Basta sussidi pubblici per le centrali a biomasse, l’appello di 500 scienziati
Energia

Basta sussidi pubblici per le centrali a biomasse, l’appello di 500 scienziati

500 scienziati hanno firmato una lettera per chiedere ai grandi decisori politici di porre fine agli incentivi destinati alle centrali a biomasse. Un appello che si unisce agli avvertimenti mossi nel tempo dalle maggiori organizzazioni ambientaliste e alla tesi che le industrie del legno e del mobile manifestano da anni.

Una lettera per chiedere di non investire più denaro pubblico in centrali a biomasse. Destinatari della missiva sono Ursula Von der Leyen- presidente della Commissione Europea- il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il presidente del Consiglio europeo Charles Michael, il Primo Ministro del Giappone Yoshihide Suga e il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in. Mittenti e firmatari sono, invece, cinquecento scienziati di tutto il mondo, che hanno impugnato la penna per sollecitare i decisori politici a porre fine agli incentivi destinati alla termovalorizzazione del legno forestale, ritenuta colpevole di ingenti danni ambientali.

L'appello della comunità scientifica

I cinquecento scienziati ritengono insensato in termini climatici, di conservazione della biodiversità ed energetici, abbattere interi alberi e bruciarli per produrre energia, rilasciando carbonio che altrimenti sarebbe rimasto immagazzinato nelle foreste. Un rischio che non ci si può permettere di correre, visto e considerato che esistono alternative molto più sostenibili, come il solare e l’eolicoI sussidi governativi per la combustione di legname creano un doppio problema climatico perché questa falsa soluzione va a sostituire le possibilità di reale diminuzione di carbonio” si legge nella lettera. “Le compagnie stanno convertendo i propri impianti dalle fonti fossili alle biomasse, che causano un incremento del surriscaldamento, invece di investire in solare ed eolico”.

L'appello mette insieme nomi di altissima caratura scientifica (primo firmatario è, ad esempio, il celebre botanico e ambientalista americano Peter Raven), pur non potendo vantare argomentazioni pionieristiche. La voce della comunità scientifica in materia si aggiunge, infatti, agli avvertimenti mossi nel tempo dalle maggiori organizzazioni ambientaliste e alla tesi che le industrie del legno e del mobile manifestano da anni.

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Greenpeace, la petizione degli ambientalisti

Insieme ad altre ONG di carattere ambientalista, Greenpeace promuove una petizione online per chiedere alla Commissione europea di escludere l’energia generata dalla combustione del legno (fatta eccezione degli scarti del legno che non possono essere riciclati altrimenti), dagli obiettivi per l’energia rinnovabile.

L'appello prega l'Unione Europea, nella revisione in corso sulle politiche energetiche e climatiche che la riguarda, “di adottare una visione condivisa delle foreste dell’Ue con nuovi obiettivi vincolanti per il loro ripristino e protezione, in modo da rafforzarne significativamente la capacità di assorbimento di CO2”.

In sintesi, la petizione chiede ai responsabili politici europei di:

  • Porre fine a sussidi e altri incentivi per bruciare legna forestale, reindirizzando questo supporto fondamentale verso l'efficienza energetica e vere fonti di energia rinnovabile a basse emissioni;
  • Escludere l'energia generata dalla combustione del legname proveniente dalle foreste dal conteggio per gli obiettivi di energia rinnovabile;
  • Dare priorità alla protezione e al ripristino delle foreste, al fine di garantire che le politiche UE salvaguardino la salute dei cittadini, il clima e la biodiversità.

La quantità di legna bruciata per la generazione di elettricità e il riscaldamento è aumentata notevolmente da quando l'UE ha iniziato a contarla ai fini degli obiettivi di energia rinnovabile” avverte Greenpeace. “Nell'UE, oltre un terzo dell'energia rinnovabile è generata ora dalla combustione di legna, gran parte della quale proviene direttamente dalle foreste. E l'energia da biomassa non ha solo un impatto sulle foreste e sul clima, ma anche sulla nostra salute. La combustione del legno è una delle principali fonti di inquinamento atmosferico che già uccide oltre 1.000 persone al giorno nell'UE”.

Industrie del legno, termovalorizzazione come ultima ipotesi

Da tempo, anche l'industria del legno e del mobile biasima pubblicamente gli incentivi alle centrali a biomasse che utilizzano legno, anche pregiato, per produrre energia anziché destinarlo a più nobili scopi.  Non siamo contro gli impianti se utilizzano scarti di lavorazione non altrimenti riciclabili. Abbattere nelle foreste interi alberi e bruciarli per uso energetico su grande scala ha pesanti ricadute sull’ambiente e sul mantenimento della biodiversità. Riteniamo invece utile affermare il principio dell’uso a cascata dei materiali, favorendo quelli più nobili e a maggior valore aggiunto e lasciando in ultima ipotesi la termovalorizzazione” ha affermato Paolo Fantoni, Ad dell’omonima azienda, leader nella produzione sostenibile di pannelli e presidente dell’European Panel Federation (EPF).

Ci auguriamo che quanto evidenziato dalla comunità scientifica possa essere da stimolo per riportare l’attenzione su un argomento che merita una visione a lungo termine. L’Europa sta mettendo al centro delle sue politiche proprio la sostenibilità e non riteniamo sia coerente sostenere chi invece la mina, a differenza del nostro comparto che ha nella sostenibilità, nell’uso certificato del legname e nel suo riciclo i suoi punti di forza incontrovertibili”.

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