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Abilitare la finanza in ottica sostenibile è uno dei passaggi più importanti per raggiungere gli obiettivi del Green Deal e ottenere un’Europa climaticamente neutra entro il 2050.
Un’economia a servizio delle persone significa transizione in grado di creare occupazione e senza lasciare indietro nessuno. Per questo la Commissione Europea ha posto attenzione, già dallo scorso aprile, sull’importanza di un solido quadro normativo in materia finanziaria in senso inclusivo e sostenibile.
Le misure sono già state adottate, restando democraticamente suscettibili di modifiche, orientate su tre direttrici: il regolamento della Tassonomia dell’UE, il regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari e il regolamento indici di riferimento. La Tassonomia dell’Ue è basata su criteri scientifici e le imprese sono le destinatarie. Introduce criteri di prestazione utili a riconoscere esclusivamente le attività in grado di garantire un contributo sostanziale alla transizione ecologica attraverso la propria economia. Le imprese hanno possibilità di comunicare la loro “attività verde” ottenendo maggiore credibilità e lavorando contestualmente per lo sviluppo e l’acquisizione del marchio “Ecolabel UE”, cioè l’unica etichetta ecologica europea che certifica elevati standard di prestazioni a ridotto impatto ambientale durante il ciclo di vita dell’attività o il prodotto.
La Tassonomia delle attività eco-compatibili è stata adottata dalla Comunità Europea con il Regolamento 2020/852, ed è entrata in vigore il 12 luglio 2020. Ad oggi il suo ambito di applicazione include circa il 40 per cento delle imprese quotate in borsa (fonte Bloomberg), provenienti da settori responsabili dell’80 per cento delle emissioni dirette di gas serra in Europa. La proposta di criteri di vaglio tecnico basati su prove scientifiche, di facile applicazione e senza oneri amministrativi, insieme alla necessità di utilizzare le indicazioni fornite dalle informative creata dalla Commissione Europea, rappresenta una linea guida affidabile per le decisioni degli investitori sulle singole realtà, ma ha contemporaneamente sollevato alcuni dubbi sulle conseguenze a cui andrebbero incontro le attività non considerate “verdi”. Per dirimere i dubbi la Commissione europea ha spiegato: “Il semplice fatto che un’impresa non svolga attività in linea con la tassonomia non significa che si possano trarre conclusioni circa la sua prestazione ambientale o la sua capacità di accedere ai finanziamenti”.
Al netto dei ragionevoli dubbi, adeguarsi ai criteri della Tassonomia può essere un punto di partenza e non solo una conferma del percorso positivo intrapreso dalle aziende in piena pianificazione della transizione sostenibile. Analizzando inoltre alcuni obblighi sulla comunicazione societaria, è facile notare come le necessità di informativa permettono di far circolare tra analisti, compagnie di assicurazione, società di gestione del risparmio, agenzia di rating del credito, organizzazioni non governative, informazioni in grado di evidenziare i segnali di maggiore responsabilizzazione verso l’impatto sociale e ambientale. Inoltre, se da un lato gli obblighi di informativa aumentano i costi di rendicontazione, dall’altro contribuiscono alla costruzione di consenso, di una “tradizione di sostenibilità”, già nel medio termine. Rispondere con coerenza alle informazioni sulla sostenibilità aziendale è un’esigenza delle imprese quotate, ma anche le PMI possono aderire su base volontaria, ed inoltre farlo con l’assistenza promessa dalla Commissione.
In conformità con il regolamento, l’Europa valuta di sviluppare ulteriormente la tassonomia puntando sui criteri già dinamici, lasciando libertà negli ambiti su cui investire. Ad inizio del 2022, puntando su un nuovo atto delegato chiamato terzo atto delegato, la Commissione Europea ha inviato agli Stati membri bozza del provvedimento che vorrebbe l’inserimento di gas naturali ed energia nucleare nella tassonomia e dunque il riconoscimento di “tecnologie verdi”. Una scelta al momento divisiva, che ha trovato rigide opposizioni (in Spagna) e ampi consensi (in Francia), ma che dovrà ottenere un ampio riscontro per avere effettivamente applicazione europea. La Commissione dovrà chiarire a che condizioni queste risorse diverrebbero utili per raggiungere e rispettare gli obiettivi del Green Deal tramite la tassonomia, determinando certamente nuove riflessioni per imprese e investitori. Sul mercato è aumentata la richiesta di prodotti sostenibili, così come sta subendo un grande slancio l’ambizione di intraprendere percorsi di sviluppo in tal senso. E’ una convergenza mondiale che può portare la finanza sostenibile al centro dei processi in atto per il raggiungimento degli obiettivi climatici e ambientali dell’Europa 2050.
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