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Temperature elevate, piogge assenti e incendi: il 2020 lo ricorderemo come uno degli inverni più caldi di sempre. A scontrarsi con il fascino primaverile fuori stagione le ricadute sulle coltivazioni.
l 2020 è stato l'inverno più caldo degli ultimi 30 anni con una temperatura di circa tre gradi in più rispetto alla media stagionale nazionale.
Questo tiepido clima primaverile, all’apparenza affascinante e accogliente rispetto ai tradizionali inverni rigidi, è causa di grossi disagi e danni alle colture.
L’assenza di un vero e proprio alternarsi delle stagioni diventa un grave pericolo per la natura, per le coltivazioni e per la vita degli animali. Il fascino della fioritura precoce del mandorlo e del pesco è sicuramente uno spettacolo per gli occhi ma non fa bene alle piante e agli alberi da frutto. Bisogna fare i conti con il possibile abbassamento delle temperature che distruggerebbe tempestivamente il raccolto, compromettendone lo sviluppo nei mesi a seguire.
La mancanza di piogge ha poi inciso sul livello di fiumi e laghi causando la mancanza di acqua per le colture e siccità dei territori in cui vivono e si nutrono le specie autoctone, mentre l’assenza di neve sulle montagne ha rappresentato la totale assenza di un serbatoio idrico di riserva, utile alla vita e alla salute dei corsi d’acqua vicini. Altro fenomeno allarmante sono poi gli incendi, assolutamente fuori stagione, che hanno messo in ginocchio ettari ed ettari di terreno, un tempo ricoperti di neve.
Il clima primaverile, spiega Coldiretti, ha inoltre risvegliato in anticipo di almeno un mese 50 miliardi di api presenti sul territorio nazionale, ingannate dal caldo anomalo. Il rischio è che con l’abbassamento delle temperature possano gelare i fiori e morire parte delle api, dopo una delle peggiori annate per la produzione di miele in Italia.
Secondo il monitoraggio di Coldiretti il 2020 si classifica fino ad ora come l’anno più caldo di sempre sul pianeta: “Si registra una temperatura sulla superficie della terra e degli oceani, addirittura superiore di 1,14 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo sulla base dei dati di gennaio del National Climatic Data Centre (Noaa), che rileva i dati dal 1880”.
“La natura è in tilt e a macchia di leopardo lungo la Penisola dove – riferisce la Coldiretti – si sono verificate fioriture anticipate delle mimose in Liguria e dei mandorli in Sicilia e Sardegna dove iniziano a sbocciare le piante da frutto, ma in Abruzzo sono in fase di risveglio, con un anticipo di circa un mese, gli alberi di susine, pesche mentre gli albicocchi in Emilia e in Puglia hanno già le gemme.”
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