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Qual è la situazione del dissesto idrogeologico nel nostro Paese? La risposta è nel quadro offerto dall’ISPRA, che purtroppo contiene dati poco confortanti.
Quest’anno l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha presentato il suo secondo Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia, che illustra la panoramica di riferimento sulla pericolosità per frane e alluvioni sull’intero territorio nazionale, presentando gli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali.Si tratta di una vera e propria mappa del rischio idrogeologico in Italia, presentata ufficialmente il 24 luglio 2018 alla Camera dei Deputati.Il Rapporto “Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio” offre, purtroppo, uno spaccato poco rassicurante per il nostro Paese, rispetto al rapporto precedente: nel 2017 erano a rischio il 91% dei comuni italiani (88% nel 2015) ed oltre 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità.In aumento anche la superficie potenzialmente soggetta a frane (+2,9% rispetto al 2015) e quella potenzialmente allagabile nello scenario medio (+4%). Dai dati emerge che il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50 mila km2). Cattive notizie anche per la locazione degli edifici: quasi il 4% degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più del 9% (oltre 1 milione) in zone alluvionabili nello scenario medio.
Numeri e geografia del rischio idrogeologico
All’interno del Rapporto ISPRA leggiamo che oltre 7 milioni di persone risiedono nei territori vulnerabili: oltre 1 milione vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata (PAI – Piani di Assetto Idrogeologico) e più di 6 in zone a pericolosità idraulica nello scenario medio (ovvero alluvionabili per eventi che si verificano in media ogni 100-200 anni). La maggior parte della popolazione a rischio si trova in territori dell’Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria. Le industrie e i servizi posizionati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono quasi 83 mila, con oltre 217 mila addetti esposti a rischio. La maggior parte degli edifici a rischio si trova in Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio. Sono esposte al pericolo inondazione circa 600 mila unità locali di impresa (12,4% del totale) con oltre 2 milioni di addetti ai lavori, in particolare nelle regioni Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria dove il rischio è maggiore.
Condizioni di rischio per i beni culturali
I beni culturali del nostro Paese non sono affatto immuni al rischio idrogeologico. Nel Rapporto ISPRA quasi 38 mila beni culturali sono collocati in aree franabili; tra questi, oltre 11 mila ubicati in zone a pericolosità da frana elevata e molto elevata, mentre sfiorano i 40 mila i monumenti a rischio inondazione nello scenario a scarsa probabilità di accadimento o relativo a eventi estremi.
Per tutelare i Beni Culturali, è fondamentale avere sotto controllo il rischio anche per lo scenario meno probabile: nell’eventualità in cui si verifichi un evento, i danni prodotti al patrimonio culturale sarebbero inestimabili e irreversibili.
I comuni a rischio idrogeologico: in nove Regioni (Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) abbiamo il 100% dei comuni è a rischio. L’ Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania, la Sicilia e la Provincia di Trento hanno percentuali di comuni a rischio tra il 90% e il 100%.
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