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Nei #SustainableTalks di oggi parleremo di gestione dei rifiuti radioattivi ,decommissioning e Agenda 2030 con Benedetta Celata, Responsabile Sostenibilità presso Sogin.
Da mesi Covid-19 domina le nostre giornate in termini di destabilizzazione e necessità di riprogrammazione oltre alla difficoltà nel prevedere quando si tornerà alla normalità e come. In momenti come questo dove la maggior parte dei messaggi combinano drammaticità e speranza al tempo stesso, come editori e redattori il nostro obiettivo è “buttare il cuore al di la dell’ostacolo” consapevoli che il futuro sarà caratterizzato da una sempre maggiore attenzione alla sostenibilità nella sua accezione più ampia. Per questo motivo abbiamo integrato nel nostro piano editoriale delle interviste, #SustainableTalks - condotte ad esperti di settore e referenti aziendali - con l'obiettivo di scoprire e comprendere quali siano le esigenze attuali in tema di sostenibilità, come vengano soddisfatte e come vengano rendicontate, certi che un’esperienza condivisa possa favorire una ripartenza efficace ed efficiente.
Maria Grazia Persico
Da dove nasce la necessità per Sogin di intraprendere un percorso di sostenibilità economica, ambientale e sociale?
La sostenibilità è insita nella mission di Sogin, la società pubblica responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare. L’approccio in tutte le nostre attività tiene conto infatti della performance economica ma anche di quella sociale e ambientale per realizzare al meglio il nostro compito di: proteggere il presente e garantire il futuro.
Se tutto questo viene tradotto in obiettivi di sviluppo sostenibile, immaginiamo che la lista sia lunga…
Assolutamente. Negli ultimi anni abbiamo articolato un programma dettagliato di azioni per promuovere la sostenibilità nei diversi ambiti industriali nei quali operiamo, che stiamo progressivamente implementando in ogni fase di lavoro. Alcuni esempi sono la strategia di economia circolare basata sulla minimizzazione nella produzione dei rifiuti radioattivi e l’invio a recupero dei rifiuti convenzionali prodotti dalle attività di smantellamento, l’efficientamento dei consumi energetici, il riutilizzo negli impianti in dismissione di edifici o aree, adibiti originariamente ad altro uso per non costruirne di nuovi. Basti pensare che, grazie alle tecniche di trattamento e decontaminazione che adottiamo siamo in grado di recuperare circa il 90 per cento dei materiali smantellati, dimostrando che anche in un settore complesso come il decommissioning nucleare è possibile realizzare buone pratiche di economia circolare. Anche nelle varie fasi del processo di approvvigionamento, Sogin tiene conto da sempre di criteri ambientali e sociali per individuare beni e servizi che riducano l’impatto ambientale, aumentino i benefici sociali lungo tutto il ciclo di vita garantendo una catena di fornitura “sostenibile".
Siamo consapevoli che l’impresa, soprattutto se pubblica, sia un attore fondamentale per orientare il mercato alla sostenibilità. In tal senso stiamo lavorando per creare un nuovo modello di governance della sostenibilità che permetta al Gruppo Sogin di posizionarsi tra quelle aziende, soprattutto pubbliche, alle quali viene riconosciuto il ruolo di “attori di sviluppo”. Visto il contesto nel quale ci troviamo, oggi la sostenibilità è al centro dell’agenda politica impegnata a dover fronteggiare un’emergenza sanitaria e la necessità di pensare già a una ripartenza. Ma è anche al centro dell’agenda strategica della maggior parte delle imprese che da anni hanno sviluppato politiche o programmi finalizzati a integrare la sostenibilità nelle loro attività di business. Su questo fronte Sogin non farà mancare il suo contributo, anche alla luce del suo impegno nel perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
L’adozione di questo percorso che effetti ha generato in termini di comunicazione interna?
La sostenibilità, lo abbiamo già detto, è insita nella mission di Sogin. In tal senso, negli ultimi anni abbiamo allargato l’orizzonte della nostra azione e accanto ai “temi di sostenibilità” si è affiancata l’esigenza di “azioni di sostenibilità”, e su questo driver sono nate una serie di iniziative che vanno dalla promozione della riduzione dell’uso della plastica al diversity management. La sfida che oggi abbiamo davanti è trasformare queste esperienze in cultura d’impresa. Per questo, tra le strategie mappate nel percorso è presente l’engagement dei dipendenti per creare e diffondere la cultura della sostenibilità e l’implementazione di un vero e proprio Piano di Sostenibilità. Pensiamo infatti che si debba agire in ottica di change management, facendo diventare la sostenibilità parte del patrimonio culturale delle persone di Sogin. Stiamo perciò organizzando una serie di azioni affinché questa cultura sia messa in pratica nella nostra quotidianità, diventando valore un condiviso da tutti. L’obiettivo è che ognuno di noi diventi un Ambasciatore della Sostenibilità sia nella sfera professionale che in quella privata.
E in termini di comunicazione esterna?
