L’angolo del comitato scientifico: Daniele Testi
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L’angolo del comitato scientifico: Daniele Testi

Per la nuova rubrica "L'angolo del Comitato Scientifico" dedicata a commenti e approfondimenti di natura istituzionale e aziendale, pubblica e privata, oggi viene pubblicato il contributo di Daniele Testi, Presidente SOS LOGistica

Parlare di sostenibilità in un momento storico come quello che viviamo può sembrare un esercizio di stile poco connesso con le criticità e rischi verso cui siamo esposti come consumatori, imprese e professionisti. E il futuro a breve non sembra diradare le nubi ma anzi, l’incertezza con i recenti avvenimenti in Ucraina e gli impatti sul costo del gasolio per autotrazione, sul bunker navale e sull’elettricità che alimenta i treni merce mette a rischio la stabilità di molte imprese e tutti i buoni propositi per uno sviluppo più sostenibile dei processi di supply chain. Non tutto è consequenziale e non si possono escludere atteggiamenti speculativi che trovano terreno fertile in questi frangenti. Il ruolo però di coloro che hanno una responsabilità istituzionale, associativa o semplicemente una visibilità mediatica dovrebbe essere quello di tenere la barra al centro verso la direzione che riteniamo più utile a lungo termine cercando di proteggere l’oggi senza compromettere ulteriormente il domani.

Per molto tempo affiancare la parola sostenibilità alla parola logistica o supply chain è stato un esercizio praticato da pochi soggetti e spesso isolato a convegnistica e interessanti articoli nelle riviste di settore. Un concetto che oggi invece è ampiamente sdoganato e guida la quasi totalità delle scelte programmatiche e finanziarie di tutti i paesi europei e occidentali e non solo. Un concetto che inizia a guidare anche molti consigli di amministrazione. Ciò che forse necessita di ulteriore sforzo di comunicazione e informazione è invece il concetto di rischio e prevenzione del rischio e che si possa considerare la sostenibilità al pari di un mezzo attraverso cui misurare, controllare e prevenire che i rischi abbiano un impatto negativo sul nostro operare. E’ evidente infatti che sia oggi più che mai necessario superare l’approccio legato al fatto che sviluppare organizzazioni e processi in modo più sostenibile possa essere registrato e quantificato solo nella parte del bilancio che attiene ai costi. E’ indubbiamente più complesso quantificarne il valore.

Rimanendo quindi sul tema dei costi perché non pensare alla sostenibilità come un fattore che diminuisce i rischi e quindi i costi ad essi relativo. Per fare questo servono ragionamenti sistemici e non lineari. Bisogna sforzarsi di guardare i propri processi da una prospettiva diversa per evitare di farsi cogliere impreparati sui cambiamenti che sempre di più riguarderanno il tema delle risorse che non si possono più considerare infinite. Bisogna capire come fare di più e meglio utilizzando di meno. Quando nel 2017, insieme a tutti i colleghi di SOS LOGistica parlavamo di autoproduzione energetica per gli operatori logistici sembrava un ampiamento del dominio troppo spinto. Eppure erano già evidenti le buone pratiche di quelle realtà che sviluppavano modelli di cogenerazione e trigenerazione per aumentare l’efficienza energetica o ancora che puntavo all’autosufficienza con rinnovabili e biocarburanti.

La burocrazia è stata spesso il peggiore nemico per coloro che iniziavano a sperimentare sistemi per abbattere i rischi uscendo dalla comfort zone e se andiamo a ben vedere ancora oggi molti dei limiti per lo sviluppo di un autosufficienza energetica nel nostro paese sono causati dall’immenso attrito della burocrazia e della visione microscopica e di interesse locale. Come uscirne? Non esiste una formula magica ma sicuramente molte imprese non hanno ancora sfruttato l’enorme potenziale di intelligenza e innovazione nascosto nelle numerose start up che nascono quotidianamente con modelli e obbiettivi sostenibili by default. Per ragionare in modo sistemico servono punti di vista diversi e dobbiamo avere il coraggio di cercarli nel vasto panorama di realtà imprenditoriali che messe davanti ad un problema o meglio ad un rischio potrebbero sicuramente individuare processi e tecnologie adatte a superarlo in modo sostenibile ed economicamente vantaggioso.

Ci stanno lavorando molti ecosistemi a partire da università, incubatori finanziari e nel piccolino anche associazioni come quella che ho il piacere di guidare. Non si tratta di sviluppare market place ma di iniziare a far condividere obiettivi e valori a due mondi che ancora stentano a riconoscersi e valorizzarsi. Sarebbe anche un modo per attirare verso il settore della logistica nuovi talenti e nuovi manager e contrastare la visione di un settore da fare sempre e solo alla minor tariffa possibile.  

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