L’Italia dei rifiuti: tra primati e nuove sfide
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L’Italia dei rifiuti: tra primati e nuove sfide

La gran parte dei progressi nel campo della raccolta differenziata è stata raggiunta grazie al fondamentale apporto di ANCI-CONAI, ma la strada per un Paese più efficiente è ancora lunga.

L’Associazione Nazionale Comuni Italiani collabora ormai da molti anni con il Consorzio Nazionale Imballaggi il quale intercede fra produttori e utilizzatori di imballaggi, per garantire il raggiungimento degli obiettivi nei campi del riciclo e del recupero dei rifiuti.
Recentemente, con il settimo rapporto della banca dati congiunta, sono stati confermati gli importanti traguardi raggiunti dal nostro Paese che, in questo settore, occupa la testa della classifica delle nazioni UE più virtuose. Infatti, la quasi totalità dei comuni italiani (97,7%) è provvista di servizi per la raccolta differenziata.
Tuttavia, la vera sfida per il futuro, è superare la criticità più grande: fedele ad una triste storia che continua a ripetersi, anche in questo caso il nostro Paese viaggia “a due velocità”. Il sud infatti ha ancora grossi problemi di capillarità e distribuzione del servizio.
Ivan Stromeo (delegato ANCI ai rifiuti), ha dichiarato: “Dobbiamo sforzarci tutti quanti a portare tutte le regioni d’Italia allo stesso livello”.
L’obiettivo è fare in modo che realtà virtuose, come quella del comune di Bari che registra l’80% di raccolta differenziata, siano da esempio per tutto il sud. Purtroppo, quella dell’Italia ‘divisa’, non sarebbe l’unica problematica nello scenario attuale.

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Secondo Roberto Sancinelli, presidente della Montello e di Fise-Assoambiente, (la Federazione Imprese di Servizi e l’associazione che rappresenta, a livello nazionale e comunitario, le imprese private che gestiscono servizi ambientali), è necessaria una rivisitazione del piano nazionale rifiuti.

Il rinnovamento legislativo ci tutelerebbe innanzitutto dalla possibile chiusura delle frontiere dei Paesi che accolgono i nostri rifiuti e, contemporaneamente, getterebbe le basi per un mercato dell’economica circolare stabile e produttivo.
L’imprenditore può parlare a ragion veduta: a proposito di esempi virtuosi, la sua impresa è stata riconvertita dal siderurgico all’economia circolare fin dagli anni ’90 ed oggi, la Montello ricicla circa 800mila tonnellate di rifiuti all’anno.
A margine dell’ultimo Future Energy Future Green (il workshop di Fondazione Istud, Rappresentanza della Commissione Europea a Milano e Ministero dell’Ambiente), Sancinelli ha parlato di un un mercato del riciclo oggi bloccato, dove “non c'è concorrenza: è tutto in mano alle piccole partecipate comunali e invece servirebbe una logica industriale".

Soprattutto nell’ottica della pressione fiscale, l’apertura ai privati ed a un mercato concorrenziale, solleverebbe i cittadini dalla tassa sui rifiuti. Inoltre, nonostante il primato europeo, dobbiamo fare i conti con la realtà imposta dai numeri: il 90% delle tipologie di rifiuti avviate al riciclo appartiene a solo 50 varietà delle 800 codificate. Ci sono quindi circa 750 gamme di rifiuti che non vengono quasi mai recuperate.
Essere tra i Paesi membri meglio organizzati non può quindi bastarci; ma deve essere il punto di partenza per affrontare le necessarie sfide del futuro prossimo.

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