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Il settore dell’edilizia svolge un ruolo cruciale nella creazione di un’economia circolare e nel raggiungimento degli obiettivi europei al 2050.
Calcestruzzo, cemento, acciaio: possiamo farne a meno?
La storia dell’edilizia europea fino a oggi sembrerebbe suggerirci di no, ma questa risposta non è sufficiente: la loro riduzione e il loro recupero sono passaggi fondamentali nel taglio alle emissioni climatiche. Un recente approfondimento dell’European Environment Agency ha evidenziato il peso dell’edilizia nella mitigazione dei cambiamenti climatici e per il raggiungimento dell’obiettivo della neutralità climatica entro il 2020.
La gestione dei materiali per la costruzione e la demolizione è responsabile di ben due terzi delle emissioni di gas serra globali: imprescindibile raggiungere una vera economia circolare senza coinvolgere dunque questo settore. È necessario intervenire su diversi fronti: da una parte l’innalzamento della percentuale di recupero, laddove l’avvio al riciclo interessa soltanto il 50% dei rifiuti edili prodotti. Anche nei Paesi europei che raggiungono un alto tasso di riciclo, però, è necessario affrontare il tema senza abbassare la guardia: il problema principale non si lega soltanto alla quantità di scarti recuperati, ma anche alla qualità offerta dal processo di recupero.
Questi materiali, infatti, attualmente vengono sottoposti a un processo di “downcycling”, ovvero di recupero di basso grado, che ne comporta una perdita di valore. Ad oggi, il materiale recuperato viene utilizzato nelle operazioni di riempimento o per la realizzazione dei fondi stradali: il materiale dunque perde la sua funzione primaria e non dà vita a un vero e proprio processo circolare. Nel documento presentato dall’European Environment Agency, però, sono anche indicate specifiche azioni che possono portare alla riduzione del 61% dei gas serra prodotti dai materiali edili durante il loro intero ciclo di vita sulla base di uno specifico processo di individuazione, analisi, messa in atto e validazione delle misure per l’intero settore.
Il processo prevede azioni su 4 fasi:
- design del prodotto
- processi produttivi
- modelli di utilizzo
- gestione dei rifiuti da costruzione e da demolizione.
Per capire meglio in che modo questi principi potranno trasformarsi in azioni concrete anche in Italia, è però necessario attendere il recepimento della Direttiva 2018/851/UE, la quale stabilisce che gli Stati membri adottino misure volte a:
- promuovere la demolizione selettiva per consentire la rimozione e il trattamento sicuro delle sostanze pericolose e facilitare il riutilizzo e il riciclaggio di alta qualità
- l’istituzione di sistemi di cernita dei rifiuti da costruzione e demolizione almeno per legno frazioni minerali (cemento, mattoni, piastrelle e ceramica, pietre), metalli, vetro, plastica e gesso.
Lo studio specifica inoltre come il massimo dei risultati potrà essere ottenuto sui nuovi edifici, già progettati nell’ottica di garantire un ciclo di vita circolare ai materiali utilizzati, ma che buoni passi avanti si potranno fare anche su edifici già esistenti: un’ottima notizia per un Paese come il nostro, nel quale il patrimonio edilizio è caratterizzato da molti edifici a scarsa efficienza energetica.
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