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Le ultime aste del Gse- Gestore dei servizi energetici- per l'assegnazione di incentivi per l'energia verde sono state all'insegna dell'assenteismo. Un flop che fa riflettere sulle ragioni che, in Italia, tengono le rinnovabili al palo.
Tutti d'accordo sull'importanza delle rinnovabili per adeguarsi agli obiettivi che la crisi climatica impone. Eppure, gli ultimi bandi del Gse -il Gestore dei servizi energetici- studiati per incentivare le centrali elettriche green- sono stati dei veri e propri flop. Al termine del V bando di procedura di Registri e Aste per l'assegnazione degli incentivi all'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, scaduto lo scorso marzo 2021 e giunto dopo bandi oltremodo deludenti in termini di partecipazione, è stato destinato soltanto il 12% dell'offerta. Ma quali sono le ragioni che tengono le rinnovabili al palo? Quali sono gli impedimenti e come è possibile superarli?
Perché le aste sono (quasi) deserte
In molti si sono interrogati sulla situazione, identificando una serie di ostacoli alla svolta rinnovabile in Italia: difficoltà a ottenere le autorizzazioni per costruire gli impianti. La burocrazia italiana prevede ingenti costi e tempistiche prolungate per il rilascio delle autorizzazioni necessarie alla costruzioni delle centrali. Opposizione dei comitati dei cittadini e parti sociali, che non desiderano impianti sul proprio territorio, sulla quale incide anche la mancanza di incentivi economici per i comuni che ospitano parchi eolici o fotovoltaici. La mancata pubblicazione- attesa per il futuro prossimo, del DM FER2, che regolamenti la situazione.
La strategia del ministro Cingolani
Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica, è intervenuto sul tema tracciando un programma di intervento a partire dal decreto-legge 31 maggio 2021 n. 77 (Governance del Piano nazionale di rilancio e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure). Il decreto comprende procedure di “semplificazione in materia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e semplificazione delle procedure di repowering” allo scopo di contribuire a sbloccare i farraginosi protocolli che finora hanno remato contro le rinnovabili. Inutile dire che, in questo specifico settore, le tempistiche sono fondamentali per adempiere agli obiettivi europei e dimostrare di prendere sul serio la crisi climatica in atto. “Dobbiamo installare 70 gigawatt di rinnovabili in 9 anni, entro il 2030” ha dichiarato Cingolani. “Finora ne installavamo 0,9 all’anno. Dobbiamo arrivare a 8”.
Le rinnovabili in Italia
Secondo dati Gse, in Italia le fonti rinnovabili coprono oggi il 37% dei consumi elettrici. A fine 2020, circa 950 mila impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (fotovoltaici, eolici, idraulici, geotermici, da bioenergie) risultavano in esercizio, per una potenza complessiva di oltre 56 GW. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione imposti, nel corso del 2020 il Gse ha distribuito oltre 15 miliardi per la sostenibilità: 11,9 per le fonti rinnovabili, 1,1 miliardi per l’efficienza energetica e per le rinnovabili nel settore termico, 1 miliardo dedicato ai biocarburanti. Far decollare il sistema degli incentivi alle rinnovabili risulta essere una conditio sine qua non raggiungere entro il 2030 il target di riduzione del 55% di emissioni rispetto al 1990 potrebbe essere impossibile.
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