L’agroalimentare punta alle cooperative: produttori uniti per la grande distribuzione
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L’agroalimentare punta alle cooperative: produttori uniti per la grande distribuzione

Dal settore del vino all’ortofrutta, da quello caseario al biologico, produttori agricoli puntano alla rete di sicurezze legata al vincolo cooperativo.

Le cooperative tornano sulla scena in campo agroalimentare. Che si tratti del settore biologico o enologico, lattiero caseario o agricolo, i produttori si affidano sempre di più alla rete cooperativa per i loro prodotti. La certezza dei guadagni, inferiori ma sicuri, rappresenta un ottima ragione per il piazzamento sul mercato in forma cooperativa, soprattutto nel periodo post-Covid che vive ancora delle restrizioni dell’ultimo anno.

Maggior numero di adesioni si registra nel settore del l’ortofrutta, comparto già segnato in passato dalle avversità atmosferiche e del flagello della cimice asiatica. È il caso di Orogel, azienda che conta 1.600 soci e riceve continuamente richieste di ingresso da produttori soprattutto di Emilia Romagna, Veneto, Basilicata e Puglia. Orogel ha inoltre deciso di riconoscere ai soci una maggiorazione dell’1,5% per venire incontro alle difficoltà del periodo. Grazie poi al fondo ad hoc messo a punto da Orogel, le garanzie a tutela dei soci colmano le mancanze di prodotto a causa delle calamità naturali.

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Sempre nel settore ortofrutticolo il Gruppo Conserviero bolognese Conserve Italia, il sta espandendo la propria base sociale nel Salento dove c’è interesse dei produttori alla coltivazione del pomodoro da industria. Stessa situazione nella produzione biologica: la coop marchigiana Montebello ha raggiunto quota 290 produttori partendo qualche anno fa da 50. La coop conferisce i cereali a Girolomoni, leader nell'export di prodotti bio e alimentari biologici Made in Italy.

Anche l’industria lattiera si fa spazio nel mondo delle cooperative: è il caso di Granarolo, che in un solo hanno ha visto 50 nuovi soci del Friuli Venezia Giulia aderire alla coop Granlatte. Non può mancare il comparto vitivinicolo, nel quale la cooperazione copre il 58% della produzione italiana e conta almeno quattro tra le prime aziende italiane per fatturato ovvero Giv-Cantine Riunite, Caviro, Cavit e Mezzocorona. Grazie alla cooperazione il 2020 si è chiuso con un fatturato in crescita dell’1% ed export aumentato del 3% contro il -2,4% del vino italiano.

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