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Intervista a Luca Dondi Dall’Orologio, Amministratore Delegato Nomisma Spa.
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In un’epoca di grave crisi sociale, economica e finanziaria come quella dovuta alla pandemia da Covid-19 ritiene che lo strumento del Partenariato Pubblico Privato possa essere uno strumento di aiuto per i Comuni nella realizzazione di opere pubbliche? Se sì in quale misura?
Credo che sia pressoché inevitabile. Siamo in un’epoca di scarsità di risorse economiche: bisogna quindi mettere a fattor comune le forze disponibili. Il pubblico ha più che mai bisogno in questo momento di un supporto da parte dei privati per portare avanti delle linee di intervento che devono essere coerenti rispetto a una visione complessiva che è sì a carico del soggetto pubblico ma che non può prescindere dalla disponibilità economico-finanziaria del soggetto privato. Deve, quindi, esserci un criterio di sostenibilità anche da questo punto di vista. Bisogna trovare delle formule che poi consentano a quell'interesse privato di esplicitarsi; interesse privato che, in assenza di un ritorno adeguato, si guarda bene dall'inserirsi in un meccanismo che poi risulta essere non sufficientemente profittevole. Io credo, quindi, che al soggetto pubblico spetti un ruolo di indirizzo e di interlocuzione con il privato e a quest’ultimo, invece, spetti un ruolo di compartecipazione guardando al conto economico delle singole iniziative anche in termini di ritorno non solo diretto ma anche indiretto che scaturisce dal miglioramento complessivo della qualità dell’edificato. Bisogna con lungimiranza approcciarsi ad una nuova fase in cui necessariamente bisognerà mettere insieme le disponibilità sia di pensiero che economico-finanziarie di tutti i soggetti in causa.
Da un punto di vista immobiliare, quali sono gli effetti che potrebbero verificarsi in Italia mediante una corretta e piena applicazione del Green New Deal?
Bisogna innanzitutto immaginare un miglioramento della qualità dell’edificato e, quindi, un’accelerazione che in realtà c’è stata molto poco in termini di qualità, esigenza del patrimonio tenendo presente che si dovrà fare i conti prevalentemente con la riqualificazione dell’esistente. Occorrerà immaginare delle riconversioni che partano dal costruito e che, quindi, in qualche modo abbiano l’obbligo di ripensare innanzitutto a funzioni e, poi, ad una modalità di riqualificazione diversa dal passato con un’attenzione al tema della sostenibilità molto più accentuata e che, quindi, riescano a coniugare l’esigenza di nuove funzioni che sono quantomai attuali soprattutto in questa fase di ripensamento di quelli che pensavamo fossero indirizzi consolidati in termini di attrattività delle singole tipologie che sono state messe in discussione da quello che è successo. Probabilmente oggi dobbiamo ripensare ad alcuni schemi che avevamo definito ancora qualche mese fa. Occorre farlo avendo un’attenzione al tema della sostenibilità molto più spiccata di quanto non accadesse in passato.
Il Decreto Semplificazioni ha introdotto delle novità importanti all’articolo 180, comma 2 del Codice dei contratti pubblici (Decreto Legislativo n. 56/2016) in materia di partenariato pubblico privato prevedendo che "Nel caso di contratti di rendimento energetico o di prestazione energetica (EPC), i ricavi di gestione dell'operatore economico possono essere determinati e pagati in funzione del livello di miglioramento dell'efficienza energetica o di altri criteri di prestazione energetica stabiliti contrattualmente, purché' quantificabili in relazione ai consumi; la misura di miglioramento dell'efficienza energetica, calcolata conformemente alle norme in materia di attestazione della prestazione energetica degli immobili e delle altre infrastrutture energivore, deve essere resa disponibile all'amministrazione concedente a cura dell'operatore economico e deve essere verificata e monitorata durante l'intera durata del contratto, anche avvalendosi di apposite piattaforme informatiche adibite per la raccolta, l'organizzazione, la gestione, l'elaborazione, la valutazione e il monitoraggio dei consumi energetici." Secondo Lei, l’Italia è realmente pronta per un cambiamento digitale di tale portata considerato che nel documento “Referto in materia pubblica” presentato dalla Corte dei Conti il 25 novembre 2019 risulta essere negli ultimi posti della classifica del DESI (Digital Economic Strategy Index)?
Teoricamente no. Io non sono convinto che noi abbiamo grandi passi da fare per colmare i gap rispetto ad altre realtà però credo che solo dandosi obiettivi ambiziosi si riesca ad andare nella giusta direzione. Credo che le gare, la quantità dell’incentivo all'effettiva performance dal punto di vista della prestazione sia un passo inevitabile. E’, quindi, la logica della verifica nel corso della vita del bene a cui, poi, dobbiamo fare riferimento per darci delle risposte sull'efficacia dell’iniziative che sono state poste in essere. Questo è il presupposto da cui partono molti protocolli internazionali a cui, giocoforza, dobbiamo conformarci e attenerci perché altrimenti rimaniamo sul piano delle dichiarazioni di principio, delle intenzioni buone ma che poi hanno una modesta ricaduta pratica e nessuna efficacia dal punto di vista della sostenibilità. E’ vero, quindi, che c’è molta strada da fare ma credo che non ci siano scorciatoie. Questa è la strada da seguire.
LUCA DONDI DALL'OROLOGIO
Economista con esperienza nella valutazione di progetti di investimento, con particolare riferimento al settore immobiliare ed infrastrutturale, è in Nomisma dal 1998. Dal 2008 al 2011 è stato prima responsabile dell’Unità organizzativa “Servizi di Analisi e Valutazioni Immobiliari”, coordinando le attività finalizzate alla valutazione, al monitoraggio ed alla misurazione di rischiosità degli investimenti, poi Responsabile dell’area Sistemi Immobiliari e Strategie Urbane. E’ stato Direttore Generale di Nomisma dal 2013 al 2015. Attualmente è inoltre membro del Consiglio di Amministrazione di IGD Siiq SpA e di Nomisma Energia srl.
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