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Due settimane di colloqui per i 30mila partecipanti, qualcosa si è mosso ma non è abbastanza. Le sorti del mondo restano in balia dei re dell'oro nero.
È giunta al termine COP24, la conferenza mondiale sul clima tenutasi a Katowice (Polonia) nella quale molti, a partire dalle varie organizzazioni sensibili al tema fino ai singoli cittadini, ponevano le speranze per un futuro all'insegna della tutela del pianeta. L'ONU definisce i risultati raggiunti come “solidi” ed “eccellenti”, ma non tutti la pensano così.
Sull'altro piatto della bilancia c'è il giudizio negativo di organizzazioni quali Greenpeace e WWF, secondo le quali ancora non si è fatto abbastanza, e a preoccupare maggiormente c'è l'intenzione da parte dei governi di non voler fare di più.
Lo scopo della conferenza era di stabilire i metodi di attuazione degli Accordi di Parigi del 2015, obiettivo in parte raggiunto con la stesura del Katowice Climate Package. Tale regolamento stabilisce le modalità con cui i vari Paesi dovranno rendicontare circa il proprio impegno a favore della riduzione delle emissioni. Oltre a ciò si sarebbero dovute definire anche le strategie finanziarie globali per il sostegno della lotta ai cambiamenti climatici: la distribuzione dei finanziamenti da parte dei paesi industrializzati verso i più poveri e in via di sviluppo, il modo con cui raggiungere l'obiettivo dei 100 miliardi di finanziamenti entro il 2020 e la definizione del sistema globale di distribuzione di tali finanziamenti dopo il 2025.
Tutte questioni sulle quali però è stata fatta poca chiarezza, tanto da suscitare forte delusione da parte dei paesi economicamente più deboli, per i quali le cause del fallimento vanno ricercate anche nella scarsa reattività di alcuni governi europei.
Secondo gli studi antecedenti COP24, il limite dell'aumento della temperatura globale doveva essere fissato a +2°C o meglio ancora a +1,5°C. Con gli accordi raggiunti durante la conferenza invece i governi si sono impegnati a muoversi per contenere l'aumento soltanto entro i 3°C. Si tratta di un risultato insoddisfacente e inaccettabile, in totale controtendenza rispetto a quanto chiedono i cittadini di tutto il pianeta esortando i governi a fare di più.
Non è solo dei comuni cittadini il disappunto suscitato ma anche delle organizzazioni ambientaliste mondiali. Il pollice verso è arrivato infatti anche da parte di Greenpeace, secondo la quale, nonostante gli scienziati ci abbiano concesso soltanto altri dodici anni per attuare un cambio di rotta per salvare il pianeta, in Polonia non sia stato preso nessun impegno concreto a tale scopo.
La Direttrice Esecutiva di Greenpeace Jennifer Morgan ha così dichiarato: “Un anno di disastri climatici e il terribile monito lanciato dai migliori climatologi dovevano condurre a risultati molto più incisivi. Invece i governi hanno deluso i cittadini e ignorato la scienza e i rischi che corrono le popolazioni più vulnerabili. Riconoscere l'urgenza di un aumento delle ambizioni e adottare una serie di regole per l'azione per il clima non è neanche lontanamente sufficiente allorquando intere nazioni rischiano di sparire”.
Tutto sommato, in parte, il raggiungimento del Katowice Climate Package è da ritenersi comunque un buon risultato, se si considera che la conferenza ha visto i governi più virtuosi e sensibili dover fronteggiare la continua avversione dei paesi produttori di combustibili fossili. Non resta che aspettare e vedere se i governi di Usa, Australia, Arabia Saudita, Kuwait, Russia e Polonia accetteranno di anteporre le sorti del pianeta alla sovranità economica.
La strada sembra ancora lunga e tortuosa, soprattutto se si considera che l'avversione di questi Paesi al tema ambientale è talmente forte da aver spinto il Brasile a ritirare il proprio impegno ad ospitare la conferenza del prossimo anno. L'appuntamento sarà quindi in Cile per COP25.
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4 Novembre 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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