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Cosa è lecito attendersi dal Collegato ambientale alla legge di Bilancio? Il sottosegretario all'Ambiente Roberto Morassut ha rilasciato un'intervista per spiegare i criteri dai quali si partirà per definire priorità e conseguenti norme in ambito ambientale.
Fin dallo scorso autunno 2019, c'è enorme attesa e fermento per quel che riguarda il prossimo Collegato ambientale alla legge di Bilancio. Grande osservato speciale, dovrà infatti dare forma e corpo all'annunciato Green Deal europeo. Tante le misure da adottare, per altrettanti temi ambientali spinosi, bisognosi di attenzione e di norme tanto chiare quanto efficaci.
In seguito alla diffusione di notizie ancora poco precise, il sottosegretario all'Ambiente Roberto Morassut ha rilasciato un'intervista per spiegare i criteri dai quali si partirà per definire priorità e conseguenti leggi.
“La selezione dovrà avvenire, in primo luogo, in relazione al quadro europeo e alle linee strategiche su cui si assesterà la Commissione europea per impostare il Green new deal, in secondo luogo dal punto di vista delle risorse economiche disponibili e degli obiettivi” ha dichiarato. "Partendo da questa visione costruiremo il testo del Collegato nel lavoro della maggioranza e nel confronto con altri ministeri, in un lavoro organico e di squadra, perché la prospettiva di una svolta verso la sostenibilità ed un nuovo modello di sviluppo non è un tema settoriale ma una grande scommessa politica e di civiltà”.
Il dissesto idrogeologico, che mette a rischio ben il 91% dei Comuni italiani, è una delle questioni ritenute più urgenti. “I tempi del Collegato non sono compatibili con la necessità di intervenire subito, apportando modifiche significative ad una macchina operativa che, nel tempo, si è caricata di troppe stratificazioni per le continue e non sempre efficaci manomissioni al modello operativo”. Mappatura del rischio, competenza di settore e tecnologica, chiarezza nell'assegnazione dei ruoli e nell'adempimento dei compiti di ciascuno sono alcune delle modalità individuate per far fruttare appieno le risorse già presenti sul territorio nazionale.
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Per quel che riguarda la salute pubblica e gli illeciti ambientali, secondo Morassut il Ministero intende "coordinare la legislazione sul tema del danno ambientale e delle bonifiche” in modo da velocizzare l'individuazione dei responsabili ed agire tempestivamente per porvi rimedio. Per affrontare nel modo corretto tali problematiche, il ministero dell'Ambiente ha istituito una Direzione generale specifica sulle bonifiche. Anche in questo caso, è fondamentale agire con metodo e rapidità, lasciandosi alle spalle una lunga fase di stallo. In particolare, la bonifica dei Siti d’interesse nazionale (Sin) procede terribilmente a rilento: dopo decenni sono state portate a termine solo per il 15% dei suoli e il 12% delle acque sotterranee.
Incrementare l'impegno sulle rinnovabili e riconvertire tutto il trasporto pubblico locale all'energia pulita nell'arco di un decennio sono ulteriori obiettivi del ministero dell'Ambiente. L'ambito e l'intento finali coincidono con l'accelerazione della transizione energetica e del conseguente contenimento di CO2 richiesto a livello internazionale. Prosegue Morassut in merito: “Il lavoro svolto dal ministero dell’Ambiente (d’intesa col Mise) sul PNIEC è stato importante e resta un patrimonio fondamentale. Ma dobbiamo tener conto che siamo in un momento di grande accelerazione sul tema della transizione energetica sia per quanto riguarda gli obiettivi indicati dall’Europa (che vogliamo cogliere) sia per quanto riguarda l'evoluzione tecnologica e dei sistemi di approvvigionamento, oltre che delle fonti”.
Alla luce, dunque, delle ben note urgenze ambientali -esacerbate anche da vuoti normativi o direttive nebulose- è dunque giunto il momento di adottare provvedimenti che mettano sostenibilità e rispetto delle risorse definitivamente al centro del sistema socio-economico italiano.
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