Vino: uniformare la filiera a sostegno della sostenibilità
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Vino: uniformare la filiera a sostegno della sostenibilità

La sostenibilità è un tema sempre più caldo nel mondo vitivinicolo: in programma l’unificazione degli attuali standard di riferimento, per una normativa più chiara.

Finalmente, anche in enologia la parola “sostenibilità” sta acquisendo un significato via via sempre più importante. Non a caso, questo tema è stato il focus della sesta edizione di wine2wine, la piattaforma di Veronafiere-Vinitaly per il business, l'aggiornamento e la formazione professionale della community internazionale del vino, svoltasi il 25 e 26 novembre. L’evento, con la presenza di oltre 1.500 professionisti della filiera e 100 esperti di provenienza internazionale, ha dedicato ampio spazio alla sostenibilità sociale, ma è anche l’aspetto ambientale ad assumere crescente rilevanza.

Le discussioni tra gli addetti ai lavori negli ultimi mesi si sono fatte sempre più intense. L’obiettivo comune è quello di definire e avviare un percorso che possa portare a ottenere una produzione di vino realmente sostenibile, garantita da specifici standard nazionali.

Attualmente, infatti, in Italia gli standard qualitativi in vigore a tutela della sostenibilità delle produzioni vinicole sono quattro. Sul fronte pubblico sono i sistemi VIVA, avviato nel 2011 per mano del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, e il Sistema di Qualità Nazionale per le Produzioni Integrate, SQPNI, promosso dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF). Accanto a questi due standard se ne contano altri due provenienti dall’ambito privato: Equalitas, messo a punto da Federdoc e Tergeo a opera, invece, dell’Unione Italiana Vini.

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Nei mesi scorsi proprio il MIPAAF ha dato vita a un gruppo di lavoro il cui compito principale sarà quello di operare una consistente semplificazione nel settore, con l’intento di eliminare i differenti sistemi oggi in vigore per sintetizzarli in uno unico, standardizzato su scala nazionale.

Si tratta di un passo decisivo e anche necessario, se si desidera incrementare la comprensione del concetto di vino sostenibile e fare chiarezza sulle differenze dei diversi standard produttivi da parte del mercato, sia sul fronte degli esercenti, sia su quello dei consumatori.

D’altra parte è naturale che la presenza di diversi disciplinari possa contribuire a creare fraintendimenti, in un settore poi, quello vitivinicolo, in cui soprattutto tra i consumatori c’è ancora molta confusione. In particolar modo è proprio il concetto di sostenibilità, riferito al vino, che viene ancora troppo spesso frainteso, tanto che per il consumatore non bene informato un vino “sostenibile” diventa facilmente sinonimo di vino biologico (ovvero ottenuto esclusivamente da uve biologiche e secondo specifici processi di lavorazione), oppure naturale, realizzato senza additivi chimici né manipolazioni o aggiunte da parte dell’uomo. La normativa aiuterà ad avere più chiaro ciò che mettiamo nel bicchiere.

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