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Intervista a Elena De Luca - Direzione Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili e Stefano Pizzuti, Responsabile Laboratorio Smart Cities and Communities per ENEA.
Nonsoloambiente.it si pone da sempre come obiettivo quello di fornire un’informazione chiara e contestualizzata su primari argomenti di attualità che abbiano ricadute dirette o indirette sull'ambiente. In tal senso – ogni martedì – Maria Grazia Persico intervisterà le prime linee di aziende direttamente coinvolte nel tema che desideriamo approfondire.
A Vostro avviso la costituzione delle comunità energetiche rinnovabili in Italia comporterà un reale abbattimento dei costi energetici per i cittadini e per le imprese. Se sì in quali termini e/o percentuali per entrambe le categorie?
EDL: E’ difficile fare una stima di quanto sarà l’abbattimento dei costi energetici per i cittadini e per le imprese, perché molto dipende dal tipo e dalla taglia degli impianti che verranno realizzati. Sicuramente i nuovi incentivi - 100 euro al MWh per la costruzione di impianti nella forma di “autoconsumo collettivo” e 110 euro al MWh per impianti realizzati nell’ambito delle “comunità energetiche rinnovabili” - dovrebbero andare a costituire un certo guadagno legato alla produzione di energia. Se poi si pensa che, eccetto che per gli enti locali, questa forma di incentivazione può essere cumulata con il super-bonus 110%, l’abbattimento dei costi energetici diventa ancora più importante. Detto questo, sono già riportati dati di realtà già esistenti dove si arriva a coprire fino al 90% dei costi per produrre per l’impianto termico e acqua calda sanitaria e fino al 60% del totale di energia necessaria all’edificio. L’abbattimento dei costi energetici sarà favorito anche da un migliore uso dell’energia. I cittadini che daranno vita a queste forme collettive avranno anche a disposizione dei sistemi – i cosiddetti IoT Smart Home – che consentiranno di conoscere in tempo reale i propri consumi e quindi di agire sulla consapevolezza e sul controllo. Ci sono studi che dimostrano come una maggiore informazione rispetto ai consumi abbatta anche i costi ed evita l’effetto rebound, ovvero un incremento dei consumi quando c’è più energia a disposizione.
SP: Con il sistema regolatorio attuale, alcuni studi preliminari sulle comunità energetiche indicano una reale convenienza, come per altri tipi di investimento nel settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica energetico. Ad esempio, per le ESCO il tempo ritorno investimento (Pay Back Time - PBT) è di circa 5 anni, quindi molto conveniente grazie al meccanismo della cessione del credito del superbonus 110%. Con le ristrutturazioni edilizie si possono conseguire risparmi energetici fino al 50%, tale risparmio è direttamente correlato all’ampiezza del “salto” di classe energetica che dipende dall’intervento di riqualificazione effettuato. Un altro importante fattore influisce sul contenimento della spesa energetica, è correlato all’attuale sistema di tariffazione. Con il sistema di tariffe attuali, praticamente flat sulle utenze domestiche, la flessibilità energetica, che è uno degli aspetti principali delle comunità energetiche, non trova una reale possibilità di applicazione. Bisognerebbe, quindi, passare ad un mercato dinamico dell’energia (dynamic-pricing) in cui lo spostamento dei carichi verso le ore di minor costo produrrebbe risparmi significativi.
Affinché una comunità energetica sia efficiente, è necessaria una conoscenza e padronanza del digitale accompagnata dastrumenti tecnologici adeguati (c.d. dispositivi “smart”) che supportino sia l’attività di produzione che di monitoraggio dei consumi. L’Italia, però, è ancora molto lontana dal processo di transizione digitale che ha interessato altri Paesi Ue. Come si potrà conciliare, secondo Voi, l’“ignoranza digitale” con lo sviluppo di nuove realtà futuristiche quali le comunità energetiche e le smartcities?
