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Un'indagine Ipsos ha rivelato l'impatto del Coronavirus sul modello di mobilità in Cina: ne risulta un utilizzo maggiore dell'auto privata a discapito dei mezzi pubblici e un boom nella propensione di acquisto di automobili.
La società di analisi e ricerche di mercato Ipsos ha recentemente condotto un'indagine in Cina per comprendere, lì dove tutto è cominciato, l'impatto che il Covid-19 ha e ha avuto nell'orientamento e nelle scelte di acquisto delle persone in ambito mobilità. Che la pandemia e la mobilità siano intimamente connesse è risultato chiaro fin dall'inizio delle misure restrittive, quando l'imperativo a restare a casa si è inevitabilmente tradotto, in tutto il mondo, in un arresto delle attività e del traffico.
Nel Paese asiatico, a febbraio, il numero di automobili vendute è crollato dell'80%. Con le progressive riaperture e i conseguenti tentativi di convivenza con il virus, cosa è accaduto e cosa ci si deve aspettare per il futuro? Quali sono i principali timori che possono pilotare le scelte dei cittadini in un senso o nell'altro? La ricerca “Impatto del Coronavirus sull'acquisto di nuove auto in Cina” conferma che il virus ha cambiato il modello degli spostamenti quotidiani dei consumatori e, con esso, la loro propensione all'acquisto di nuove auto. I principali risultati denunciano una crescente sfiducia nei confronti del trasporto pubblico. Tale sfiducia si traduce in un utilizzo maggiore dell'auto privata e in un'accresciuta intenzione di acquistarle.
Prima dell'emergenza, infatti, il 56% delle persone utilizzava il bus o la metro per gli spostamenti quotidiani, il 45% veicoli su due ruote, il 34% l'auto privata, il 21% il taxi o i servizi di noleggio di auto con conducente, il 3% il car-sharing o il noleggio auto. Dopo l'esplosione del Covid-19, l'auto privata è diventata la scelta principale, con il 66% delle preferenze. Crolla l'utilizzo dei mezzi pubblici (24%), mentre resta invariata la propensione a usare i mezzi a due ruote. Le percentuali dei taxi, del noleggio e del car-sharing si attestano invece rispettivamente al 15%, al 12% e al 5%.
Ma non è tutto. Ben il 72% degli intervistati che al momento non possiedono un auto riferiscono di volerne acquistare una, il 66% di questi nel breve periodo, ossia entro i 6 mesi. Le ragioni sono chiare e ben esplicitate: il 77% ritiene che guidare diminuisca drasticamente il rischio di contagio e il 50% non si fida della sicurezza del trasporto pubblico. Le altre motivazioni chiamano in causa questioni di comodità e di spesa: da una maggiore flessibilità negli spostamenti (48%) a una migliore capacità di adattarsi alle esigenze familiari del mezzo privato (51%), fino a un atteso abbassamento dei prezzi (4%).
E' evidente che, se tali dati fossero confermati e ribaditi in altri Paesi o addirittura a livello mondiale, la mobilità sostenibile - con i relativi passi avanti faticosamente fatti nel corso di anni di sensibilizzazione - subirebbe un duro colpo. Con conseguenze gravissime in termini di qualità dell'aria, a dispetto della “ripulita” che il lockdown le ha saputo dare nell'immediato. Per quanto riguarda l'Italia, nelle scorse settimane Italy for Climate, iniziativa della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, ha lanciato il suo avvertimento: lo stop forzato delle emissioni provocato dalla quarantena non sarà sufficiente a dare risultati positivi a lungo termine.
Ora più che mai, dunque, è fondamentale ripensare la mobilità trovando formule che - tenendo conto delle necessarie misure di sicurezza imposte dell'emergenza sanitaria- incentivino ad abbandonare l'auto privata in favore di mezzi più rispettosi di ambiente e salute. Un inizio, in questo senso, è dato dal nuovo “bonus mobilità alternativa” del Governo, destinato a chi acquista biciclette, bici elettriche, monopattini o da utilizzare per i servizi di sharing di auto e scooter. Oltre a ciò, occorreranno investimenti seri nella sicurezza delle infrastrutture e misure ragionate che trasmettano fiducia ai cittadini e li convincano a lasciare la vettura in garage. Quanto di tutto ciò si riuscirà a mettere in campo farà una grande differenza sulla mole di traffico e, di conseguenza, sulla qualità dell'aria che nessuna mascherina potrà impedirci di respirare.
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