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Il 2019 è stato dichiarato Anno Nazionale del Turismo Lento. Un'occasione per assecondare e accelerare il trend che, secondo il rapporto “Gli italiani, il turismo sostenibile e l'ecoturismo”, vede gli italiani praticare sempre di più una forma di turismo rispettosa dei territori e dell'ambiente.
Viaggiare, con il giusto tempo e al giusto ritmo. Un desiderio di molti, un trend in crescita che porta con sé una rivoluzione chiamata turismo sostenibile. A fronte di una crescente consapevolezza attorno al tema e nell'ottica di un'ulteriore implementazione al fine di attrarre in Italia un flusso sempre maggiore di turisti responsabili, il 2019 appena iniziato è stato dichiarato Anno Nazionale del Turismo Lento.
“Dopo l’anno dei cammini, quello dei borghi e l’anno del cibo, concluderemo questo percorso ideale per valorizzare i territori italiani meno conosciuti con l’anno del turismo lento nel 2019” aveva annunciato sul finire del 2017 l'allora Ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini. “Le ferrovie storiche, assieme ai percorsi ciclabili e quelli a piedi vi si inseriscono perfettamente”. L'intento è, dunque, quello di far conoscere le eccellenze di ciascun territorio attraverso un approccio dolce e rispettoso, che porti valore e ricchezza riducendo al minimo l'impatto sugli ecosistemi.
Tasselli importanti per questo cambio di mentalità sono l'Atlante digitale dei cammini- prima mappatura che raccoglie percorsi da affrontare a piedi, in bici o a cavallo e l'Atlante di viaggio delle Ferrovie Dismesse, che evidenzia le riserve naturali, i borghi storici, i cammini e le piste ciclabili lungo le linee ferroviarie dismesse.
L'ottavo rapporto “Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo” realizzato dalla Fondazione UniVerde in collaborazione con IPR Marketing, sottolinea peraltro il crescente interesse da parte degli italiani attorno all'argomento. Secondo l'analisi, cresce al 78% la percentuale sul livello di conoscenza della definizione di “turismo sostenibile”. Il 41% lo considera eticamente corretto e circa il 30% vicino alla natura. Il cosiddetto “vincolo di sostenibilità” per un’area turistica rappresenterebbe una necessità o un’opportunità di crescita per il suo sviluppo economico per ben l’88% degli utenti. Il 64% degli intervistati, poi, conosce la definizione di “ecoturismo” come forma di turismo che rispetta l’ambiente, le popolazioni locali e valorizza le risorse naturali e storico-culturali di un territorio.
Nel momento in cui pianifica un soggiorno, il 58% degli intervistati si pone il problema di fare scelte che non danneggino l’ambiente. Cresce inoltre al 51% la percentuale di chi considera il turismo una possibile causa di scompensi ambientali.
Il 46%, in particolare, si dichiara disponibile a spendere il 10 o il 20% sul totale della vacanza pur di limitare il proprio impatto. A dimostrazione di ciò, prima di scegliere una struttura turistica, il 41% degli italiani si informa che sia sostenibile. Con in mente parametri ben definiti: la presenza di pannelli fotovoltaici (il 55% degli utenti), l’uso di sistemi per il risparmio elettrico (il 33%) e il risparmio idrico (per il 29%). Ma i turisti sostenibili mettono sul piatto della bilancia anche i servizi offerti e valutano positivamente menù biologici o a km 0 (37%), oltre a una corretta gestione dei rifiuti (34%).
Per quel che riguarda i trasporti, quasi il 70% dichiara che rinuncerebbe all’auto se la meta fosse raggiungibile in treno, il 60% se sul posto ci fosse il car sharing e il 54% se potesse utilizzare l’autobus. Il 47% dichiara inoltre di aver già preferito il treno per motivi ecologici. Sono in crescita le percentuali di preferenza per i ristoranti che offrono prodotti a km 0 (93%) e quelli che usano prodotti provenienti da agricoltura biologica (81%), a parità di prezzo o anche spendendo qualcosa in più.
Benvenuto, dunque al 2019 come Anno Nazionale del Turismo Lento. L'auspicio è che porti avanti una rivoluzione culturale, silenziosa ma inesorabile, capace di lasciarsi definitivamente alle spalle le cattive pratiche e la scarsa consapevolezza cui il turismo di massa ci ha abituato nei decenni.
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