Agricoltura biologica: dalle oche agli insetti per la lotta biologica, ecco le alternative ai prodotti inquinanti impiegati nella produzione agricola.
Chi ha mai pensato che il futuro dell’agricoltura biologica potesse finire nelle mani, anzi, nelle zampe delle oche?
A Cannara, in provincia di Perugia, presso la Cantina di Filippo ha preso il via un esperimento che sembra dare buoni risultati: stop all’uso di diserbanti e gasolio in vigna, per eliminare l’erba infestante tra i filari sono state introdotte oche lasciate libere di pascolare. Oltre a liberare le vigne dalla presenza di erbacce ed erbe selvatiche soffocanti, l’azienda dichiara un ulteriore beneficio: grazie alla concimazione naturale del terreno da parte delle oche, anche l'uva migliora, influenzando positivamente quantità e qualità della produzione vinicola.
Con cento oche per ogni ettaro di vigna, sono ben 400 gli esemplari al lavoro nei campi dell’azienda umbra, in sostituzione di 100 litri di carburante a ettaro per ogni trattore. La cantina costituisce un caso interessante, ma non isolato di ricerca di soluzioni alternative allo sfruttamento intensivo delle risorse e dei terreni: sotto il cappello di “agroecologia”, “agricoltura biodinamica” o “bio agricoltura” si raduna un numero crescente di iniziative volte a migliorare la produzione agricola riducendone l’impatto ambientale.
Ad Agrigento, la scorsa estate ha preso il via una sperimentazione per la lotta biologica alla cocciniglia che minaccia la produzione di agrumi, coinvolgendo insetti in grado di debellare questo parassita in modo naturale, senza la necessità di pesticidi. L’iniziativa è nata a seguito di una convenzione stipulata tra il FAI - Giardino della Kolymbethra e la Presidenza regionale dell’Ente di Sviluppo Agricolo: la struttura regionale ha fornito alcuni esemplari del coccinellide predatore “Cryptolaemus montrouzieri” e di “Aphytis melinus”, un parassitoide la cui femmina depone le uova nella femmina di cocciniglia. La larva, una volta divenuta adulta, fuoriesce dalla cocciniglia uccidendola.
Iniziative di questo tipo potrebbero continuare a diffondersi anche grazie alla convenzione recentemente rinnovata da WWF e FederBio: insieme, i due enti si impegnano a raggiungere nei prossimi anni due principali obiettivi. Il primo è arrivare alla certificazione biologica del 40% della superficie agricola italiana entro il 2030, mentre il secondo è ottenere l’impegno del Governo italiano a redigere su base annuale un rapporto nazionale sullo stato dell’arte dell’agroecologia. I due enti si impegnano inoltre a definire, diffondere e promuovere modelli di agricoltura biologica e di gestione sostenibile delle aziende agricole, per ridurne l’impatto ambientale e per aumentare salute e sicurezza dei prodotti che portiamo in tavola ogni giorno.
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