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Accogliamo con fiducia la proclamazione ufficiale di Joe Biden a Presidente degli Stati Uniti d’America e di Kamala Harris come sua Vice, a testimonianza di una rinnovata attenzione verso tematiche come l’ambiente e i cambiamenti climatici e ad una riconosciuta importanza attribuita all’ambiente come driver di crescita e di sviluppo di un Paese.
Il rientro negli Accordi di Parigi è stato il calcio di inizio di una partita che potrebbe vedere tanti cambiamenti da qui al 2025.
L’eredità lasciata dall’uscente Trump vede un Paese che negli ultimi quattro anni ha disincentivato le imprese verdi, ha smantellato le principali politiche climatiche che tutelavano ecosistemi e biodiversità. Ha fortemente indebolito e rallentato l’asse USA-Europa sull’applicazione degli Accordi di Parigi creando un “vuoto” - economico e di leadership - di non facile riempimento, alla luce anche del fatto che il mancato controllo del Senato potrebbe rimettere in discussione molto del piano ambientale di oggi a favore di un equilibrio per domani, ovvero tra due anni – a metà mandato democratico.
Gli impegni presi in fase di elezione sono un chiaro indice di come l’attivismo ambientale di Biden riuscirà a contrapporsi al negazionismo di Trump sul tema. Ne sono un esempio i piani di rivoluzione energetica e di giustizia ambientale, che considerano i due principali stakeholder che stanno a cuore al nuovo padrone di casa della White House – i cittadini da una parte e l’ambiente dall’altra – a cui si è accompagnata una transizione energetica che, per quanto rallentata con disincentivi e lobby, vede gli Stati Uniti registrare buone performance con l’obiettivo di arrivare ad avere emissioni nette pari a zero entro il 2050 grazie anche ad una politica finanziaria “rinnovabili first”.
La strategia ambientale del prossimo quadriennio rientra nel programma del Presidente chiamato “Build Back Better” ovvero ricostruire e meglio: incrementando posti di lavoro, ristabilendo un giusto equilibrio tra i cittadini e il contesto in cui vivono – consapevoli però di come il potere delle lobby sia di per sé un elemento chiave di cui tener conto e con cui scendere a compromessi almeno nei primi due anni. Non sta a noi far politica, semmai dare evidenza a ciò che di vero e importante verrà fatto a tutela e difesa del nostro pianeta e che seguiremo con l’attenzione che merita.
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