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Il report ritrae un progressivo miglioramento, con più raccolta differenziata e meno discariche.
Il Rapporto Rifiuti urbani dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) fornisce una disamina dettagliata su produzione, raccolta e gestione dei rifiuti urbani nel Bel Paese, oltre a rifiuti d’imballaggio, import/export e costi di gestione.
La XIX edizione, presentata il 31 ottobre a Roma, dipinge un quadro parzialmente incoraggiante. Analizzando i dati di riferimento dell’anno 2016, la produzione totale di rifiuti supera i 30 milioni di tonnellate, un +2% rispetto l’anno precedente, in contrapposizione all’andamento dell’ultimo quinquennio. L’incremento è allineato ad altri fattori socio-economici, quali spese per i consumi e Pil, anch’essi in crescita. Da sottolineare, però, che da quest’anno il valore è stato determinato usando un nuovo approccio metodologico per il calcolo della percentuale, includendo nel computo alcune frazioni merceologiche precedentemente escluse, come rifiuti inerti da attività di costruzione e demolizione (con criteri tradizionali risulterebbe +0,8%).
In aumento anche la raccolta differenziata: 5% in più rispetto al 2015, raddoppiata negli ultimi dieci anni, passando dal 25,8% al 52,5% (+103,5%), eppure appena al di sopra del target fissato per l’anno 2009 (50%), e ben al di sotto della soglia fissata per l’anno 2012 (65%). Anche questo dato è calcolato usando la nuova metodologia, che comporta anche una ripartizione differente tra differenziata e indifferenziata: senza di essa, la crescita si fermerebbe a +3,1%, per un totale di 50,6%. La fa da protagonista la frazione organica (41,2%), in crescita del 7,3%. Cresce la raccolta differenziata anche per il vetro +6%, la plastica +4,8%, e i RAEE, Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, +5,3%. Questi ultimi prevedono obiettivi prestabiliti di raccolta, riciclo e recupero: per quanto riguarda la sola raccolta per esempio, a partire dal 2016 il target, calcolato come rapporto tra peso totale dei RAEE raccolti in un anno e il peso medio delle AEE immesse nel mercato nei tre anni precedenti, è del 45%: il valore registrato, invece, corrisponde al 31,8%.
In diminuzione il totale dei rifiuti interrati: -5%, in linea con l’obiettivo di ridurre progressivamente i rifiuti smaltiti in discarica. 134 il numero di discariche utilizzate per lo smaltimento: 15 in meno rispetto al 2015. Ma la scarsa dotazione e la mancanza a livello regionale di sufficienti infrastrutture per il trattamento dei rifiuti (soprattutto quelle atte al riciclo) alimentano l’export: 433 mila tonnellate esportate (per la maggior parte verso Austria e Ungheria) contro le 208 mila importate (perlopiù da Svizzera, Francia e Germania), ovvero più del doppio. La maggior parte dei rifiuti italiani importati da altri Paesi viene destinato prevalentemente al recupero di energia e di materia.
Infine i costi di gestione: il costo medio pro-capite annuo per i rifiuti è di 218,30 €. Nei Comuni dove è applicata la tariffazione puntuale “Pay-as-You-Throw”, l’analisi dei costi evidenzia un esborso inferiore da parte del cittadino rispetto ai Comuni a tariffazione normalizzata.
Per ulteriori approfondimenti, è possibile scaricare qui il rapporto completo, o l’estratto.
Andrea Cecconi
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