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La città lombarda si conferma di nuovo al vertice della classifica stilata da Legambiente, mantenendo il primato già conquistato nel 2017.
Come ogni anno ormai da venticinque anni, anche per il 2018 Legambiente ha pubblicato i dati del rapporto Ecosistema Urbano, la classifica delle perfomance ambientali delle nostre città. Al vertice della graduatoria si conferma ancora una volta Mantova, già la migliore nel 2017, seguita a ruota da Parma, Bolzano, Trento e Cosenza.
Quello che emerge di importante non è solo quale città è riuscita a far meglio di altre: il rapporto è importante perché permette di fare qualche ulteriore riflessione. Sebbene molte città nel corso della storia del “contest ambientale” si siano rese protagoniste di una scalata che dal fondo della classifica le ha viste risalire – si prenda a riferimento Milano, piazzatasi alla penultima posizione nel 1994 e giunta oggi al 23° posto – in generale l'ondata di cambiamento in veste green sembra essere ancora troppo lenta. Ne è un esempio la questione della mobilità urbana: non è sufficiente che gli organi comunali mettano in atto politiche come il blocco dei vecchi diesel, se poi l'iniziativa si vede frenata da deroghe al divieto poste dalla Regione e senza che vi sia una visione più ampia per rendere le città sostenibili.
Il cambiamento che si deve necessariamente portare avanti deve prevedere la diffusione su scala nazionale di una maggiore sensibilità nei confronti del tema. Certamente molti passi avanti sono stati fatti: per citare alcuni capoluoghi virtuosi, si pensi a Bergamo che ad oggi vanta la più estesa area Ztl d'Italia, oppure a Ferrara, Reggio Emilia, Bolzano e Pesaro con le loro politiche di incentivazione all'utilizzo della bicicletta. O ancora a Padova, che investe sul solare, oppure a Monza e Macerata che lavorano per combattere lo spreco dell'acqua.
Questi sforzi, sebbene ammirabili, non bastano. Fino ad ora tutti i cambiamenti in positivo sono stati frutto di iniziative delle singole, più virtuose amministrazioni comunali ma è evidente che la direzione non può rimanere per sempre questa. Servono delle nuove politiche a livello nazionale in veste ecologica che coinvolgano nei ruoli più importanti anche i vari ministeri dell'Ambiente, Infrastrutture, Salute, Trasporti per far sì che su tutto il territorio italiano questa sorta di evoluzione ambientale urbana si diffonda uniformemente.
Inoltre, nel rapporto di quest'anno sugli ecosistemi urbani è stata inserita anche l'analisi della capacità di smaltimento dei rifiuti dei singoli Comuni all'interno dei confini del proprio territorio e ciò che è emerso evidenzia situazioni tristemente gravi. Su tutte, Roma e Milano mostrano una profonda incapacità di gestione dei propri scarti: due situazioni in cui i rifiuti compiono interminabili viaggi, su gomma e ferrovia per raggiungere altre Regioni o addirittura zone oltre confine, per essere smaltiti. Si tratta di operazioni in evidente contrasto con le iniziative di blocco dei mezzi diesel precedentemente citate.
Queste contraddizioni si sommano al fatto che certi passi avanti in termini di ambiente e “benessere urbano” siano stati fatti soltanto per sanare posizioni non conformi ai dettami dell'Unione Europea, per le quali sono state pagate fior fior di sanzioni. Due casi eclatanti sono stati l'avviamento dei primi depuratori di Milano quindici anni fa o la chiusura della discarica di Malagrotta a Roma dieci anni dopo. È auspicabile che il cambiamento, necessario e inderogabile, sia guidato da una visione più consapevole e non dalla mera necessità di evitare sanzioni.
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26 Giugno 2020Iscriviti alla nostra Newsletter!
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