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Intervista a Nicola Semeraro di Rilegno.
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Rilegno, il Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi in legno, nonostante la pandemia nel 2020 è riuscito a recuperare e a riciclare 1.841.065 tonnellate di legno. Sono state rigenerate e reimmesse al consumo 827.772 tonnellate di imballaggi. Dati molto positivi considerati gli effetti generati da una crisi, economica politica e sociale senza precedenti e che ha messo in discussione interi modelli e cicli produttivi. Quali fattori hanno contribuito a fare in modo che Rilegno registrasse una performance così virtuosa?
Nell’anno caratterizzato dall’emergenza sanitaria da COVID-19, le misure finalizzate a limitare il contagio hanno avuto significative ripercussioni sulla produzione e sull’utilizzo di imballaggi, nonché sull’intensità delle raccolte territoriali di rifiuti di imballaggio e dei successivi processi di riciclo e recupero. Ciononostante il sistema Rilegno ha dimostrato solidità e resilienza garantendo costantemente sia la raccolta attraverso le 421 piattaforme sparse sul territorio nazionale, sia la capacità di assorbimento da parte delle industrie del riciclo consorziate. Tutto ciò è stato possibile grazie a una filiera sistemica efficace e virtuosa che tiene insieme i produttori di cassette per l’ortofrutta della Sicilia con i mobilieri della Brianza. Un sistema quello del recupero e del riciclo del legno in Italia che rappresenta un concreto esempio di economia circolare che in poco più di 20 anni ha creato una “nuova” economia che ha prodotto risultati importanti sia in termini ambientali, sia per la capacità di creare sviluppo e occupazione e che si pone all’avanguardia in Europa. Due ricerche del Politecnico di Milano condotte nel 2019/2020 hanno stimato che questo sistema genera un impatto economico di 2 miliardi di euro, oltre 10.000 posti di lavoro diretti e soprattutto un "risparmio" nel consumo di CO2 pari a quasi 2 milioni di tonnellate.
Gli obiettivi dell’Unione europea in termini di riciclo del legno sono molto sfidanti: il target da raggiungere entro il 2030 in termini di imballaggi è il 30%. L’Italia però sembrerebbe nel 2020 aver abbondantemente superato la percentuale stabilita dall’Unione europea, registrando un 64,68% di imballaggi riciclati. Questo significa che le politiche programmatiche dettate in questo settore sono sufficienti e dunque efficaci o che c’è grande attenzione da parte della comunità?
Guardando all’obiettivo del 30% al 2030 fissato dall’Unione Europea per il riciclo degli imballaggi di legno chi non ci conosce potrebbe pensare che l’Italia sia all’1 o al 2%, in ritardo come spesso accade. E invece siamo al 64%, più del doppio di quanto sarà obbligatorio fra 10 anni! Questo dimostra che il sistema di raccolta e riciclo italiano è dunque nei fatti un’eccellenza a livello europeo e mondiale. Mentre in altri Paesi, come quelli del Nord Europa, il legno a fine vita viene prevalentemente bruciato per produrre energia, in Italia la pratica del riciclo del legno viene da lontano e risale ancor prima del Decreto Ronchi che nel 1997 ha introdotto i consorzi per il riciclo degli imballaggi. Rilegno, nato proprio in seguito a quel decreto e in attuazione delle direttive europee sui rifiuti e gli imballaggi, ha dimostrato fin da quando il tema non era considerato così centrale che è possibile realizzare un sistema di economia circolare efficace e virtuoso per tutta la filiera. Va ricordato infatti che il 97% del legno riciclato diventa nuova materia prima sotto forma di pannelli truciolati, vera linfa vitale per tutto il settore del legno-arredo. Certamente poi negli ultimi anni è cresciuta anche la sensibilità della comunità verso i temi del riciclo, come dimostrano i dati del CONAI che vedono l’Italia tra i primi Paesi per quanto riguarda la raccolta differenziata.
L’Italia gode di un primato anche in termini “forestali”: nel 2020 alcuni report e studi hanno dimostrato che la superficie verde sta decisamente aumentando in tutta la penisola. Un dato sicuramente positivo ma che dovrebbe destare l’attenzione da parte delle Istituzioni, considerato l’alto numero di incendi dolosi che investe il territorio soprattutto durante l’estate. Cosa si potrebbe fare per arginare fenomeni simili e difendere questo patrimonio di inestimabile valore?
Innanzi tutto devo dire che quella degli incendi dolosi è una questione dolorosa e deprecabile che però elude del tutto dall’ambito di attività del nostro Consorzio. Più in generale, se è vero che negli ultimi anni il patrimonio boschivo italiano sta crescendo, non altrettanto possiamo dire per quanto riguarda la sua manutenzione e valorizzazione. Sarebbe invece importante prevedere una strategia di manutenzione e cura utile a proteggere il territorio, per esempio nel ridurre il rischio idrogeologico, e di valorizzazione economica della risorsa bosco. Basti pensare che ogni anno l’Italia importa dall’estero legno vergine per quasi 9 miliardi di Euro.
Nicola Semeraro
Presidente di Rilegno da settembre 2015. 60 anni, pugliese di Martina Franca, ma milanese d’adozione, Semeraro è Amministratore unico della LPS Legno Pallets Servizi Srl di Milano, un’azienda specializzata nel recupero, riutilizzo e riciclo di pallet. Da tanti anni opera nel mondo del legno, dove si è occupato di temi legati alla produzione, al recupero e al riciclo. Da sempre attento ai temi della sostenibilità è altresì impegnato nelle associazioni di categoria: attualmente è Consigliere di amministrazione di CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) e Presidente del Cril (Centro ricerche imballaggi legno e logistica).
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