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Nei #SustainableTalks di oggi parleremo di spreco alimentare, emissioni di CO2 e responsabilità sociale e ambientale con Piero Scrobogna, Movement Coordinator per Too Good To Go Italia
Da mesi Covid-19 domina le nostre giornate in termini di destabilizzazione e necessità di riprogrammazione oltre alla difficoltà nel prevedere quando si tornerà alla normalità e come. In momenti come questo dove la maggior parte dei messaggi combinano drammaticità e speranza al tempo stesso, come editori e redattori il nostro obiettivo è “buttare il cuore al di la dell’ostacolo” consapevoli che il futuro sarà caratterizzato da una sempre maggiore attenzione alla sostenibilità nella sua accezione più ampia. Per questo motivo abbiamo integrato nel nostro piano editoriale delle interviste, #SustainableTalks - condotte ad esperti di settore e referenti aziendali - con l'obiettivo di scoprire e comprendere quali siano le esigenze attuali in tema di sostenibilità, come vengano soddisfatte e come vengano rendicontate, certi che un’esperienza condivisa possa favorire una ripartenza efficace ed efficiente.
Maria Grazia Persico
Da dove nasce la necessità di intraprendere un percorso di sostenibilità economica, ambientale e sociale?
La mission di Too Good To Go è eliminare lo spreco alimentare: un obiettivo ambizioso, ma che fa della sostenibilità economica, ambientale e sociale il centro delle azioni e delle iniziative aziendali. L’impatto dello spreco alimentare è infatti davvero immenso in questi settori. Secondo i dati FAO, a livello economico si sprecano 1.3 triliardi di dollari all’anno, mentre 870 milioni di persone hanno problemi a nutrirsi e l’8% delle emissioni di gas serra dipendono proprio dagli sprechi alimentari. Dei numeri davvero impressionanti, che rendono chiaro quanto sia necessario un impegno ogni giorno, da parte di tutta la filiera dell’agroalimentare in generale e degli stessi cittadini in particolare.
L’adozione di questo percorso che effetti ha generato in termini di comunicazione interna ed esterna?
Internamente, i dipendenti di Too Good To Go sono per la maggior parte “attivisti”: al di là del loro ruolo nello sviluppo delle funzioni aziendali, sono prima di tutto impegnati a portare azioni concrete e consapevolezza in ambito di lotta agli sprechi alimentari. Allo stesso tempo, anche esternamente la mission dell’app si è diffusa velocemente, grazie all’interesse della stampa per innovazioni in ambito sostenibilità, al passaparola degli utenti soddisfatti e all’impegno di veri e propri “waste warriors”, partner e consumatori che vedono nello spreco alimentare un problema che va contrastato e nell’implementazione delle buone pratiche un impegno quotidiano. Si tratta di driver davvero potenti, che hanno portato Too Good To Go a svilupparsi in Italia in un anno e mezzo in modo veloce e diffuso: da marzo 2019 abbiamo più di un milione e mezzo di utenti registrati all’app e abbiamo raggiunto il traguardo di un milione di box vendute, che concretamente rappresentano 1000 tonnellate di cibo salvato e 2500 tonnellate di emissioni evitate.
Come misurate oggi i vostri risultati in termini di sostenibilità? Disponete di un sistema di reportistica interno? Vi affidate a consulenti esterni?
Monitoriamo le Magic Box vendute quotidianamente e questo ci permette di calcolare l’impatto, sia in termini di cibo salvato che di emissioni evitate.
Con stretto riferimento al settore merceologico in cui opera l’azienda, la sostenibilità viene identificata come driver di crescita o competizione?
La sostenibilità è imprescindibile dall’operato e dalla mission aziendale: Too Good To Go nasce per contrastare lo spreco e tutti gli effetti negativi da esso derivati, quindi per intervenire direttamente nell’ambito sostenibilità ambientale e sociale. Anche in Italia, come negli altri Paesi (in totale, 14 in Europa e Stati Uniti, ndr) dove è attivo Too Good To Go già da tempo, svilupperemo un dipartimento apposito, il Movement, ovvero il “Movimento” contro lo spreco alimentare, che andrò a integrare le azioni dell’app con iniziative specifiche di sensibilizzazione e informazione che coinvolgeranno aziende, scuole, istituzioni, associazioni e cittadini. L’obiettivo ultimo non è soltanto comunicare, ma avere davvero un impatto concreto e misurabile.
In che misura l’aderire e l’adottare un protocollo di sostenibilità in questo periodo potrà permettere alle imprese di proiettarsi meglio verso la ripresa post Covid-19?
Sicuramente la sostenibilità è fondamentale in un periodo di incertezze, riscoprire valori importanti e cercare di preservare l’ambiente, ma anche il tessuto sociale, sono buone pratiche che dovrebbero essere alla base delle politiche aziendali non solo in questo periodo, ma su base permanente.
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