SP: Bisogna distinguere, non si può parlare di “ignoranza digitale” in generale. Il settore industriale italiano è sicuramente in linea con il resto d’Europa e le aziende, ed in particolare quelle connesse al settore dell’energia come le Esco, hanno ben presente l’importanza delle infrastrutture digitali e della necessità di raccolta ed elaborazione dei dati. Viceversa, nella popolazione si riscontra ancora un “digital divide”’ significativo. In particolare, anche nei grandi centri urbani, spesso nelle abitazioni domestiche mancano computer e una connettività adeguata. Ciò è emerso in modo evidente anche in questo periodo pandemico, soprattutto nel contesto scolastico in cui una fetta consistente di studenti che devono seguire la didattica a distanza spesso non hanno strumenti informatici adeguati.
Ad oggi, quindi, le tecnologie digitali, utili alla realizzazione delle comunità energetiche e delle smart cities, hanno raggiunto un grado di maturità molto elevato (strumenti come IoT, lo smart-meter 2G, la connettività in fibra) a costi contenuti, supportate anche da un tessuto industriale che è sicuramente all’altezza in questa transizione. Il gap consistente che rimane è nella popolazione e pertanto è necessario mettere in campo iniziative per colmarlo. I cittadini devono diventare attori consapevoli ed attivi della nuova transizione energetica, altrimenti i benefici a livello di sistema Paese saranno sicuramente ridotti.
Considerato che un importante freno alla promozione e all’incentivo delle fonti rinnovabili in Italia è rappresentato dalla durata dei procedimenti amministrativi (c.d. permitting), ritenete che le norme dettate dal Legislatore siano sufficientemente chiare e precise o è stato trascurato qualche aspetto che in futuro potrebbe inficiare la costituzione o lo sviluppo delle comunità energetiche?
SP: Di fatto manca uno scenario di transizione verso l’elettrificazione dei centri urbani, mi riferisco in particolare alla climatizzazione e mobilità, se si considera che il vettore elettrico è il principale driver energetico delle comunità energetiche anche perché senza di esso è molto difficile ottenere i benefici derivanti da azioni di flessibilità (es. programmi di demand-response) e massimizzare l’autoconsumo. Quindi sarebbe molto importante concentrarsi nella definizione di una strategia che ci conduca alla decarbonizzazione che si focalizzi sulla elettrificazione delle nostre città, con un’adeguata programmazione e realizzazione delle infrastrutture necessarie.
EDL: La fase del permitting rappresenta da sempre un importante collo di bottiglia nell’attuazione delle politiche energetiche. Ma, oltre alla vera e propria procedura autorizzativa, nel caso della realizzazione delle comunità energetiche c’è anche un altro elemento che ne può rallentare la costituzione. Si tratta della scarsa informazione a livello dei cittadini e dei territori, i quali appaiono un po’ presi alla sprovvista da questo forte impulso sul fronte delle norme, che al contrario stanno viaggiando con dei tempi anche più veloci che in altri paesi. Per le comunità energetiche sarà anche molto importante fornire un supporto sul modello di soggetto giuridico da attuare per conciliare le esigenze di cittadini, enti locali e piccole e medie imprese, i principali soggetti giuridici che possono costituirle. Un altro importante fattore è il potenziamento delle rete di distribuzione, alla quale si devono allacciare i nuovi impianti, per favorire il passaggio a un modello di dispacciamento decentralizzato a sostegno della produzione da fonti rinnovabili.
Elaborare ed attuare delle politiche energetico-ambientali al cui centro vi sianole comunità localiè essenziale non solo per evitare che sorgano fenomeni quali la sindrome NIMBY (Not In My Back Yard) ma anche per rendere i cittadini maggiormente consapevoli delle loro scelte e responsabili delle loro azioni. Credete che in Italiala popolazione abbia concreta percezione dell’importanza delle fonti rinnovabili e del loro potenziale? Considerato lo stato dell’arte attuale, secondo Voi, l’Italia è molto lontana dal raggiungimento degli obiettivi comunitari dettati in materia di transizione verde?
