo saldo positivo perchè, rispetto al settennato 2014-2020, sono stati concessi più stanziamenti. 9,5 miliardi saranno assegnati in più andranno alle regioni più sviluppate (in prevalenza al Centro-Nord), 1,5 miliardi a quelle in transizione (Abruzzo, Umbria e Marche) e poco più di 30 miliardi alle regioni meno sviluppate (Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna). Grazie ad investimenti efficaci Umbria e Marche sono passate da regioni “più sviluppate” a regioni “in transizione". Il solo ottenimento di contributi europei non resta sufficiente ad attivare una crescita territoriale che sarà possibile con un’effettiva capacità di spesa nei capitoli necessari allo sviluppo. Il rapporto tra Italia e Comunità Europea ha dunque nuove basi per poter ripartire.
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