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Che sia una minaccia ambientale è ormai noto, ma l’ossido nitroso è ancora poco conosciuto e, soprattutto, poco combattuto. Ecco perché.
L’ossido nitroso è sotto la lente degli scienziati e dei ricercatori sul clima. Il motivo? Nonostante da anni si parli molto dei rischi inquinanti correlati di questa sostanza, queste implicazioni non sono mai state prese sul serio nella lotta contro il riscaldamento globale. A differenza della CO2, da sempre sotto i riflettori quando si parla di climate change, l’ossido di diazoto, noto come ossido nitroso o gas esilarante, ha sempre avuto un ruolo secondario, per non dire di contorno.
I dati però parlano chiaro: secondo l'EPA (Environmental Protection Agency) il suo potenziale di riscaldamento climatico è pari a 310; ciò vuol dire che su cento anni il protossido di azoto risulta 310 volte più impattante dell'anidride carbonica per unità di massa. Ma se il suo potere inquinante è noto ormai agli specialisti, perché non è mai stata intrapresa alcuna azione per limitarne la diffusione nell'atmosfera? Semplice: perché ha a che fare con l’agricoltura, in particolare con terreni fertilizzati e rifiuti animali.
Da dove proviene l’ossido nitroso
Il diossido di azoto, così come altri gas serra, assorbe le radiazioni e intrappola il calore nell'atmosfera, dove può vivere per una media di 114 anni. Rispetto all'anidride carbonica, che può vivere nell'atmosfera per centinaia di anni, il protossido di azoto può permanere per tempi relativamente brevi, ma più lunghi di altri inquinanti come il carbone nero o il metano. Circa la sua provenienza, secondo i dati EPA il 40% delle emissioni di ossido nitroso proviene da attività umane e, in particolare, dal settore agricolo.
Soprattutto nelle grandi attività agricole, il letame presenta un duplice problema di emissioni: emette un'enorme quantità di metano, ma può anche generare ossido nitroso quando non ha accesso all'ossigeno. Lo stesso fenomeno può innescarsi anche quando il letame viene applicato in eccesso sulle terre coltivate. Secondo Neville Millar, coordinatore della ricerca sul tema alla Michigan State University, circa la metà dei fertilizzanti azotati aggiunti al terreno vengono effettivamente assorbiti dalle piante.
Gli scarti non assorbiti finiscono nelle falde acquifere o si trasformano in gas come l’ossido nitroso. Non solo agricoltura: la produzione di questo inquinante è attribuibile anche al calore prodotto dai combustibili, anche se dipende strettamente dal tipo di combustibile e dalla tecnologia di combustione utilizzata. L’ossido nitroso è anche un sottoprodotto di sostanze chimiche come l'acido nitrico (usato per i fertilizzanti) o l'acido adipico (usato per produrre nylon e altri prodotti sintetici).
Un altro dato interessante sulla produzione di ossido nitroso proviene da una ricerca del 2013 dove è stato prelevato dall'Artico un campione di permafrost, per determinare quali inquinanti stessero contribuendo di più alle variazioni climatiche. I ricercatori dietro lo studio, un team di Harvard e NOAA, hanno pubblicato recentemente i dati, che testimoniano la presenza non trascurabile di questo gas. Per Ron Dobosy del NOAA “è tempo che anche l’ossido nitroso venga scoperto di più".
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