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Per la nuova rubrica "L'angolo del Comitato Scientifico" dedicata a commenti e approfondimenti di natura istituzionale e aziendale, pubblica e privata, oggi viene pubblicato il contributo di Mariaester Cassinelli, Division Manager della Divisione di Ricerca "Sustainable Earth Modeling Economics" (SEME) del CMCC.
Affrontare il cambiamento climatico: un approccio di sistema, trasversale e giusto
Affrontare il cambiamento climatico è una delle sfide globali della nostra era, oggi sempre più al centro dell’attenzione sia a livello di dibattito internazionale, che della quotidianità dei singoli individui. A differenza di non troppi anni fa, oggi ognuno di noi sa più o meno dare una definizione di che cosa sia il cambiamento climatico: non è qualcosa che giunge nuovo alle nostre orecchie.
È dello scorso 8 febbraio poi l’approvazione, da parte della Camera dei Deputati, della proposta di legge che modifica in via definitiva due articoli della Costituzione Italiana, gli articoli 9 e 41, introducendo nella nostra Carta la tutela dell’ambiente. Non è esplicitato il contrasto ai cambiamenti climatici, ma tutelare l’ambiente vuol dire indirettamente contrastarli, visto che con la tutela dell’ambiente sono intimamente correlati.
Il nuovo comma dell’articolo 9, in particolare, recita: La Repubblica “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.” L’articolo 41 invece recita ora che l’iniziativa economica è libera, ma “non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Con queste modifiche, quindi, l’ambiente viene oggi considerato come un valore primario costituzionalmente protetto, e la tutela è rivolta ai posteri, ossia alle generazioni future. Inoltre, i limiti “salute” e “ambiente” all’iniziativa economica privata sono addirittura anteposti agli altri, sottolineando in tal modo la tutela dell’ambiente come valore primario.
Questa è già una grande conquista, ma non è sufficiente. Affrontare il problema del cambiamento climatico e raggiungere con successo l’obiettivo del mantenimento della temperatura entro +1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, discusso durante la recente Cop-26, tenutasi a Glasgow (Scozia) in autunno, non può essere fatto se non con azioni concrete e con un approccio di sistema, trasversale a tutte le altre tematiche, ambientali e non. E’ infatti necessario ed urgente un radicale e profondo cambiamento del sistema sociale, economico e politico che fermi ed inverta gli effetti del cambiamento climatico, in modo giusto ed equo.
Affrontare con successo il problema del cambiamento climatico non può infatti non tenere in considerazione prima di tutto la trasformazione del sistema energetico, una transizione giusta da un sistema basato su grandi impianti alimentati da fonti energetiche fossili, quali petrolio, gas e carbone, a un sistema sostenibile, decentrato, basato sull’efficienza energetica e su fonti energetiche rinnovabili.
Il cambiamento climatico è poi strettamente legato a una gestione sostenibile delle risorse naturali, che preveda quindi il ripensamento del sistema produttivo e dei consumi in modo circolare, riducendo il più possibile la produzione di rifiuti e gli sprechi, ma assicurando al tempo stesso il preservamento degli ecosistemi, cibo e risorse sufficienti per la popolazione mondiale, attuale e futura.
Va poi ridotto il consumo di suolo, proteggendo ed ampliando le aree verdi e naturali, e ripensando di conseguenza il sistema urbano, che deve necessariamente rinunciare all’espansione insediativa, concentrandosi invece sulla riqualificazione e sulla rigenerazione.
Una giusta transizione ecologica, che fronteggi e combatta il cambiamento climatico, per essere tale, deve quindi considerare, in modo trasversale, tutti gli aspetti ambientali, economici ed anche sociali. Un sistema sostenibile inoltre non può che essere un sistema giusto, che si fondi sull’adesione e sulla partecipazione della maggioranza della popolazione sia alla definizione, che alla gestione.
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