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Nei #SustainableTalks di oggi parleremo di pelle di qualità e Made in Italy con Giancarlo Dani, Presidente e amministratore delegato della Dani S.p.A.#SustainableTalks è una rubrica che nasce dalla consapevolezza dell’editore e della redazione di come sia necessario metabolizzare i cambiamenti che l’emergenza sanitaria ha comportato in termini di comunicazione, identificando nella sostenibilità un driver positivo di ripartenza e crescita personale e professionale. La rubrica continuerà anche nel 2021, sotto forma di interviste realizzate ad esperti di settore e referenti aziendali, con l'obiettivo di scoprire e comprendere quali siano le esigenze attuali in tema di sostenibilità, come vengano soddisfatte, e come vengano rendicontate. Certi che un’esperienza condivisa possa favorire una ripartenza efficace ed efficiente. La rubrica realizzata su base settimanale, pubblicata nella giornata del giovedì, si basa sulla realizzazione di interviste condotte dalla redazione in modo autonomo o a fronte di specifiche richieste. Per informazioni scrivete a redazione@nonsoloambiente.it
Maria Grazia Persico
Da dove nasce la necessità della vostra azienda di intraprendere un percorso di sostenibilità economica, ambientale e sociale?
La sostenibilità è parte del DNA del Gruppo Dani e ha sostenuto fin da subito il nostro modello di business, come modo (agli inizi, nuovo) di fare impresa. La responsabilità, in tutte le sue sfaccettature, è per noi alla base della scelta tra i diversi modelli economici possibili. Sostenibilità per noi è un modo di fare azienda, comportarsi e produrre, non un semplice obiettivo da raggiungere a fine anno, consapevoli che chiunque realizzi un prodotto oggi altera in qualche modo il contesto che ci circonda. Sono ormai oltre 20 anni che ci siamo attivati in primis per conoscere, mappare e analizzare e poi per diminuire l'impatto della nostra attività sull'ambiente, da veri pionieri non solo in Italia. Nel 2011 siamo stati la prima conceria al mondo ad avere certificato il nostro sistema di calcolo dell'impatto per l'intero ciclo di vita della nostra pelle, includendo le fasi che non competono direttamente a noi ed è del 2014 il primo bilancio sostenibile. Da qui in poi, il nostro percorso verso la sostenibilità si è sempre più arricchito, includendo anche aspetti sociali ed economici e facendo leva, sempre, sul nostro team interno di Ricerca & Sviluppo che studia sempre nuove innovazioni. Amo dire che la sostenibilità è l'intero viaggio e non un punto di arrivo: ed è per noi profondamente vero.
L’adozione di questo percorso che effetti ha generato in termini di comunicazione interna ed esterna?
Assolutamente sì: e ancora prima che parole come ESG e green e sostenibilità diventassero, anche, una necessità di marketing o comunicazione. Negli ultimi anni la nostra comunicazione ha cambiato i temi innovando sempre il modo di parlarne. Inoltre la sfida di oggi è educare il consumatore a scelte responsabili e a proteggersi da comunicazioni poco chiare e fuorvianti, oggi sempre più diffuse. Faccio l’esempio del “greenwashing” che combattiamo per la trasparenza e la chiarezza sapendo che è necessario trasferire in modo semplice concetti a volte complessi, ma soprattutto essere coerenti e realmente impegnati in questa grande sfida che ci attende. Qualche mese fa, per esempio, abbiamo pubblicato il nostro "Manifesto della Sostenibilità", uno strumento chiaro nato per raccogliere i principi che stanno alla base delle scelte sostenibili che facciamo ogni giorno. Il manifesto dovrebbe aiutarci a semplificare e condividere con un pubblico sempre più ampio i principi fondanti del nostro percorso. Ovviamente ognuno di questi principi deve trovare riscontro oggettivo nelle analisi e nelle misurazioni che eseguiamo.
Come misurate oggi i vostri risultati in termini di sostenibilità? Disponete di un sistema di reportistica interno? Vi affidate a consulenti esterni?
