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Nei #SustainableTalks di oggi parleremo di moda "consapevole" con Maria José Germano di MATI.
#SustainableTalks è una rubrica che nasce dalla consapevolezza dell’editore e della redazione di come sia necessario metabolizzare i cambiamenti che l’emergenza sanitaria ha comportato in termini di comunicazione, identificando nella sostenibilità un driver positivo di ripartenza e crescita personale e professionale. La rubrica continuerà anche nel 2021, sotto forma di interviste realizzate ad esperti di settore e referenti aziendali, con l'obiettivo di scoprire e comprendere quali siano le esigenze attuali in tema di sostenibilità, come vengano soddisfatte, e come vengano rendicontate. Certi che un’esperienza condivisa possa favorire una ripartenza efficace ed efficiente. La rubrica realizzata su base settimanale, pubblicata nella giornata del giovedì, si basa sulla realizzazione di interviste condotte dalla redazione in modo autonomo o a fronte di specifiche richieste. Per informazioni scrivete a redazione@nonsoloambiente.it
Maria Grazia Persico
Da dove nasce la necessità della vostra azienda di intraprendere un percorso di sostenibilità economica, ambientale e sociale?
MATI nasce dalla mia volontà di dare forma ad un progetto quanto più rispettoso possibile verso l’ambiente, gli animali e le persone dopo aver maturato consapevolezza sull’impatto ecologico e sociale spesso distruttivo della moda. Per me l’industria della moda oggi non può esistere senza un approccio consapevole e sempre più organico.
L’adozione di questo percorso che effetti ha generato in termini di comunicazione interna ed esterna?
MATI nasce all’insegna della ricerca di soluzioni sempre meno impattanti sia per quanto riguarda materiali e componenti delle borse che per i metodi di lavorazione. Questo implica un lavoro di sperimentazione continuo da parte di ogni persona coinvolta nel progetto, quindi la comunicazione ed il dibattito sono fondamentali per raggiungere dei risultati. Per quanto riguarda la comunicazione esterna ritengo che ci sia ancora molta strada da fare con buyer, negozianti e stampa, ma soprattutto con i clienti finali. Non mi riferisco solo al mio prodotto ovviamente: veniamo da decenni di cattiva informazione e di moda usa e getta, per cui va riconquistata non solo la cura nel produrre e acquistare capi e accessori, ma anche il volerne conoscere la storia, i materiali che li compongono, in che modo vengono prodotti.
Come misurate oggi i vostri risultati in termini di sostenibilità? Disponete di un sistema di reportistica interno? Vi affidate a consulenti esterni?
La mia è un’impresa piccolissima e al momento non può essere certificata. Per MATI il principio cardine è lavorare ogni giorno per raggiungere il minor impatto possibile in ogni fase, dalla scelta delle aziende con cui collaborare ai materiali per il packaging, comprendendo tutte le scelte che restano spesso invisibili. Le sezioni materiali e partner del mio sito sono aggiornate ad ogni collezione permettendo a chiunque il libero accesso alle informazioni, questo perché la trasparenza ha un ruolo fondamentale nella mia attività ed ogni creazione è un lavoro di squadra. Un parallelismo calzante può essere fatto con le mie borse: composte da tanti materiali alcuni dei quali usati solo internamente, nascosti ma fondamentali. Anche la compagnia che ho scelto per le spedizioni attua un protocollo di sostenibilità e mi permette di compensare le emissioni prodotte per i trasporti.
Con stretto riferimento al settore merceologico in cui opera l’azienda, la sostenibilità viene identificata come driver di crescita o competizione?
Per ora la parola “sostenibilità” sta diventando un claim in voga, sicuramente vincente a livello comunicativo, ma credo ci sia ancora del lavoro da fare perché la moda “consapevole” sia percepita non solo come un’alternativa virtuosa ma con pari dignità in termini di prodotto ed estetica.
In che misura l’aderire e l’adottare un protocollo di sostenibilità in questo periodo potrà permettere alle imprese di proiettarsi meglio verso la ripresa post Covid-19?
Il pianeta ci sta dando molti segnali di allarme sull’entità dell’impatto umano su dinamiche naturali e sociali, riscaldamento globale e conseguenti migrazioni, calamità naturali sempre più frequenti, siccità, inquinamento dei mari. Senza addentrarmi in discorsi strettamente scientifici o pessimistici credo che ogni impresa, dalla più piccola alla più mastodontica, debba fare la sua parte per salvare ciò che è ancora salvabile.
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