Come unire integrazione social e design? Con un progetto davvero unico: ecco la storia della falegnameria sociale K_Alma.
Siamo tutti migranti: è questo uno dei principi ispiratori del progetto K_Alma, una falegnameria fondata nel 2016 da cittadini italiani e stranieri, con l’obiettivo di favorire l’integrazione sociale e il rispetto dei diritti e della dignità umana.
Il fenomeno delle migrazioni è sempre stato presente in Italia: dare un contributo per affrontarlo e gestirlo con efficacia ha contribuito alla fondazione di questo progetto, nato dall’iniziativa imprenditoriale di Gabriella Guido.
Ma che cos’è K_Alma? Come si legge nel sito ufficiale, si tratta di “un progetto sociale che vuole però aprirsi a fasce della popolazione in questo momento più “vulnerabili”, inoccupati o disoccupati, a chi per ragioni economiche e sociali vive un momento difficile della propria vita o magari cerca un nuovo modo di viverla”.
L’obiettivo è quello di mettere al centro il lavoro, valorizzando competenze e capacità di ognuno, combattendo disuguaglianze e iniquità sociali. La possibilità offerta dal progetto è quella di permettere ai più deboli (i migranti e i richiedenti asilo romani) di mettersi alla prova e di integrarsi in un tessuto sociale diverso, fondendo la loro identità con quella nazionale, trovando connessioni e punti d’incontro.
In che modo avviene questa integrazione? Creando un ambiente di lavoro multiculturale, vivace, creativo, dove ognuno apporta le sue competenze per dar vita a qualcosa di nuovo maneggiando il legno.
Un modo diverso di vivere l’integrazione
L’associazione K_Alma è nata nell’aprile del 2016 per lavorare su progetti specifici e per lavorare attivamente sul tema flussi migratori.
Nel 2017 l’associazione ha avuto accesso a due ambienti di 40 mq al Villaggio Globale di Roma. Il progetto prevede una parte formativa, con corsi di falegnameria organizzati con formatori locali o in collaborazione con corsi regionali, oltre ad un polo sociale, sociale e ricettivo per rimettere al centro le persone e valorizzare i rapporti umani, andando oltre le differenze culturali.
I lavori realizzati vengono venduti ed il ricavato viene utilizzato per autofinanziare le spese dell’associazione. La riconversione degli spazi adibiti alla falegnameria è stata realizzata con la preziosa collaborazione dello studio di architettura BAG, da anni impiegato in progetti di riqualificazione ispirati a principi di sostenibilità.
La falegnameria vista da altri occhi
Recentemente la falegnameria K_Alma è stata protagonista del concorso “Storie di Economia Circolare”: la realtà sociale è stata raccontata da Viola Faccioli.
Viola Faccioli scrive: “Rasheed indossa un paio di cuffie antirumore e la mascherina calata sul volto mentre scorre il legno sulla sega circolare. I trucioli annebbiano l’aria, negli ex bagni del Villaggio Globale, Testaccio, Roma, recuperati e trasformati lo scorso anno in una piccola falegnameria sociale. Si chiama K_alma che in lingua Hausa, uno degli idiomi più diffusi in Africa, vuol dire parola; con quel trattino in più, a separare consonante e vocale, rimanda anche all’anima. L’anima del legno, i suoi nodi, le sue venature; l’anima come movimento, come vita. Ed è qui, in questo laboratorio artigiano palestra di integrazione, che si prova a rigenerare l’uno e l’altra: a dare una seconda possibilità a tronchi, ciocchi, piani e a immaginare un futuro per rifugiati e richiedenti asilo, disoccupati e inoccupati“.
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