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Intervista a Carmen Ciciriello, CEO di Celeris Group.
Nonsoloambiente.it si pone da sempre come obiettivo quello di fornire un’informazione chiara e contestualizzata su primari argomenti di attualità che abbiano ricadute dirette o indirette sull'ambiente. La rubrica, realizzata su base settimanale e pubblicata nella giornata del martedì, si basa sulla realizzazione di interviste condotte dal direttore in modo autonomo o a fronte di valutazione di temi o iniziative particolari, corredati di dati. Per informazioni scrivete a: direzione@nonsoloambiente.it
WHOW (Water Health Open knoWledge) è un progetto europeo nato nel settembre 2020 al fine di contribuire a raggiungere l’obiettivo n. 6 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite “Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”. In cosa consiste effettivamente?
WHOW è un progetto che si propone di contribuire ad una maggiore trasparenza e accessibilità dei dato relativi al consumo e inquinamento delle acque a livello Europeo, collegandoli a parametri relativi alla diffusione di malattie. Lo farà individuando, armonizzando e condividendo un set di dati disponibili ad oggi e aprendo dati non ancora aperti in base ai principi FAIR (Findable, Accessible, Interoperable, Reusable) in modo da poter contare su un corpo di informazioni italiane ed europee, sia ambientali che sanitarie, in base alle quali creare il primo grafo della conoscenza aperto (Open Knowledge Graph) europeo sul consumo e inquinamento dell’acqua e diffusione delle malattie, step fondamentale per definire dei piani d’azione efficaci, concreti e personalizzati. Un grande problema attuale è la misurazione degli indicatori dell’obiettivo n. 6 dell’Agenda 2030, poiché i dati sottostanti derivano da diverse fonti e spesso non sono omogenei tra loro e quindi non confrontabili. Questa è una delle sfide del progetto WHOW, identificare i dati più rilevanti, sulla base di casi d’uso definiti, e definire un ‘linguaggio comune’, ovvero una semantica formale, per poterli confrontare.
Informazione e digitalizzazione sono strumenti essenziali per far sì che progetti come WHOW diventino concrete realtà e diano un reale contributo per migliorare l’ambiente. Crede che i cittadini europei siano tutti ugualmente informati o ci sono Paesi in cui vige una forte asimmetria informativa tra Governo e cittadini?
Il progetto WHOW è uno strumento di miglioramento dell’accesso all’informazione ambientale e sanitaria, anche per l’attuazione delle politiche europee che favoriscono il rafforzamento del sostegno del pubblico alle decisioni in materia ambientale. Il grafo della conoscenza - fruibile da tutti indistintamente – è l’oggetto finale del progetto, ossia il risultato della condivisione di dati opportunamente identificati che hanno una semantica formale fornita da ontologie organizzate in un network. In pratica, il progetto punta a fornire una base di dati in un formato comune, standardizzato e aperto che può essere utilizzata per analisi avanzate volte a soddisfare i reali bisogni di conoscenza, in funzione dell’auspicato dialogo diretto tra i cittadini - in grado di esprimere le proprie preoccupazioni e sollecitazioni - e le autorità pubbliche - che possono tenerle in debito conto.
Nei paesi europei più sensibili alle tematiche ambientali, sia pure in forme diverse, il superamento di possibili asimmetrie informative tra Governo e cittadini è già una realtà. Ad esempio nei Paesi Bassi e in Belgio, dove sono molto attive - per lunga tradizione - Associazioni di Utenti Idrici che devono essere previamente consultate dalle amministrazioni pubbliche, che veicolano azioni collettive; in Francia, dove per legge è istituita una Commissione nazionale per il dibattito pubblico ambientale, funzionante sulla base di tre principi: trasparenza (ogni informazione deve essere fornita ai cittadini), equivalenza (tutti i punti di vista vengono trattati in modo chiaro) e argomentazione (i motivi di una esigenza vanno esposti in modo sufficientemente completo).
Il 12 gennaio 2021 è entrata in vigore la Direttiva (UE) 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2020 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano. Peculiarità di tale Direttiva è che è stata adottata a seguito di un “movimento popolare”, il Right2Water con cui sono state raccolte più di un milione di firme. La nuova Direttiva, tra l’altro, prevede un aggiornamento degli standard qualitativi dell’acqua stabilendo per esempio dei limiti restrittivi per quanto riguarda l’utilizzo di sostanze pericolose per l’ambiente quali il piombo. Qual è il suo parere in merito a questa “compartecipazione democratica” così attiva da parte dei cittadini europei?
Non si può che accogliere favorevolmente la partecipazione attiva dei cittadini: tutte le istituzioni europee esistono per tutelare loro, per garantirne degli standard adeguati di protezione, sicurezza, qualità della vita… è giusto e auspicabile che essi esprimano i loro timori e desideri, perché solo così la politica europea potrà avvicinarsi ad essere ciò per cui è stata creata: garantire il benessere dei cittadini e proteggerne il diritto a una vita sana e dignitosa. Oggi informarsi adeguatamente e partecipare in modo attivo e democratico alla politica nazionale ed europea è finalmente possibile. Una buona parte dei cittadini non sono più disposti a subire misure o situazioni inutilmente dannose per loro. Sono più informati e consapevoli dei loro diritti e, giustamente, indicano la via che preferiscono si percorra.
Carmen Ciciriello
Carmen Ciciriello, CEO di Celeris Group, è esperta in innovazione e sviluppo di servizi digitali. Negli ultimi 20 anni ha svolto un ruolo determinante nel percorso di adozione degli standard europei. Ha gestito progetti di successo nel settore dei pagamenti on-line, della fatturazione elettronica, degli appalti pubblici digitali e dei Lined Open Data. E’ stata la direttrice di PEPPOL (Pan European Public Procurement Online), il progetto europeo il cui obiettivo è standardizzare le procedure di appalto transfrontaliere supportate elettronicamente così da rendere possibile e sicuro l’invio di fatture elettroniche a imprese ed enti in tutta Europa. Sempre in tema di interoperabilità, ha gestito l’implementazione dei messaggi PEPPOL (ordini e fatture elettroniche) per il National Health Service britannico. Ha collaborato con l’Agenzia governativa per l'Italia digitale AgID ed è autrice della proposta di eProcurement Analytics per il Comitato di gestione del programma europeo ISA2 sull'interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni europee. Dal 2008 è membro in Commissione Europea di pool di esperti in tema di appalti pubblici, sistemi di pagamento e fatturazione elettronica. E’ attualmente advisor di Istituzioni e Governi UE in materia di policy e iniziative digitali. Da molti anni consulente della Commissione Europea, per la stessa si occupa oggi di eForms, di standardizzazione e di fatturazione elettronica. Sta coordinando un progetto Linked Open Data sui dati ambientali e sanitari della UE.
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