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Solo cinque obiettivi netti zero fissati dalle nazioni del G20 sono sostenuti da piani solidi.
Nella legge europea sul clima, l'Unione Europea si impegna a raggiungere il traguardo della neutralità carbonica, le cosiddette "emissioni zero", entro il 2050. Le emissioni zero (o neutralità carbonica) consistono nel raggiungimento di un equilibrio tra le emissioni e l'assorbimento di carbonio. Quando si rimuove anidride carbonica dall'atmosfera si parla di sequestro o immobilizzazione del carbonio. Per raggiungere tale obiettivo, l'emissione dei gas ad effetto serra dovrà essere controbilanciata dall'assorbimento delle emissioni di carbonio. La neutralità climatica è stata al centro della CoP26 e della Pre-Cop: a fissare gli obiettivi di neutralità sono stati grandi inquinatori come Russia e Arabia Saudita, ma anche paesi di medio calibro come gli Emirati Arabi Uniti e ovviamente l’Europa, tra i maggiori emettitori di gas serra subito dopo l’India. Proprio l’India ha annunciato a Glasgow che diventerà net-zero nel 2070, mentre la Cina ha anche pubblicato un piano dettagliato da qui al 2030 pochi giorni prima del vertice sul clima. Attualmente sono 136 su 198 i paesi che hanno fissato una data entro la quale arriveranno a emissioni nette zero.
I Paesi aderenti rappresentano al tempo stesso più dell’80% del pil globale e il 77% dei gas serra emessi in tutto il mondo. Cifre che un anno fa si aggiravano al 68% e al 61%. Numeri che si allontanano dagli obiettivi fissati in direzione neutralità climatica e che mostrano una certa audacia da parte dei Paesi aderenti. Cautela che il gruppo di ricerca Oxford Net Zero richiama a gran voce: dall’analisi dei dati raccolti, contando solo gli impegni forti e gli annunci di piani chiari verso la neutralità climatica, emerge che i paesi virtuosi sono appena il 10% del pil mondiale e il 5% delle emissioni. Solo cinque obiettivi netti zero fissati dalle nazioni del G20 sono sostenuti da piani solidi. Oxford Net Zero fornisce infatti una panoramica dei dati, suddivisa per Paese, secondo tre aree di rischio: rosso, arancio e verde, in base al livello di emissioni. Secondo i ricercatori, a partire dalla COP26 di Glasgow “sono necessari dei passi per chiarire e rafforzare gli obiettivi netti zero, compresi quelli che corrispondono ad azioni immediate”. Per parlare di obiettivi è necessario considerare azioni chiave per procedere nella direzione giusta, che supportata da dati concreti può rappresentare una svolta significativa per i Paesi che puntano alla neutralità climatica, obiettivo previsto anche dall'Accordo di Parigi firmato da 195 paesi.
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4 Novembre 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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