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La ricerca di Asvis e Cortile dei Gentili fotografa l’impatto del Covid sulla società e indica le opportunità per impostare lo sviluppo dei prossimi anni in una prospettiva di sostenibilità
Il termine sostenibilità ha mille sfaccettature e non si limita solo alla situazione prettamente ambientale ed ecologica: sostenibilità è anche sociale e sistemica e riguarda le vite di tutti, il loro ambiente e il loro contesto storico. Particolare attenzione viene data alla sostenibilità in chiave attuale anche a seguito della pandemia Covid19, che da più di un anno ha cambiato i nostri stili di vita, stravolgendo intere comunità.
L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ASviS e i membri della Consulta Scientifica del Cortile dei Gentili hanno dedicato un evento online al tema intitolato “Pandemia e resilienza” con lo scopo di riflettere e soffermarsi sulla crisi causata dalla pandemia e sulle importanti implicazioni che ha avuto sulla società e sul vivere quotidiano.
Il Covid-19 ha mostrato le i punti deboli dell’attuale modello di sviluppo e ne ha accentuato le disuguaglianze. Se negli anni precedenti l’Italia e l’Europa sembravano avviate verso un sentiero di sviluppo sostenibile, la pandemia ha inflitto una battuta di arresto a questo processo, mettendo a nudo le debolezze sociali, economiche e ambientali delle nostre società. Si rende necessario prestare attenzione a ridefinire le politiche per la ripresa e agire per un cambiamento che debelli una ricaduta nelle vecchie abitudini che hanno portato alla crisi in corso. L’Agenda 2030 delle Nazioni unite, concordata da 193 Paesi, può essere usata come mappa per stabilire gli obiettivi di medio-lungo termine a cui aspirare.
Il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini, durante il suo intervento cita Papa Francesco: “Non possiamo separare l’economico dall’umano soprattutto in una fase storica nella quale la pandemia ha messo in crisi tutto il sistema economico e sociale. La società italiana ha il dovere di contrastare questa crisi così grave e di dare una prospettiva di sviluppo sostenibile e di futuro ai nostri giovani e alle persone del nostro Paese”. Appare essenziale mettere in atto uno sforzo comune a favore del dialogo tra politica ed economia affrontando “la centralità trasversale della parità di genere come elemento trasformativo potentissimo che dobbiamo assolutamente mettere al centro e in modo ancora più forte e convinto. La strategia della biodiversità rappresenta una risposta altrettanto efficace e fondamentale alla crisi climatica e altrettanto integrante della strategia della transizione ecologica”, conclude Stefanini.
“La pandemia ha cambiato la concezione della nostra fragilità e a questo abbiamo risposto con la tecnologia. Tuttavia, nonostante gli innegabili progressi umani negli ultimi mesi ci siamo scontrati con i limiti di questa strategia”. È questa la riflessione con la quale Giuliano Amato, presidente della Consulta scientifica del Cortile dei Gentili, ha aperto la presentazione. Secondo Amato, abbiamo cercato di attivare una reazione resiliente allo shock immediato dovuto al Covid-19 all’interno della società, che però non basta.
Sono almeno tre gli ambiti dove il Covid ha portato una crisi: quello sanitario, quello economico e quello sociale, al quale non siamo riusciti ancora a trovare una soluzione. In particolare, è stato messo profondamente in crisi tutto il modello di benessere individuale e collettivo che non siamo riusciti a tutelare, come nel caso delle persone anziane e dei giovani. In questo contesto sono emersi tutti i problemi che negli anni non erano stati risolti, ma solo accantonati. La risposta alla crisi sociale, nell’assenza delle istituzioni, è stata fornita molto spesso dalle donne, che hanno subito le conseguenze più gravi degli effetti economici della pandemia. L’obiettivo della parità di genere è il Goal 5 contenuto degli SDGs, che proprio in questa fase pandemica ha subito una decelerazione importante e preoccupante.
A conclusione dell’evento Ministro delle infrastrutture e la mobilità sostenibile, Enrico Giovannini ha riportato il punto di vista del Governo. “Abbiamo chiara l'idea che bisogna fare un salto in avanti: anche dal punto di vista del linguaggio la scelta di cambiare il nome del dicastero è un modo per testimoniare una realtà, che è già diversa di un esecutivo nato per rispondere alle nuove necessita che con la pandemia sono cresciute tra la popolazione italiana ed europea”. Per questa ragione i temi posti dall’Agenda 2030 sono “al centro dell’azione di questo Governo”, ha spiegato Giovannini. É necessario, dunque, mantenere una “visione sistemica” che non si deve esaurire con la realizzazione del Piano di ripresa e resilienza che stanno preparando i ministri e le ministre. Riduzione dei divari territoriali e lotta alle differenze di genere sono solo i primi aspetti sulla quale interverrà il piano, perché questo esecutivo ha ben chiara l’idea “che non possiamo tornare a dove eravamo prima della crisi”.
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