Oggi gli stakeholder esterni sono sempre più attenti ai temi della sostenibilità. Ci rivolgiamo a loro perseguendo tre obiettivi principali. Evidenziare le performance aziendali e la rispondenza con le loro aspettative. Condividere valori e una visione di lungo periodo, correlata a un contesto più ampio fatto di sfide e trend globali e di settore, come gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. In ultimo, valorizzare l’immagine del Gruppo, evitando i rischi del cosiddetto “green washing”. Per raggiungere questi risultati, nel tempo il nostro approccio è passato dal comunicare in risposta a obblighi normativi, autorizzazioni o eventi eccezionali, al comunicare la sostenibilità dei nostri progetti. Con il web, e soprattutto con i social network, il fattore “sostenibilità” è sempre più un trending topic al centro di call to action promosse da diverse organizzazioni nazionali e internazionali. Per questo, abbiamo rafforzato la nostra comunicazione sul web, rendendo il nostro sito internet e i profili social degli spazi in cui presentiamo agli stakeholder il nostro impegno per lo sviluppo sostenibile, riconoscibili con l’hashtag #SoginSostenibile.
Può farci un esempio?
Un esempio che può racchiudere tutto ciò di cui vi ho parlato è Open Gate, le due giornate di informazione e trasparenza durante le quali i cittadini hanno la possibilità di entrare nei nostri impianti in dismissione. Si tratta del maggiore evento di comunicazione della Società per l’elevato interesse e l’ampia partecipazione da parte degli stakeholder. Ma è anche un appuntamento plastic free, che nel 2019 si è svolto sotto il Patrocinio morale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Al riguardo, durante l’ultimo Open Gate ha avuto un grande successo la nostra prima call to action sul profilo Instagram “Il mio impegno plastic free”, con la pubblicazione delle foto dei partecipanti che su una lavagna scrivevano il loro impegno nel portare avanti un’azione sostenibile.
Come misurate oggi i vostri risultati in termini di sostenibilità? Disponete di un sistema di reportistica interno?
Il Gruppo Sogin è ormai giunto al quindicesimo Bilancio di Sostenibilità. Ma nell’ultima edizione, quella del 2019, c’è stata una importante novità. In occasione dei primi 20 anni di storia del Gruppo abbiamo cominciato, ed è solo l’inizio, a rendicontare il contributo delle nostre attività al raggiungimento di sei dei diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite che sono: Salute e benessere, Istruzione di qualità, Città e comunità sostenibile, Consumo e produzione responsabili e Vita sulla terra e Vita sott’acqua. L’obiettivo è far diventare il Bilancio di Sostenibilità sempre di più lo strumento che racconta questo percorso. Una testimonianza dell’impegno del nostro Gruppo a sostenere il raggiungimento dei più ampi obiettivi di sostenibilità del Paese. È inoltre in corso la redazione del nostro primo Piano di Sostenibilità, che traccerà obiettivi specifici, misurabili e verificabili, linee di azione e naturalmente KPI, per monitorare l’avanzamento del nostro programma d’azione. Perché come ha detto Lord William Thomson Kelvin: “Se non si può misurare qualcosa, non si può migliorarla”.
Con stretto riferimento al settore merceologico in cui opera l’azienda, la sostenibilità viene identificata come driver di crescita o competizione, oltre che come core business dell’impresa?
Direi una combinazione di tutti questi elementi. È sicuramente un driver di crescita. Le bonifiche ambientali sono parte integrante della nostra mission e ne tracciano il futuro. Ma è anche un driver di competizione: solo le aziende in grado di integrare gli elementi ESG - Environmental, Social and Governance - nel proprio business possono competere in un contesto ormai globalizzato e far fronte alle emergenze, come ad esempio quella sanitaria che stiamo vivendo in questo momento. Ed è infine un driver di business. Nel decommissioning è infatti insito il concetto di economia circolare. La minimizzazione dei rifiuti e la massimizzazione del loro riutilizzo, sono due principi che applichiamo da sempre nelle nostre attività di smantellamento. La dismissione di un impianto nucleare non produce infatti solo rifiuti radioattivi. Gran parte del materiale che ne deriva (ferro, calcestruzzo, rame, plastica e così via) viene recuperato e riciclato, tanto che lo smantellamento degli impianti nucleari italiani permetterà di recuperare oltre un milione di tonnellate di materiale. Un percorso di sostenibilità integrato nella strategia aziendale lo rende un elemento di comunicazione e brand reputation per sviluppare e mantenere nel tempo la reputazione di Sogin quale soggetto che pone la sostenibilità al centro del proprio core business, creando valore per i territori in cui opera.
In che misura l’aderire e l’adottare un protocollo di sostenibilità in questo periodo potrà permettere alle imprese di proiettarsi meglio verso la ripresa post Covid-19 e di guardare al biennio 2021/2022 con ottimismo?
La vera ricetta è nell’obiettivo numero 17 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile. Solo instaurando alleanze e collaborazioni tra i differenti attori del settore pubblico, del settore privato e della società civile sarà possibile raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, permettendo a ogni impresa di lavorare con maggiore ottimismo per prepararsi alla ripresa.
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