EDL: L’attenzione verso la necessità di cambiare il modo di produrre l’energia, attraverso la progressiva riduzione dell’uso delle fonti fossili e l’utilizzo delle fonti rinnovabili, è certamente cresciuta. Allo stesso tempo, però, l’effetto NIMBY è ancora molto presente quando si realizzano nuove istallazioni nei territori. Sono molti gli studi, ed ENEA è impegnata su questo, che dimostrano che la maggiore informazione, la consultazione, ma soprattutto la partecipazione dei cittadini e delle cittadine in tutte le fasi progettuali porti ad una maggiore consapevolezza dei benefici e degli impatti di determinate scelte in campo energetico a livello territoriale. Tale coinvolgimento è auspicabile durante i processi autorizzativi e di localizzazione dei nuovi impianti. Sul recupero e la riconversione di siti già esistenti l’atteggiamento comune è spesso più favorevole. La costituzione delle comunità energetiche è sicuramente una scelta importante che coinvolge direttamente la popolazione locale su progetti che rispondono direttamente alle esigenze delle stesse comunità favorendo la partecipazione, anche finanziaria, e la condivisione dei benefici ottenuti, con ricadute positive negli stessi territori in cui vengono realizzate.
L’Italia si sta impegnando nel percorso della transizione energetica e l’approvazione dei recenti decreti, dei sistemi di incentivazione e delle iniziative sulla ricerca e sviluppo delle nuove tecnologie rappresentano sicuramente degli importanti passi verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Non bisogna però che il cammino si rallenti per difficoltà attuative, e allo stesso tempo bisogna favorire le ricadute positive sul sistema produttivo nazionale che potrebbe contribuire anche in termini di incremento dei livelli di occupazione. Tutto questo perché la transizione energetica, oltre ad avere impatti positivi sul clima, se gestita con una forte attenzione verso i territori ed una buona programmazione, può avere dei positivi impatti sociali creando valore aggiunto e contribuendo alla crescita economica del Paese.
ELENA DE LUCA
Laurea in Scienze Biologiche, Dottorato di Ricerca in Ecologia e gestione delle risorse naturali. In staff di Direzione del Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili, svolge attività di analisi, studio e valutazione delle tecnologie energetiche con particolare riferimento al grado di maturità tecnologica, alle potenzialità di sviluppo industriale, agli impatti ambientali e sociali per il raggiungimento degli obbiettivi di sviluppo sostenibile delle politiche energetiche nazionali e comunitarie. Coordina progetti a carattere nazionale e internazionale sulla transizione energetica e sullo sviluppo delle comunità energetiche. E’ inventrice del brevetto di un sistema di desolforazione biologica del biogas di cui sta curando il trasferimento tecnologico per la realizzazione del prototipo da testare in ambito industriale. E’ componente di diversi gruppi di lavoro, di natura multidisciplinare, di organizzazioni nazionali e internazionali su tematiche relative alla diffusione delle nuove tecnologie energetiche, la mitigazione degli impatti ambientali e la partecipazione delle comunità locali. Autrice di oltre 40 pubblicazioni a carattere nazionale ed internazionale.
STEFANO PIZZUTI
Stefano Pizzuti, Laurea in Scienze dell'Informazione, Dottorato di Ricerca in Ingegneria Informatica. Dal 2015 responsabile del laboratorio ENEA "Smart Cities&Communities". I principali settori della ricerca riguardano le piattaforme urbane ICT, le smart home e gli smart building, l'illuminazione pubblica e le nascenti comunità energetiche. I principali progetti hanno riguardato lo sviluppo delle tecnologie negli accordi di programma sulla Ricerca di Sistema Elettrico e la loro applicazione in ambito di progetti PON nelle città di L'Aquila, Brescia, Potenza, Matera, Bari, Roma. Nell'ambito delle comunità energetiche si sta procedendo sia nello sviluppo tecnologico che regolatorio e si stanno supportando le prime iniziative in Piemonte, Friuli e Roma. Autore di oltre 70 pubblicazioni a carattere nazionale ed internazionale.
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