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Il 1° marzo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge 1 marzo 2021, n. 22 “Disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri”, l’atto con cui sono state apportate importanti modifiche all’interno dell’assetto istituzionale italiano.
Il nuovo governo tecnico-politico, così come viene definito da alcuni e capeggiato dall’ex Presidente della Banca Centrale Europea e neo presidente del Consiglio Mario Draghi, si compone di 23 Ministeri di cui 14 con portafoglio e 9 senza portafoglio. Di seguito una disamina delle principali novità del settore green.
La nascita del Ministero della transizione ecologica
Il fatto che la transizione ecologica sia al centro del dibattito europeo da parecchio tempo, è scontato. Molto meno, invece, è stata la scelta da parte del Presidente Mario Draghi di istituire un Ministero ad hoc per la transizione ecologica che di fatto sostituisce, l’ormai “vecchio”, Ministero dell’Ambiente. Il decreto prevede che al Ministero della transizione ecologica siano attribuite le funzioni e i compiti spettanti allo Stato relativi allo sviluppo sostenibile e alla tutela e alla valorizzazione dell’ambiente e del territorio e dell’ecosistema. In particolare, al nuovo Ministero spettano le seguenti funzioni:
- individuazione, conservazione e valorizzazione delle aree naturali protette, tutela della biodiversità e della biosicurezza, della fauna e della flora, attuazione e gestione della Convezione di Washington (CITES) e dei relativi regolamenti europei, della difesa del mare e dell’ambiente costiero e della comunicazione ambientale;
- definizione degli obiettivi e delle linee di politica energetica e mineraria nazionale e relativi provvedimenti;
- piani e misure in materia di combustibili alternativi e delle relative reti e strutture di distribuzione per la ricarica dei veicoli elettrici, qualità dell’aria, politiche di contrasto ai cambiamenti climatici e per la finanza climatica e sostenibile;
- promozione di politiche di sviluppo sostenibile, nazionali e internazionali;
- promozione di politiche per l’economia circolare e l’uso efficiente delle risorse.
L’arduo incarico di accompagnare e guidare l’Italia verso la transizione ecologica è stato affidato al Dottor Roberto Cingolani, mente brillante nel settore della scienza e della tecnologia.
Il Comitato interministeriale per la transizione ecologica
Al fine di coadiuvare e supportare il Ministero della Transizione ecologica, il decreto prevede l’istituzione di un Comitato interministeriale per la transizione ecologica (di seguito il CITE) il cui compito consisterà nell’assicurare il coordinamento delle politiche nazionali per la transizione ecologica e la relativa programmazione. Il CITE sarà presieduto dal Presidente Mario Draghi o, in sua vece, dal Ministro Roberto Cingolani e composto dai seguenti Ministri: Ministro per il Sud e la coesione territoriale, Ministro della transizione ecologica, Ministro dell’Economia e delle finanze, Ministro dello Sviluppo economico, Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile.
Il CITE dovrà, entro 3 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto (i.e. 2 maggio), approvare il Piano per la transizione ecologica, il documento programmatico in cui saranno individuate le azioni, le misure, le fonti di finanziamento, il cronoprogramma e le amministrazioni competenti che dovranno coordinare le politiche in materia ambientale.
Il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è stato ridenominato “Ministero delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili”. A capo di tale Ministero è stato nominato il Professor Enrico Giovannini, fondatore e ormai ex Presidente di ASviS, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, l’istituzione nata nel 2016 per aiutare l’Italia nel raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs - Sustainable Development Goals).
Nuovo Presidente di ASviS è il Dottor Roberto Stefanini il quale nel corso dell’audizione dinanzi alle Commissioni V e XIV del Senato avvenuta il 1 marzo ha sottolineato come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (di seguito il PNRR) nella sua versione attuale necessiti di alcune importanti modifiche. “Molti contenuti del PNRR vanno nella direzione corretta, ma questa non indica il punto di approdo, contrariamente a quanto richiesto dalle linee guida" è stato il commento del dottor Stefanini.
In un momento storico particolarmente complesso, il PNRR non solo rappresenta un’importante sfida ma anche un momento di confronto per il nostro Paese. Potranno emergere contestualmente nuove sconfitte ma anche nuove vittorie. La chiave di svolta consisterà nello sfruttare adeguatamente le occasioni che si presenteranno e nel saperle affrontare e gestire con spirito critico e responsabile.
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