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Plastic Tax: identikit dell'imposta sui manufatti in plastica monouso. La sua entrata in vigore, prevista per gennaio 2022 al fine di limitare l'impatto dei materiali plastici sugli ecosistemi, slitta al 2023, provocando scontento fra le organizzazioni ambientaliste.
Chi attendeva con trepidazione l'entrata in vigore della Plastic Tax nazionale, prevista per gennaio 2022- è rimasto deluso. In seguito alla recente approvazione del “Documento programmatico di bilancio” da parte del Consiglio dei Ministri, per la tassa sui manufatti in plastica con singolo impiego- noti come Macsi- si dovrà attendere il 2023.
Riferita al Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 196, nasce in risposta alla Direttiva (UE) 2019/904 (“Direttiva SUP“), che prescrive agli Stati membri dell’Unione di promuovere la transizione verso un modello di economia circolare e di adottare un diversificato ventaglio di misure al fine di ridurre l’incidenza sull’ambiente e sulla salute umana di determinati prodotti in plastica. In particolare, si occupa dei prodotti in plastica monouso, i quali, essendo destinati ad avere un’unica applicazione di brevissima durata, si traducono in un costante flusso di rifiuti, caratterizzati da un alto tasso di rischio di dispersione e di abbandono nell’ambiente.
Plastic tax, obblighi e divieti
L’imposta plastic tax risponde alla direttiva del 5 giugno 2019 n. 2019/904/UE, che:
- sancisce il divieto di utilizzo di alcuni prodotti di plastica, tra cui posate (forchette, coltelli, cucchiai, bacchette), piatti, cannucce, bastoncini cotonati, agitatori per bevande;
- obbliga gli Stati membri ad adottare misure per ridurre il consumo di alcuni prodotti in plastica monouso per i quali non esiste alternativa (tazze per bevande, inclusi i relativi tappi e coperchi e contenitori per alimenti destinati al consumo immediato) e a monitorare il consumo di tali prodotti monouso, riferendo alla Commissione europea i progressi compiuti.
Prodotti tassati
L’imposta sulla plastica riguarda i manufatti con funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari, ad esclusione dei manufatti compostabili, dei dispositivi medici e dei Macsi adibiti alla protezione dei medicinali. L'ammontare dell'imposta è fissata nella cifra di 0,45 euro per chilogrammo di materia plastica contenuta negli oggetti tassati.
Sono inclusi:
- i dispositivi, realizzati con l'impiego- anche parziale- di materie plastiche, che consentono la chiusura, la commercializzazione o la presentazione dei Macsi;
- i prodotti semilavorati impiegati nella produzione di Macsi, realizzati con l'utilizzo- anche parziale- di materie plastiche;
- le preforme (manufatti ottenuti dallo stampaggio di PET, atti a diventare bottiglia o contenitore per bevande tramite apposito processo di soffiatura).
Sono esclusi:
- i Macsi compostabili;
- i dispositivi medici;
- i Macsi adibiti a contenere e proteggere preparati medicinali.
Chi è soggetto all'imposta
E' soggetto all'imposta:
- il fabbricante, per i Macsi realizzati nel territorio nazionale;
- l’acquirente nell'esercizio dell'attività economica, per i Macsi provenienti da altri Paesi dell'Unione europea;
- il cedente, qualora i Macsi siano acquistati da un consumatore privato;
- l’importatore, per i Macsi provenienti da Paesi terzi;
- il committente, vale a dire il soggetto, residente o non residente nel territorio nazionale, che intenda vendere Macsi ottenuti per suo conto in un impianto di produzione ad altri soggetti nazionali.
Rinvio della Plastic Tax, perplessità dal mondo dell'ambientalismo
Il rinvio dell'entrata in vigore della Plastic Tax causa forte preoccupazione fra le organizzazioni che, da decenni, si battono per risolvere l'enorme problema dell'impatto della plastica sugli ecosistemi, e in particolare sul mare e sugli oceani.
Secondo il report “L'Italia del riciclo 2020”, nel 2018 l’Italia ha prodotto 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti d’imballaggio di plastica, il 44,6% delle quali sono state destinate al riciclo, rappresentando il secondo Paese consumatore di plastica a livello europeo. Quella degli imballaggi è la prima fonte d’impiego delle materie plastiche: un primato pericoloso, dal momento che per la produzione di un kg di plastica vengono emessi quasi 2 kg di CO2 in atmosfera e che ogni anno finiscono in mare circa 570 mila tonnellate di plastica.
“Veder posticipare ancora una volta la Plastic Tax al 2023 e la Legge Salvamare in discussione alla Camera in terza lettura ci sconforta: sono due provvedimenti che sarebbero andati nella direzione giusta per cercare di frenare l’inquinamento da plastica” ha dichiarato Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo Onlus. “Non ci basta sapere che l’equivalente di un camion di rifiuti finisce in mare ogni minuto? Non ci basta assistere alla morte di milioni di animali e all’impoverimento degli ecosistemi e riscontrare che la plastica è nel cibo degli alimenti che mangiamo, nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo, nel sale che usiamo? Non ci basta aver trovato microplastiche perfino nei tessuti della placenta delle donne? […] Non abbiamo più tempo. Cosa stiamo ancora aspettando?”.
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