Le infrastrutture energetiche tornano nel Dibattito Pubblico

Le infrastrutture energetiche tornano nel Dibattito Pubblico

La nuova bozza del Decreto sul Dibattito Pubblico prevede l’inserimento delle opere con un costo complessivo superiore a 300 milioni di euro. Firmato dal Presidente uscente Gentiloni, il procedimento proseguirà il suo iter con il nuovo Governo.

Prima contemplate, poi escluse, ora di nuovo incluse: le infrastrutture energetiche sono state reinserite all’interno del Dibattito Pubblico (Dpcm), il processo di informazione, partecipazione e confronto pubblico sull’opportunità e le soluzioni progettuali di opere, progetti o interventi articolati in incontri di approfondimento, discussione e gestione dei conflitti.
Il Dibattito Pubblico è stato previsto dal Codice Appalti per le grandi opere infrastrutturali e architettoniche che hanno un impatto ambientale e sociale, sulla città e sull’assetto territoriale: nella prima bozza del Decreto le infrastrutture energetiche erano già state inserite, per poi essere rimosse successivamente, nella seconda bozza presentata a fine dicembre.

In seguito alle richieste di modifica avanzate a febbraio dalla Commissione Ambiente della Camera, le infrastrutture energetiche sono state reinserite nel Dibattito Pubblico, pur se con qualche variante rispetto a quanto previsto dalla prima bozza.

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Nella versione originaria del Decreto, le infrastrutture energetiche soggette a Dibattito Pubblico erano state identificate come opere dall’investimento economico complessivo superiore a 300 milioni di euro, centrali termiche e impianti di combustione con potenza termica uguale o superiore a 200 Mw, acciaierie integrate di prima fusione della ghisa e dell’acciaio e impianti chimici con capacità produttiva annua superiore a 500 Gg/uomo.

La nuova versione del Decreto mantiene il vincolo economico e ne rafforza l’importanza: l’Allegato 1 indica, tra le tipologie di interventi contemplate, le infrastrutture energetiche che comportano investimenti complessivi superiori ai 300 milioni di euro al netto di IVA del complesso dei contratti previsti. Le altre categorie precedentemente indicate rientreranno nel Dibattito Pubblico soltanto se soddisferanno questo requisito relativo al costo. Questa soglia che viene ridotta del 50% soltanto nel caso in cui l’opera ricada in alcune zone individuate all’art.3 comma 2 del decreto (beni patrimonio dell’Unesco, zone tampone, parchi nazionali/regionali e aree marine protette).

Il corretto svolgimento della procedura di Dibattito Pubblico sarà oggetto di monitoraggio da parte della Commissione Ambiente, la quale avrà il compito di curare ogni comunicazione e azione pubblicitaria relativa ai provvedimenti, nonché di fornire con cadenza biennale una relazione al Governo e al Parlamento esponendo criticità e possibili miglioramenti delle procedure di Dibattito Pubblico. Ogni Dibattito Pubblico (compresi i dibattiti sulle infrastrutture energetiche) sarà guidato da un coordinatore che avrà la facoltà, in base alle effettive necessità, di prorogare la durata fissata in quattro mesi fino a un periodo massimo di sei mesi. La nuova versione del Decreto è stata firmata dal Presidente uscente Gentiloni: il procedimento passerà poi nelle mani del nuovo Governo.

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