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Un termometro green che segnala la percentuale di riciclato e recuperato all'interno di un prodotto. La nuova norma UNI/PdR 88:2020 è una firma di sicurezza e rispetto per l’ambiente.
Verificare il contenuto di riciclato, recuperato e sottoprodotto all'interno dei nuovi materiali grazie ad uno strumento normativo: è la recente UNI/PdR 88:2020. UNI è un'associazione privata senza scopo di lucro e dal 1921 svolge attività di normazione tecnica in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario ad esclusione di quello elettrico ed elettrotecnico. La mission di UNI spiega “come fare bene le cose” garantendo sicurezza, rispetto per l’ambiente e prestazioni certe. UNI partecipa, in rappresentanza dell'Italia, all'attività di normazione internazionale ISO ed europea CEN.
Lo scorso 6 luglio 2020 è stato pubblicato il documento UNI/PdR 88:2020 “Requisiti di verifica del contenuto di riciclato e/o recuperato e/o sottoprodotto, presente nei prodotti”, frutto della collaborazione tra UNI, AIOICI (Associazione Italiana Organismi Indipendenti di Certificazione e Ispezione), ALPI (Associazione Laboratori e Organismi di Certificazione e Ispezione) e CONFORMA (Associazione di Organismi di Certificazione Ispezione Prova e Taratura), nell’ambito del Tavolo di lavoro “Certificazione prodotti CAM”.
Si tratta di una modalità di verifica del contenuto di materiale riciclato, recuperato o sottoprodotto dichiarato da un’organizzazione per un proprio prodotto immesso sul mercato nazionale, indipendentemente dalla sua tipologia. Il documento stabilisce anche i requisiti dello schema e dell’iter certificativo e rappresenta quindi uno strumento utile per tutti gli organismi di certificazione chiamati a verificare e certificare il contenuto di materiale riciclato o recuperato di un prodotto. La verifica è utile per rispondere ai requisiti indicati nei Criteri Ambientali Minimi (CAM) stabiliti dal Ministero dell’Ambiente e a quelli previsti dai diversi protocolli di sostenibilità degli edifici, come LEED o ITACA.
UNI/PdR 88:2020 è definita prassi di riferimento in quanto definisce prescrizioni e modelli applicativi di norme tecniche, elaborati con un rapido processo di condivisione ristretta. Costituisce di fatto una tipologia di documento para-normativo nazionale che va nella direzione auspicata di trasferimento dell’innovazione e di preparazione dei contesti di sviluppo per le future attività di normazione, fornendo una risposta tempestiva a una società in cambiamento. Gli organismi di certificazione che effettuano la verifica di conformità devono prevedere regole per la concessione della licenza d’uso di un eventuale proprio marchio di certificazione e del marchio di conformità UNI. “Questa nuova prassi – spiega il presidente UNI Piero Torretta - intende fare chiarezza per tutti gli stakeholders, al fine di risolvere le possibili difficoltà interpretative della legislazione e della normativa tecnica in materia, favorendo inoltre una compiuta e corretta confrontabilità degli elementi ambientali dei prodotti che vengono offerti sul mercato”. La prassi non si applica ai materiali ottenuti dalla valorizzazione dei rifiuti plastici, né ai lubrificanti, ai carburanti e ai biocarburanti, né ad altri prodotti o materiali che dispongono di specifiche norme o prassi di riferimento inerenti la verifica del loro contenuto.
Secondo Dario Agalbato, rappresentante CONFORMA e Project Leader “La prassi è stata essenzialmente pensata come naturale estensione, a valore aggiunto, delle convalide basate sulla norma UNI EN ISO 14021, al fine di fornire una modalità solida, accreditata e autorevole, ma nel contempo semplice ed efficace, di risposta alla verifica dei criteri minimi ambientali CAM previsti nei decreti sull'economia circolare”. Per l’elaborazione di questa prassi, il tavolo dei lavori ha potuto contare sul contributo di esperti tra cui i rappresentanti di Confindustria, del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e di Accredia.
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