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Presentato il rapporto Fise Assoambiente “Per una strategia nazionale dei rifiuti”: a rischio il raggiungimento degli obiettivi europei.
Che fine fanno i nostri rifiuti?
A fotografare lo stato della gestione dei rifiuti in Italia ci pensa il più recente rapporto di Fise Assoambiente, “Per una strategia nazionale dei rifiuti”, curato dal Laboratorio di REF Ricerche e presentato lo scorso 25 settembre a Milano nel corso dell'evento "Il Verde e il Blu Festival".
Al centro dell’incontro, l’analisi dello scenario nazionale e le proposte per una strategia che possa guidare l’Italia verso un modello virtuoso di circular economy. Il quadro che è emerso non è dei più rosei: negli ultimi 18 mesi, la produzione di rifiuti risulta aumentata, con un +2% (+590mila tonnellate) di rifiuti urbani rispetto al 2018, e un +3,3% (+4,6 milioni di tonnellate) di rifiuti speciali.
Parallelamente, sono diminuiti gli impianti di gestione ed è cresciuto l'export di rifiuti, che ha registrato un +31% (+110mila tonnellate) per gli urbani, e +14% (+420mila tonnellate) per gli speciali. Infine, sono aumentati notevolmente i costi di smaltimento: + 40%. Uno scenario ben distante dagli obiettivi europei fissati al 2035, che prevedono il raggiungimento della quota di 65% di riciclo e di 10% di rifiuti urbani conferiti in discarica. Per poter soddisfare tale traguardo, sottolinea il rapporto, è necessario “aumentare sensibilmente la raccolta differenziata fino all'80% e la capacità di riciclo, limitando il tasso di conferimento in discarica e innalzando al 25% la percentuale di valorizzazione energetica dei rifiuti al fine di chiudere il ciclo”.
Durante l’evento sono state dunque presentate le proposte di Fise Assoambiente per invertire la rotta. Il presidente Chicco Testa ha affermato: “Oggi è necessario definire una Strategia Nazionale di Gestione dei Rifiuti che fornisca una visione nel medio lungo periodo, migliorando le attuali performance. Servono impianti di recupero, di materia e di energia, a partire dagli oltre 40 in grado di trattare la frazione organica, per finire con termovalorizzatori che possano gestire rifiuti urbani e speciali non riciclati”.
È emersa inoltre la necessità di usufruire del piano di aiuti del Recovery Fund messo a disposizione dall’Unione Europea, per poter sostenere investimenti pari a 10 miliardi di euro nei prossimi 15 anni.
Accanto a questi passi, risulta necessario dotarsi di strumenti economici a sostegno dei materiali riciclati e per incentivare l’uso di sottoprodotti e materiali end of waste, ovvero frutto di processi volti a riconvertire i rifiuti in prodotti. Nel corso dell’evento è stata inoltre evidenziata la necessità di definire un quadro normativo chiaro, che semplifichi le procedure di autorizzazione, favorisca gli investimenti e la sana competizione tra le imprese.
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