Adottiamo diverse misure per condividere i risultati di questo percorso. Prima di tutto ci mettiamo alla prova attraverso le certificazioni, che sono uno strumento per misurarci e metterci alla prova di fronte ad enti terzi, titolati ad ufficializzare e riconoscere la validità di ciò che stiamo facendo basandosi su criteri globali e il più possibile oggettivi. Inoltre dal 2015 redigiamo il nostro bilancio di sostenibilità in maniera volontaria, perché lo riteniamo uno strumento insostituibile per rendicontare in modo trasparente e strutturato le nostre iniziative, i nostri risultati, i nostri successi ma anche le nostre aree di miglioramento. Lo scopo principale è appunto quello di fornire ai nostri stakeholder uno strumento completo che descrive in maniera quantitativa le nostre performance in termini di sostenibilità, fornendo al tempo stesso sia i dati per un confronto pluriennale sia gli ambiziosi obiettivi futuri che ci poniamo. Tutto questo è il frutto dello sforzo dei nostri collaboratori interni. L'aver scelto da molti anni la sostenibilità come elemento centrale ed imprescindibile del nostro vivere in azienda, ci ha permesso di sviluppare competenze e professionalità che ci vengono riconosciute sia dagli altri player che dai nostri clienti. Il bisogno di condividere con il mondo i risultati del nostro lavoro non serve solo a promuovere questa filosofia e gli obiettivi raggiunti, ma a creare la consapevolezza della situazione attuale grazie alla quale possiamo identificare i prossimi passi per il futuro e raggiungere risultati migliori anno dopo anno.
Con stretto riferimento al settore merceologico in cui opera l’azienda, la sostenibilità viene identificata come driver di crescita o competizione?
Nel nostro settore tutti si stanno muovendo per migliorare il loro approccio, anche in Italia. Essendo la sostenibilità un percorso ci sono aziende più avanzate altre meno ma tutte stanno cercando di tenere il passo. Ma qui abbiamo la madre di ogni nostra battaglia: la pelle è un materiale di scarto, che noi recuperiamo e nobilitiamo, della filiera alimentare. Vogliamo e dobbiamo incidere su questa percezione imperante, che vede una demonizzazione degli oggetti in pelle a favore di plastiche e materiali sintetici. Noi recuperiamo uno scarto di produzione e lo trasformiamo in qualcosa di eterno, che rende grande il Made in Italy nel mondo nella moda, nel design, nell’automotive e nell’aviation. Oggi la sostenibilità è senza dubbio un indicatore che guida scelte e investimenti. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che anche se le dinamiche stanno cambiando, anzi sono già cambiate, l’obiettivo finale è sempre lo stesso: produrre pelle italiana naturale e di alta qualità che possa dare prestigio e valore alle idee dei designer di tutto il mondo.
In che misura l’aderire e l’adottare un protocollo di sostenibilità in questo periodo potrà permettere alle imprese di proiettarsi meglio verso la ripresa post Covid-19?
Esprimere il proprio potenziale nell’ambito della sostenibilità implica conoscere il mondo e la tecnologia, aggiornarsi e fare ricerca. Oggi non esiste un modo migliore per approcciare il business. La comunicazione con i clienti è radicalmente cambiata: ci siamo subito dotati delle nuove tecnologie digitali per realizzare trendshow e presentazioni di prodotti in tutto il mondo dalla nostra sede di Arzignano. Abbiamo quindi prestato attenzione alle nuove richieste del mercato, come la sanificazione, introducendo finiture idonee a supportare la pulizia intensa e la presenza di eventuali agenti igienizzanti. E voglio sottolineare che un rivestimento in pelle è molto più sanificabile e resistente di una stoffa sintetica o plastica, per esempio. Il Covid ha anche accelerato la richiesta dei migliori prodotti: il ritorno a vivere la casa e a circondarsi di cose belle, così come il “meno ma meglio”. Oggi, il top di gamma e i prodotti più rappresentativi di ciò che facciamo, che esprimono la massima qualità, sono quelli più richiesti.
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