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La cooperazione nelle tecnologie per la transizione energetica è al centro del Memorandum siglato da Eni e Mubadala Petroleum, una sussidiaria della Mubadala Investment Company di Abu Dhabi.
L’idrogeno e le azioni di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica sono protagoniste dell’accordo volto a cogliere le “potenziali opportunità congiunte” nelle aree di interesse, quali il Medio Oriente, il Nordafrica, il Sud-est asiatico e l’Europa, da parte di entrambe le aziende. Eni stessa, tramite Claudio Descalzi, Amministratore Delegato, ha parlato di Mubadala Petroleum come di un “partner strategico”.
Quello della carbon neutrality è un obiettivo che Eni, come molte altre compagnie petrolifere, si è impegnata a raggiungere entro il 2050, anche per rispondere alle nuove sensibilità di governi e investitori. In quest’ottica, Eni ha aumentato il proprio impegno sul fronte delle energie pulite, con particolare attenzione verso l’idrogeno, e sulla riduzione della CO2, anche grazie ad accordi siglati con soggetti operanti in molte parti del mondo.
Aumento della capacità rinnovabile in Italia, Francia e Spagna
In Italia una delle azioni più concrete e recenti di Eni, in fatto di transizione energetica, è l’acquisto di ben tredici parchi eolici a terra da Glennmont Partners e da PGGM Infrastructure Fund. Eni, che nel 2020 possedeva meno di 1 GW, arriverà a 350 MW di capacità eolica nel nostro Paese, ma l’obiettivo è quello di raggiungere i 4 gigawatt entro il 2024 e i 60 GW nel 2050. Anche l’acquisizione di Dhamma Energy Group, avvenuta a luglio, è stata determinante per aumentare la capacità solare in altri paesi d’Europa, come Francia e Spagna, mentre l’accordo con la società di investimento Azora Capital ha riguardato l’acquisto di nove progetti inerenti parchi eolici dalla capacità complessiva di 230 MW e parchi solari da circa 1 GW.
La cattura del Carbonio e l’accordo nel Regno Unito
La Progressive Energy è un’azienda britannica specializzata in tecnologie low carbon con la quale Eni ha recentemente siglato un accordo per la realizzazione di un polo industriale a basse emissioni del Regno Unito. L’intesa assegna a Progressive Energy il compito di sviluppare e gestire le tecnologie per la cattura della CO2 e per l’idrogeno, mentre ad Eni quello di trasportare e stoccare la CO2 nei giacimenti di idrocarburi esauriti, nella Baia di Liverpool.
Gli accordi sull’idrogeno “verde” e “blu” in Algeria ed Egitto
Anche in Africa Eni lavora alla transizione energetica. In Algeria, infatti, a luglio, Eni ha concluso un accordo con la compagnia petrolifera statale algerina Sonatrach, per ottenere idrogeno verde (cioè ricavato da un processo di elettrolisi dell’acqua che utilizza elettricità da fonti rinnovabili). Subito dopo la nascita di questa partnership, Eni ha firmato un accordo con le società egiziane EEHC ed EGAS, per la realizzazione di studi di fattibilità per la produzione di idrogeno in Egitto. In questo caso, oltre all’idrogeno verde, si mira ad ottenere anche quello definito “Blu”, ovvero ricavato dal gas grazie alla cattura e allo stoccaggio delle emissioni di CO2.
Energie rinnovabili, idrogeno e biomasse: gli accordi in Kazakistan
Diversi accordi nel mese di luglio sono stati siglati da Eni in Kazakistan, dove opera dal 1992. La società kazaka del gas KazMunaiGas si è impegnata con Eni per lo sviluppo di importanti progetti su energia rinnovabile, idrogeno e biomasse.
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Cariche & Poltrone #58
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