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La pesca globale è a repentaglio per via dei cambiamenti climatici: centinaia di specie di pesci e molluschi saranno costrette a migrare verso nord per trovare acque della giusta temperatura.
Il fenomeno del surriscaldamento globale ha avuto un impatto non indifferente sull’ecosistema delle nostre acque.
La fauna marina è estremamente sensibile ai cambiamenti della temperatura dell’acqua: i pescatori di tutto il mondo hanno già riscontrato ingenti modifiche nei tipi e nelle quantità di pesce che si stanno sollevando dalle profondità.
Ad esaminare il fenomeno, un gruppo di scienziati che ha condotto un nuovo studio pubblicato sulla rivista PLOS ONE. Le previsioni degli esperti vedono la migrazione di circa 700 specie di pesci e altre creature che abitano le acque intorno al Nord America per via del riscaldamento delle acque. I ricercatori sostengono che due terzi delle specie studiate sarebbero costrette a migrare anche fino a 1.000 km di distanza se le emissioni di gas serra toccheranno picchi troppo elevati.
Tra le specie che potrebbero soffrire particolarmente questa condizione, anche il merluzzo, la spigola e il granchio reale, assai preziose per la pesca.
"In un futuro ad alte emissioni di carbonio, prevediamo che molte specie economicamente importanti si espanderanno in nuove regioni e diminuiranno in aree di abbondanza storica", ha affermato il dott.James Morley, biologo marino della Rutgers University e responsabile della ricerca.
Per arrivare a queste conclusioni, il dott. Morley e i suoi colleghi hanno utilizzato una serie di 16 modelli climatici che consideravano sia i bassi che i livelli elevati di emissioni di gas serra per prevedere il futuro riscaldamento dei mari intorno al Nord America. I loro scenari di emissioni inferiori erano basati sugli obiettivi dell'accordo sul clima di Parigi.
Questa informazione è stata combinata con la conoscenza delle preferenze di temperatura delle singole specie. I risultati complessivi hanno suggerito che se le emissioni di gas serra continueranno senza sosta, le specie saranno costrette a migrare due o tre volte più lontano rispetto agli scenari a basse emissioni.
Helen McLachlan, responsabile del programma di pesca per il Fondo mondiale per la pesca (WWF), ha dichiarato: "Nei mari del Regno Unito, si prevede che il merluzzo si sposterà verso nord a causa del riscaldamento delle acque, e le acciughe e i calamari potrebbero prendere il loro posto. "Questo non cambierà solo la nostra cena di pesce - ha continuato la McLachian - ma anche le nostre economie oceaniche e le comunità costiere saranno radicalmente trasformate".
Secondo il team di ricercatori che ha condotto lo studio, i pescatori inizieranno davvero a sentire l’impatto di queste migrazioni quando aumenteranno sensibilmente i tempi di viaggio e i costi per il carburante.
Le considerazioni del professor Malin Pinsky,ecologista della Rutgers University sono chiare. "Se ti trovi in North Carolina, a pescare il branzino nero e devi percorrere 300 o 400 chilometri in più per farlo, diventa un vero problema".
Nonostante gli scenari non siano molto rassicuranti secondo gli scienziati, è evidente che le condizioni di salute delle nostre acque sarebbero migliori nel caso in cui venissero rispettate le disposizioni dell’accordo sul clima di Parigi.
L’obiettivo della ricerca? Sensibilizzare le istituzioni (e gli scettici) al problema, chiedendo l’introduzione di un disegno di legge sulla pesca per garantire che i nostri oceani e la pesca siano quanto più possibile sani.
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