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La drammatica pandemia in atto ha interrotto bruscamente gran parte delle attività produttive nazionali e con esse si è ridotto drasticamente anche il relativo impatto ambientale. Le previsioni però non sono rosee, si ipotizza già una ripartenza con un aumento deciso di emissioni.
In questa fase ancora drammatica in cui il coronavirus Covid-19 sta mettendo a dura prova il mondo intero, non sono solo i dati sui danni diretti causati della pandemia a livello umano e sanitario a essere costantemente monitorati, anche altri numeri stanno attirando l’attenzione. In particolare a far notizia è l’impatto dello stop delle attività produttive, con tutto ciò che ne deriva, dalla riduzione del numero di trasporti in circolazione al calo drastico dei consumi e delle emissioni inquinanti.
Il fermo forzato di trasporti e attività produttive, pur nella sua drammaticità, sembra aver quanto meno permesso all’aria di alcune delle zone più inquinate del nostro Paese, la Pianura Padana su tutte, di ripulirsi. In questo tempo di pandemia anche Italy for Climate, iniziativa voluta dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, lancia il suo avvertimento, e lo fa invitando a porre l’attenzione sul fatto che il 2019 per l’Italia è stato un anno controverso per quanto riguarda la lotta ai cambiamenti climatici e lo stop forzato delle emissioni di questi drammatici giorni si pensa non sarà sufficiente a dare risultati positivi a lungo termine.
Proprio nel 2019 infatti in Italia si è registrato il più alto aumento delle temperature medie a livello globale, oltre che il raggiungimento di quota 1600 eventi atmosferici estremi, contro i 150 scarsi di soltanto 10 anni fa. Non solo, il 2019 è stato anche l’anno della perdita della leadership in termini di sfruttamento di fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica in favore della Germania. E per finire, le emissioni di gas serra sono calate di un miserissimo 1% rispetto ai dati relativi all'anno precedente.
Italy for Climate, alla quale tra l’altro aderiscono alcune imprese che già in passato si sono dimostrate particolarmente sensibili al tema del cambiamento climatico come Erg, Ing, e2i, Conou, illy, Davines, ha voluto racchiudere in una sintesi 10 punti rappresentativi di quella che è la situazione italiana in merito al clima in un rapporto intitolato “10 key trend sul clima – i dati 2019 in anteprima per l’Italia”.
Questo un estratto delle parole di Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile: “Secondo le stime di Carbon Brief, in Cina, il principale Paese emettitore e primo responsabile dell’aumento delle emissioni globali di gas serra degli ultimi due decenni, in queste settimane le emissioni si sarebbero ridotte di circa un quarto. Una dinamica simile potrebbe ripetersi anche in Italia, ma i dati aggiornati fino al dicembre del 2019 elaborati da Italy for Climate ci mostrano emissioni praticamente stazionarie da circa sei anni. Questo significa che non è in corso un reale processo di riduzione delle emissioni serra. La storia ci insegna che in assenza di tale processo e di interventi tempestivi per indirizzare la ripresa, dopo una crisi economica grave e un calo significativo delle emissioni queste potrebbero tornare a crescere come e forse anche più di prima. Come ci dimostrano i dati dell’ultima grande crisi finanziaria: nel 2009 un calo del PIL globale di circa l’1,7% si è tradotto in un calo delle emissioni dell’1,2%, ma già l’anno successivo con un PIL a +4,3% le emissioni sono rimbalzate a +5,8%”.
La conclusione alla quale si arriva facilmente stando a queste dichiarazioni è preoccupante. Se la storia non mente, stando a quanto si è già verificato in passato, una volta superata questa terribile fase emergenziale, soprattutto noi italiani dovremo essere pronti ad affrontare la nostra quotidianità in una nuova, seppur diversa, condizione di emergenza, questa volta dettata da una condizione ambientale sempre peggiore.
Sapremo evitare questo scenario?
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4 Novembre 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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