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L’inquinamento da particolato ha provocato 4,2 milioni di morti in tutto il mondo nel 2015: ecco come confrontare la qualità dell’aria della tua città con quello delle metropoli più inquinate.
Quando si parla di particolato si fa riferimento all’insieme di sostanze solide e liquide sospese nell’aria, dovute sia ad attività naturali (pollini, polvere) sia a quelle umane (industrie, riscaldamento, traffico).
Questa forma di inquinamento è una di quelle che colpisce maggiormente le nostre città e impatta di più sulla nostra salute. Secondo le stime del Ministero della Salute, ogni anno in Italia muoiono almeno 30mila persone per gli effetti del particolato fine, che corrispondono a circa il 7% di tutti i decessi nel nostro Paese.
L’inquinamento da particolato deriva essenzialmente da tutto ciò che brucia: carbone nelle centrali elettriche, benzina nelle automobili, sostanze chimiche nei processi industriali o, comunque, qualunque cosa che si incendi.
Il particolato nelle città
Il particolato non può essere visto ad occhio nudo: ogni particella è circa 35 volte più piccola di un granello di sabbia. Il fatto di essere invisibili non le rende meno dannose: anche se è complicato fare stime di questo tipo, il Ministero della Salute considera l’inquinamento tra i fattori che riducono di 10 mesi la durata della vita: il tempo si allunga a 14 mesi per chi vive al Nord, 6,6 per chi è nel Centro e 5,7 per il Sud e le isole.
Le ricerche hanno dimostrato che il particolato agisce direttamente su asma e disturbi polmonari, oltre ad aumentare il rischio di infarto e ictus. Alcune ricerche mostrano una correlazione anche con problemi di sviluppo nei bambini e disturbi cognitivi negli anziani.
Ma chi paga di più le conseguenze del particolato? Sicuramente i Paesi in via di sviluppo e di recente industrializzazione hanno i tassi di particolato più alti nell’aria e vivono le condizioni peggiori. Tuttavia, anche le grandi economie, pur avendo attuato alcune misure di riduzione del particolato e tutela dell’aria, hanno ancora a che fare con questo problema, tutt’altro che risolto.
Il cambiamento climatico ha impattato molto sulla regolazione di questo problema: i grossi incendi sono sempre più frequenti nei Paesi occidentali e portano con loro grossi problemi di inquinamento atmosferico.
L’emergenza a Nuova Delhi e la situazione italiana
I livelli di particolato nell’aria sono saliti a livelli stratosferici in alcune grandi metropoli come Nuova Delhi. La metropoli indiana lotta ogni momento dell’anno per la sua qualità dell’aria, ma è proprio verso la fine del 2019 che ha registrato percentuali di particolato nell’aria pericolosamente alte.
Per questa ragione, il governo indiano ha dichiarato lo stato di emergenza, chiudendo le scuole e distribuendo milioni di maschere protettive ai residenti.
Nuova Delhi, però, non è un caso isolato in Asia: anche Pechino si trova spesso in condizioni allarmanti. Il Premier Li Keqiang ha annunciato un impegno verso la tutela dell’aria, mettendo in campo alcune azioni protettive come limiti alla combustione del carbone e alla circolazione di veicoli altamente inquinanti nelle città cinesi.
Nel 2013, Pechino ha registrato concentrazioni di particolato davvero critiche, da 700 a 900 μg / m 3. Oggi la situazione è migliorata, ma il problema è davvero lontano dall’essere dichiarato “risolto”.
Il paragone con la qualità dell’aria delle città italiana
Abbiamo paragonato la qualità dell’aria delle grandi città italiane con quelle delle peggiori al mondo utilizzando l’indice di qualità dell'aria dell'EPA.
Ecco cosa ne è emerso.
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