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Il Recovery Fund è lo strumento che ha adottato la Commissione europea per contrastare la crisi causata dalla pandemia per Covid-19 e con cui avrà il potere di contrarre per conto dell’Unione Europea prestiti sui mercati fino a 750 miliardi di Euro.
Per poter accedere ad un prefinanziamento del 10% delle risorse previste dal Recovery Fund, l’Italia entro il prossimo 15 ottobre, dovrà inviare “informalmente” alla Commissione Europea il proprio piano di ripresa e resilienza unitamente al Documento programmatico di bilancio. A tal fine, il 15 settembre il Comitato interministeriale per gli Affari Europei (CIAE) ha approvato nei suoi contenuti essenziali, in coordinamento con tutti i Ministeri e le rappresentanze delle Regioni e degli Enti locali, le Linee Guida del Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza (d’ora in poi PNRR) con cui il Governo ha definito gli obiettivi che intende perseguire per il periodo 2021-2023 utilizzando i fondi previsti dal Recovery Fund (209 miliardi).
Il PNRR si divide in quattro aree
- 1) Sfide economico-sociali che il PNRR intende affrontare;
- 2) Missioni che organizzano la risposta alle sfide secondo grandi obiettivi ed aree di intervento, a loro volta suddivise in clusters che raggruppano singoli progetti coerenti tra loro;
- 3) Progetti che sono le unità di base del Piano e che dovranno rispondere ai criteri specifici previsti dal regolamento approvato dalla Commissione europea;
- 4) Riforme che identificano le politiche di supporto necessarie alla realizzazione delle missioni e al raggiungimento degli obiettivi del PNRR.
Tra gli obiettivi economico-sociali di lungo termine del PNRR che l’Italia vorrebbe (“dovrebbe”) perseguire vi è quello di “elevare gli indicatori di benessere, equità e sostenibilità ambientale”. La questione ambientale è una delle sfide più importanti che l’Unione Europea, ed in particolare l’Italia, si trova ad affrontare. La Commissione europea, ai fini della redazione dei Piani Nazionali di Rilancio e Resilienza, ha dettato alcune direttrici comuni tra le quali, oltre a resilienza e sostenibilità sociale, transazione digitale, innovazione e competitività, vi è la promozione della transizione ambientale. Il PNRR italiano prevede tra i Cluster di intervento di attuare una “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e di promuovere una mobilità pubblica e privata a impatto ambientale sostenibile.
La Rivoluzione verde e transizione ecologica
Il PNRR evidenzia, infatti, come in Italia sia necessario investire nella produzione di energia da fonti rinnovabili e promuovere l’economia circolare. L’inquinamento dei centri urbani assieme ad un importante inquinamento del suolo e delle acque, soprattutto nella pianura padana, richiedono un intervento tempestivo. Al fine di realizzare questo “storico” cambiamento in chiave green, il PNRR prevede alcune misure tra cui l’adozione di piani urbani per il miglioramento della qualità dell’aria e la forestazione urbana, la riconversione della produzione e del trasporto di energia in chiave sostenibile, l’adozione di criteri ambientali minimi.
Le Infrastrutture per la mobilità
Al fine di rendere l’Italia un Paese più competitivo, equo e vivibile è necessario non solo promuovere nuove realtà, quali le smart districts, ma anche completare i corridoi TEN-T (Trans European Network-Transport), il progetto disciplinato dal Regolamento 1315/2013 con cui l’Unione Europea, in un’ottica di decarbonizzazione dei trasporti e di lotta ai cambiamenti climatici, prevede di creare una Core Network (rete centrale) a livello comunitario con cui sarà possibile collegare i 27 Paesi membri entro il 2030. Sebbene la grave crisi internazionale in atto ha richiesto e richiederà ingenti sacrifici in termini sociali, economici e finanziari, potrebbe diventare nel contempo volano per la promozione, nonché adozione, di nuovi stili di vita al cui centro vengano posti maggior rispetto verso l’ambiente e attenzione verso la sostenibilità.
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