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Da una ricerca di Bloomberg emerge un dato interessante: nei mercati emergenti gli investimenti nell’eolico e nel solare sono più alti di quelli riservati alle fonti fossili
I Paesi in via di sviluppo stanno operando una transizione verso l’energia pulita: è questo ciò che emerge dai dati raccolti dalla ricerca Climatescope 2018 di Bloomberg, che analizza proprio la natura delle fonti energetiche impiegate nelle economie emergenti.
Fino a qualche anno fa, i Paesi più ricchi erano visti come i leader del cambiamento, detenendo la maggior parte degli investimenti nelle attività di sviluppo delle rinnovabili. Già nel rapporto Climatescope del 2017, era evidente un cambiamento di rotta: i Paesi che investivano nelle rinnovabili non erano più (solo) quelli al Nord, ma quelli al Sud del globo.
Con questa edizione del 2018, Climatescope fa un passo in più, documentando questa storica inversione di rotta. I dati che stiamo analizzando arrivano, peraltro, proprio mentre il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, nella recentissima Cop24, ha affermato che il mondo è totalmente fuori controllo e che le emissioni di gas serra stanno di nuovo aumentando. Questo è un segnale importante a dimostrazione che l’impegno finora mostrato non è assolutamente sufficiente e che lo spettro della crisi climatica è tutt’altro che superato.
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La ricerca
I dati presenti nel Climatescope di quest'anno sono stati raccolti da 42 Analisti di BloombergNEF, che hanno effettuato 54 visite di paesi per raccogliere dati e condurre interviste.
Per il 2018, il progetto è stato ampliato e aggiornato, a partire dal numero di Paesi intervistati: questi, infatti, sono stati notevolmente ampliati a 103. Questo numero include 100 nazioni classificate dall’OCSE come meno sviluppate.
Gli altri tre paesi - Cile, Messico e Turchia - sono tecnicamente classificati come non-OCSE, ma sono un riferimento importante tra i Paesi in via di espansione.
Anche la metodologia di Climatescope è stata semplificata e aggiornata, raggruppando gli indicatori in tre macrogruppi.
Come negli anni passati, Climatescope ha stilato una classifica delle singole nazioni. Il quadro che ne emerge, parlando di investimenti in rinnovabili dei Paesi emergenti, è molto interessante: mentre molti dei paesi che sono apparsi in cima alla classifica del sondaggio negli anni passati sono di nuovo lì, ci sono stati alcuni cambiamenti notevoli.
Riassumiamo i dati salienti in questi punti:
- Il Cile è in cima alla classifica: il Paese ha ottenuto un ottimo punteggio su tutti i fronti, favorito da politiche governative forti e un impegno reale verso la decarbonizzazione
- L'India è al secondo posto, con un’espansione davvero record nel mercato delle rinnovabili: solo nel 2017, il mercato solare del paese ha quasi raddoppiato le sue dimensioni. Il Paese punta a raggiungere 175GW di capacità di energia pulita entro il marzo del 2022, con 100GW in arrivo da solo solare
- La Giordania è al terzo posto, annoverando 730 MW di impianti eolici e solari aggiunti nel biennio 2015-2017
- Il Brasile è al quarto posto e, nonostante la crisi economica, è pronto a investire nelle rinnovabili
- Il Ruanda chiude la top five grazie ai progressi senza precedenti nell'espansione della rete elettrica fatta nell’ultimo decennio. Dal 2010, circa 4,3 milioni di abitanti su 11,8 milioni hanno ottenuto l'accesso all'elettricità
Una storica inversione di tendenza
I dati raccolti da Bloomberg ci mostrano come i Paesi emergenti detengano attualmente il primato sugli investimenti in rinnovabili, un titolo che, fino a qualche anno fa, spettava ai Paesi più ricchi. L’energia proveniente da solare ed eolico ha rappresentato lo scorso anno oltre la metà dei nuovi 186 gigawatt installati nei paesi in via di sviluppo. Un risultato storico, se consideriamo che i 114 gigawatt a zero emissioni introdotti nei paesi in via di sviluppo rappresentano quasi il doppio dei 63 gigawatt di capacità rinnovabile aggiunta alla produzione elettrica delle nazioni più ricche. "Appena un paio di anni fa qualcuno sosteneva che i paesi in via di sviluppo non erano in grado o persino non avrebbero dovuto incrementare la loro capacità elettrica a zero emissioni in quanto troppo costosa"- ha dichiarato Dario Traum, curatore della ricerca - "Oggi queste nazioni conducono la corsa all'installazione di nuova capacità da fonti verdi, agli investimenti, alle politiche innovative e alla riduzione dei costi"
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