Nei #SustainableTalks di oggi parleremo di sviluppo tecnologico, responsabilità sociale e consumo energetico con Ellen Broccolo, Direttrice di esercizio di Cortina Express.
#SustainableTalks è una rubrica che nasce dalla consapevolezza dell’editore e della redazione di come sia necessario metabolizzare i cambiamenti che l’emergenza sanitaria ha comportato in termini di comunicazione, identificando nella sostenibilità un driver positivo di ripartenza e crescita personale e professionale. La rubrica continuerà anche nel 2021, sotto forma di interviste realizzate ad esperti di settore e referenti aziendali, con l'obiettivo di scoprire e comprendere quali siano le esigenze attuali in tema di sostenibilità, come vengano soddisfatte, e come vengano rendicontate. Certi che un’esperienza condivisa possa favorire una ripartenza efficace ed efficiente. La rubrica realizzata su base settimanale, pubblicata nella giornata del giovedì, si basa sulla realizzazione di interviste condotte dalla redazione in modo autonomo o a fronte di specifiche richieste. Per informazioni scrivete a redazione@nonsoloambiente.it
Maria Grazia Persico
Da dove nasce la necessità della vostra azienda di intraprendere un percorso di sostenibilità economica, ambientale e sociale?
Innanzitutto diciamo che non c’è alternativa se abbiamo a cuore il futuro del mondo. Poi più cinicamente possiamo anche aggiungere che puntare su una Corporate Social Responsability conviene anche alle aziende, e non è solo una questione di reputazione, ma è una vera e propria opportunità di risparmio di energie, orientamento allo sviluppo tecnologico, compensazioni climatiche che si trasformano anche in risposte umane alle nostre esigenze di impresa, costituita da uomini e donne, padri, madri, figli.
Noi di Cortina Express scelto quello che gli inglesi chiamano “Humanized growth”, ovvero crescita umanizzata perché così vuole il pianeta e così conveniva anche a noi che su questo fronte abbiamo fidelizzato la nostra clientela e creato un rapporto empatico con i nostri dipendenti sorretto da iniziative come Cortina Express for Kids, l’orto digitale di Biorfarm, il piano di Welfare Aziendale. Poi ci sono le certificazioni che sono l’architrave su cui si poggia anche tutta la nostra mission di responsabilità sociale e ambientale e su cui stiamo lavorando, ovvero la ISO14001, l’ISO14067, l’ISO39001, la SA8000, il bilancio di sostenibilità. Cifre e codici che in realtà dicono una cosa molto semplice: noi produciamo un servizio indispensabile e sancito nei diritti dell’uomo, ma per farlo consumiamo energie e produciamo emissioni in atmosfera. Lavoriamo all’equilibrio delle cose prediligendo la persona.
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L’adozione di questo percorso che effetti ha generato in termini di comunicazione interna ed esterna?
Amiamo lavorare creando sinergie con il territorio che ci circonda e con i nostri dipendenti. Siamo anelli della stessa catena e d’altronde è la stessa pandemia ad averci insegnato che quando un virus o una criticità corre non conosce frontiere. Per questo la comunicazione, che per noi non è un mero esercizio “parolaio” ma vero scambio di esperienze e condivisione di percorsi, si sviluppa partendo dall’interno, da quello che possiamo fare noi, e si sviluppa poi in osmosi con le altre realtà istituzionali, sociali, imprenditoriali, o come sta accadendo ora con la IMOCO Volley, sportive. La comunicazione è l’occasione per offrire un servizio, costruire un’opportunità che mancava, generare buone prassi, stimolare una filiera che nel lungo periodo risulta premiante anche sul fronte del fatturato.
Come misurate oggi i vostri risultati in termini di sostenibilità? Disponete di un sistema di reportistica interno? Vi affidate a consulenti esterni?
Ad oggi non abbiamo strumenti di misurazione ma con l’ottenimento delle certificazione di cui abbiamo già parlato e la stesura del bilancio di sostenibilità dovremo necessariamente adoperarci in tal senso. Ad esempio l’implementazione della ISO14067 impone il calcolo e il monitoraggio delle emissioni e del consumo energetico da compensare o ridurre drasticamente. Ci stiamo predisponendo a questo cambiamento sostenendo il Piano di Sostenibilità Aziendale con tutti gli strumenti adeguati al controllo e al monitoraggio continuo. In tal senso stiamo lavorando anche alla collaborazione con una startup nata dall’idea di coniugare il mondo accademico e il mondo imprenditoriale grazie alla presenza di professionisti del settore e delle migliori Università del Nord Italia.
Con stretto riferimento al settore merceologico in cui opera l’azienda, la sostenibilità viene identificata come driver di crescita o competizione?
Secondo me tutti e due. E’ crescita perché “ordina” di impegnarsi in progetti sostenibili previsti dall’Agenda 2030 dell’ONU. Ma è anche sana competizione perché più ci si ingegna su questo fronte e più si diventa attrattivi per gli stakeholder. La sostenibilità non è un freno al business. Anzi, l’opposto. In molti per fortuna hanno capito che un approccio sistemico che metta insieme Responsabilità sociale ed ambientale e produttività, di fatto è un fattore che indirizza e moltiplica per tutti le ricadute positive. Vi faccio un esempio. Il nostro core business sono i trasporti, ma la nostra spinta evolutiva passa anche dal servizio di mobility management, destinato ad aiutare le imprese che necessitano di questa consulenza e che a sua volta produrrà più effetti: la nascita di un modello di mobilità sostenibilità, efficientamento e risparmio dei costi aziendali, risparmio per i lavoratori. E’ sostenibilità anche questa!
In che misura l’aderire e l’adottare un protocollo di sostenibilità in questo periodo potrà permettere alle imprese di proiettarsi meglio verso la ripresa post Covid-19?
La pandemia ci ha costretto nella sofferenza ad accelerare sul fronte di un modello di società rispettosa delle persone. La sostenibilità è entrata nelle nostre case con l’urgenza e la drammaticità di un equilibrio rotto da noi e che noi dovevamo riparare per evitare altri morti. Il covid ci ha messo di fronte alla nostra vulnerabilità e alla vulnerabilità dell’ambiente ma anche dei modelli sociali non integrati. Penso alla difficoltà di accesso alle cure di un orientale o un africano rispetto a quelle di un occidentale.
Ecco perché i modelli di giustizia sociale vanno assunti dalle aziende come necessari. Il rischio è quello di una implosione dei mercati. Se le aziende cercano un faro devono cercarlo nel mare delle opportunità che questa nuova condizione ci offre. E’ un patto di fiducia, di collaborazione tra mercato e utenti (persone). Anche un patto educativo direi, ecco perché investiamo tanto nei giovani o in modelli di sostenibilità anche nel produzione del cibo. Infine un patto etico. Perché solo con queste premesse le aziende potranno modellare la propria strategia, affrontare il cambiamento e nello stesso momento preservare competitività, lavoro e fatturato, e solo così gli italiani che scelgono Cortina Express saranno consumatori responsabili che lavorano insieme a noi a un progetto di vita futura. Investiamo oggi, direzione 2030. La strada è lunga ma noi di strade ce ne intendiamo.
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Cariche & Poltrone #60
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