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Quando i livelli di anidride carbonica nell'atmosfera aumentano, il valore nutrizionale del riso diminuisce, rischiando di creare gravi danni nutrizionali: ecco le tesi sostenute da un team internazionale di scienziati.
Per circa 2 miliardi di persone il riso è una fonte nutritiva primaria: basti pensare che questo costituisce l'80-90% dell'alimentazione di varie popolazioni asiatiche. Che cosa succederebbe se fattori ambientali influissero sullo sviluppo e sui valori nutrizionali del riso?
Un team internazionale di scienziati ha provato a rispondere a questa domanda, studiando la correlazione tra l’inquinamento da anidride carbonica e le qualità nutrienti del riso.
La prima cosa da dire è che, secondo le rilevazioni dello scorso aprile, la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 800.000 anni, con una media di 410 parti per milione (ppm) per tutto il mese.
Si stima che, verso la fine di questo secolo, verranno registrate le più alte concentrazioni di anidride carbonica nell’aria - tra 568 e 590 ppm- e, alla luce di questo, i livelli di proteine, ferro, zinco e vitamine del gruppo B dei vegetali cadranno in picchiata.
Sembra infatti che, nonostante l’anidride carbonica sia una delle materie prime utilizzate dalle piante per alimentarsi attraverso la fotosintesi, un’eccessiva concentrazione nell’aria provochi seri danni alle colture.
Gli scienziati che hanno condotto questa ricerca hanno preso in esame 18 varietà di riso, sottoponendole ad un test che prevede la coltivazione del cereale con i livelli di CO2 che, con ogni probabilità, raggiungeremo entro la fine di questo secolo. Ne consegue che le concentrazioni di CO2 usate per l’esperimento riproducono le condizioni del riso che i nati oggi mangeranno nel corso della loro vita.
Dal punto di vista pratico, per procedere con l’esperimento, i ricercatori hanno creato strutture nelle risaie cinesi e giapponesi, dentro le quali hanno pompato anidride carbonica attraverso tubi di plastica.
"Ho iniziato a usare questa tecnica per la prima volta nel 1998, perché sapevamo che le piante coltivate in una casa di plastica o di vetro non crescono come piante in normali condizioni di campo aperto", ha affermato il professor Kobayashidell’Università di Tokyo."Questa tecnica ci consente di testare gli effetti delle maggiori concentrazioni di anidride carbonica sulle piante che crescono nelle stesse condizioni in cui gli agricoltori le coltiveranno alcuni decenni più tardi in questo stesso secolo".
Il riso coltivato a quelle condizioni ha perso mediamente il 10,3% delle proteine presenti al suo interno; allo stesso modo, sono state osservate anche significative riduzioni di ferro (Fe) e zinco (Zn) (-8,0 e -5,1% rispettivamente) tra tutte le coltivazioni di riso testate. Per quanto riguarda il complesso vitaminico B, sono state osservate riduzioni significative delle vitamine B1 (tiamina), B2 (riboflavina), B5 (acido pantotenico) e B9 (folato) in risposta ai livelli di CO 2 proiettati con cali medi tra le coltivazioni rispettivamente del -17,1, - 16.6, -12.7 e -30.3%. Interessante notare come il declino più forte è nella vitamina B9, che viene spesso assunta dalle donne in gravidanza per ridurre il rischio di malformazioni nel feto.
"Il riso non è solo una fonte importante di calorie, ma anche di proteine e vitamine per molte persone nei paesi in via di sviluppo e per le comunità più povere dei paesi sviluppati. La perdita di nutrienti avrebbe, infatti, un impatto non indifferente sulle popolazioni asiatiche: per circa 600 milioni di persone che vivono in Bangladesh, Cambogia e Indonesia, il riso fornisce più della metà delle calorie giornaliere e dell’apporto proteico".
Professor Kazuhiko Kobayashi
"La riduzione della qualità nutrizionale del riso potrebbe influire sulla salute materna e infantile di milioni di persone", ha affermato il coautore professor Kristie Ebi dell'Università di Washington.
Sebbene gli scienziati abbiano notato che è difficile predire i risultati esatti del consumo di massa di riso a basso contenuto di nutrienti, suggeriscono che un'alimentazione così povera potrebbe causare l'arresto della crescita, malattie diarroiche e persino aumentare il rischio di malaria.
Tuttavia, non tutti i ceppi di riso hanno risposto allo stesso modo alle sollecitazioni previste nell’esperimento: per i ricercatori l'ingegneria genetica di nuovi ceppi potrebbe essere un modo per combattere il previsto calo dei livelli di nutrienti.
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