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A Montespertoli, comune nel Chianti fiorentino, nascerà a breve il più grande biodigestore d'Italia.
Il biodigestore più grande d'Italia sarà a Montespertoli, comune di 13mila abitanti nel cuore del Chianti fiorentino, a un passo dai vigneti. Il Gestore Unico dei servizi di Igiene urbana dell’Ato Toscana Centro ha comunicato di aver avviato la costruzione dell'impianto, per un investimento di circa 30 milioni di euro.
I numeri dell'impianto
Non appena l'impianto sarà in funzione, accoglierà circa 160mila tonnellate l'anno di rifiuti organici: una parte della raccolta differenziata dei cittadini che, secondo le previsioni, si trasformerà in 25mila tonnellate di compost e 11 milioni di metri cubi di biometano, con un potenziale energetico di 100 milioni di kWh/anno. Un processo che, convertendo i rifiuti in risorse, viene celebrato come esempio di economia circolare. L’assessore all’ambiente della Regione Monia Monni ha, infatti, dichiarato: “In un’ottica di economia circolare l’impianto di Montespertoli rappresenta sicuramente una delle massime espressioni in Italia. Uno sviluppo che consentirà ad Ato Toscana centro di essere autosufficiente riguardo al recupero della frazione organica, anche in previsione delle trasformazioni dei servizi di raccolta nei comuni gestiti: una risposta ecologicamente sostenibile al problema della gestione dei rifiuti, senza trascurare il rispetto dell’ambiente ed i riflessi sull’economia del territorio attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro”.
La fine di un paradosso?
Secondo dati diffusi da Arpat, attualmente circa il 10% dell’organico raccolto in Toscana deve essere inviato fuori confine per il trattamento. Allo stesso modo, un recente studio a cura del European House of Ambrosetti rivela come la Toscana presenti un gap pari a 279.847 ton/anno per l’organico (Forsu + verde) nel rapporto fra raccolta differenziata e rifiuti gestiti. Sono, infatti, 550.489 le tonnellate raccolte, ma solo 270.642 quelle gestite, con la necessità di affidarsi all'export per la quota rimanente.
Un divario che ARPAT e gli altri enti gestori, d'accordo con l'amministrazione di zona, identificano come un paradosso che la scelta di realizzare nuovi biodigestori può contribuire a risolvere.
La sostenibilità dei biodigestori, fra Nimby e rassicurazioni
“La comunità di Montespertoli ha costruito nel tempo una consapevolezza forte sul tema dei rifiuti e dell’impiantistica e ha saputo sostenere il grande impegno di Alia nel progettare e realizzare questo nuovo biodigestore” ha affermato il sindaco Alessio Mugnaini. Una precisazione doverosa, che accende i riflettori sulle criticità che spesso la costruzione di grandi impianti per la gestione dei rifiuti- i biodigestori non fanno eccezione- porta con sé. Impattando inevitabilmente sul territorio, non è raro che l'individuazione di siti per impianti di questo tipo siano accompagnati da proteste, resistenze o vere e proprie azioni di contrasto. E' la cosiddetta sindrome Nimby (Not in my backyard) che, secondo una recente segnalazione di Francesco Ferrante (vicepresidente Kyoto club e Coordinamento FREE), ha interessato finora 175 casi legati ai biodigestori. Mentre Legambiente mette il biometano al centro della campagna sulla corretta informazione ambientale Unfakenews, rassicurando in merito alle virtù delle moderne tecnologie in tema di costruzione e gestione di tali impianti, il sindaco di Montespertoli ribadisce come, questo caso, il progetto abbia potuto contare sull'appoggio della cittadinanza. “Siamo orgogliosi che questo impianto nasca sul territorio e che, grazie all’impegno di Alia, porti anche benefici alla cittadinanza. La realizzazione di questo impianto è la testimonianza che interventi di questo tipo si possono fare senza snaturare un contesto rurale come quello di una delle capitali del vino toscano”.
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