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Per le Interviste al Direttore di oggi abbiamo intervistato Karin Bolin di Humana People to People Italia.
Humana Vintage, catena di negozi solidali, rappresenta una rivoluzione nel settore del tessile. Quando nasce il progetto di Humana Vintage in Italia?
Il primo negozio Humana Vintage in Italia ha aperto a Milano nel 2006, in anticipo sulle nuove tendenze di acquisto degli italiani. Il brand è parte di Humana People to People Italia, organizzazione di cooperazione internazionale che finanzia progetti di sviluppo nel mondo e realizza attività per il sostegno delle comunità locali in Italia. All’epoca il vintage in Italia rappresentava una nicchia per pochi appassionati. Da lì è stato un cammino davvero straordinario, che ci ha portato ad avere, oggi, dieci negozi fisici e un trend di crescita costante. Solo nell’ultimo biennio abbiamo inaugurato quattro negozi a Bologna, Verona, Torino e Roma e lo shop online tramite app dedicata: un successo ancor più grande considerando che l’ultimo periodo è stato a dir poco complicato a causa della pandemia di Covid-19. Gli utili delle vendite dei negozi Humana Vintage, coperti i costi, vanno a sostegno dei progetti di Humana.
Il settore tessile è considerato tra i più impattanti sul pianeta. Basti pensare che per produrre una maglietta di cotone sono necessari oltre 2000 litri di acqua. Secondo Lei, quali possono essere valide misure volte a contrastare il fenomeno del consumismo e quali misure possono adottare gli imprenditori per cambiare il proprio processo produttivo in ottica sostenibile visto che molto spesso nel settore tessile “il trend del momento” impone delle logiche ben precise?
Il settore del tessile è certamente tra i più inquinanti, basti pensare che è responsabile del 10% delle emissioni di CO2 globali. Da un lato è sicuramente importante informare e sensibilizzare le persone affinché agiscano consapevolmente nelle proprie scelte di acquisto: il consumatore ha un enorme potere nell’influenzare la direzione del business. Comprare meno e puntare a prodotti di qualità, che durino nel tempo, è il primo passo. Dall’altro è cruciale che le aziende si muovano per adeguare il proprio modello, anche e proprio in risposta alla crescente domanda del consumatore che richiede prodotti con determinate caratteristiche e in linea con criteri di sostenibilità. È necessario incentivare gli investimenti in nuove tecnologie, nell’eco-design, ma anche definire delle normative legate alla responsabilità estesa del produttore (EPR) per questo settore: in questo il ruolo delle istituzioni è fondamentale per coinvolgere tutti gli attori del sistema.
I recenti fatti di cronaca nera sottolineano come le morti sul lavoro nel settore tessile siano ancora numerose e tra queste un alto numero è rappresentato dai minori. Cosa potrebbero fare i Governi per arginare sia il fenomeno delle morti da lavoro che lo sfruttamento minorile nel campo tessile?
Essendo a valle della filiera del tessile e occupandoci del post-consumo, riteniamo che siano appunto i Governi a dover trovare le azioni opportune da intraprendere per porre definitivamente fine a questi fenomeni gravissimi. A livello del singolo attore, la tracciabilità della filiera, che per Humana è un tassello fondamentale, è uno strumento di rendicontazione e garanzie per tutti gli stakeholders.
Humana finanzia e realizza progetti nel Sud del mondo e contribuisce alla tutela dell’ambiente, anche attraverso la raccolta, la vendita e la donazione di abiti usati. Vi sono delle procedure particolari per donare i propri abiti, la raccolta dove avviene?
Per quanto riguarda Humana People to People Italia, la raccolta avviene attraverso gli oltre 4.800 contenitori stradali della nostra organizzazione. È importante premettere che non tutti i contenitori sono uguali: per questo è fondamentale prestare attenzione che sul contenitore sia presente il nome dell’ente o dell’organizzazione proprietaria, i contatti e il sito web: tutti elementi che contribuiscono a identificare un operatore serio e affidabile. Sul nostro è presente anche uno schema della filiera di Humana, illustrata più nel dettaglio sul nostro sito web.
Donare gli abiti è un piccolo gesto, che non costa nulla, ma che se entra all’interno di una filiera virtuosa, contribuisce in maniera concreta a tutelare l’ambiente e rendere migliore la vita di molte persone. Anche per questo, quando si donano gli abiti, è importante far sì che non si rovinino, chiudendoli accuratamente in sacchetti puliti per preservarli al meglio.
Karin Bolin
Di origine svedese, Karin Bolin si appassiona ai temi della solidarietà e dei diritti umani già nei primi anni ‘70, soprattutto in seguito agli eventi che hanno scosso Vietnam e Cile. A 21 anni si iscrive alla Travelling Folk High School, che organizza viaggi di conoscenza diretta in Asia e in Africa. Impossibile restare indifferenti a tanta povertà e ingiustizia. Per questo, si attiva in prima persona e nel 1978 prende parte al Movimento Internazionale Humana People to People, che proprio in quegli anni si costituisce per realizzare interventi educativi, sanitari e agricoli in paesi in via di sviluppo. Nel 1998, avvia l’organizzazione umanitaria Humana People to People Italia ONLUS, di cui è tutt’ora Presidente. È membro attivo di diversi tavoli di lavoro che si occupano di moda sostenibile e del tessile.
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